1943
Tresca non si limita però alla semplice azione sindacale. L'IWW ha in proposito un programma assai preciso: il fine dell'azione è una società dalla quale sia eliminata la dominazione capitalistica: il lavoro della classe operaia è la fonte di ogni ricchezza, ogni ricchezza deve essere restituita alla classe operaia. Inoltre l'IWW è internazionalista e non ammette divisioni di popoli inferiori e superiori, odio tra le nazioni e ogni altra forma di sfruttamento dell'ignoranza. Quindi propaganda con grande energia l'istruzione, la necessità di organizzarsi, di opporsi alla guerra. Quando scoppia la prima guerra mondiale molti militanti dell'IWW sono trascinati in galera, uccisi dalla polizia o linciati dagli interventisti per la loro coerente opposizione alla guerra. Mussolini nel frattempo è diventato, col finanziamento di Marcel Cachin e dell'ambasciata francese, acceso sostenitore dell'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Francia. Ritroviamo Tresca a Lawrence nel 1912 in occasione del grande sciopero delle fabbriche tessili. Tresca è uno degli organizzatori dello sciopero che agita il Massachusetts, e successivamente della marcia dei disoccupati di New York City che occupano le chiese in cerca di un tetto e di cibo; nel 1915 viene condannato con altri per «conspiracy to commit murder» per aver partecipato alla storica agitazione legata allo sciopero
del Mesaba Iron Range nel Minnesota. Nel 1917 il giornale “L'Avvenire" da lui diretto a New York è bloccato dalla direzione delle poste perché sostiene una campagna contro l'entrata in guerra degli Stati Uniti. Due anni dopo Tresca fonda "Il Martello" che a costo di grandi sacrifici anche finanziari continua a pubblicare fino al 1943, e che con le coraggiose denunce dei misfatti fascisti, stalinisti e della mafia italo-americana è tra le cause della sua condanna a morte, decretata da una misteriosa e potente «organizzazione» internazionale. Mussolini in quel momento dà ordine di assalire e devastare le camere del lavoro e massacrare gli antichi compagni di fede. Nel 1922 perfeziona la conquista del potere con la marcia su Roma. Tresca non dà tregua al grande «rivoluzionario », ne denuncia i crimini e attacca anche le complicità della casa Savoia. Nel 1923 l'ambasciata italiana riesce a incastrare l'agitatore anarchico intentandogli un processo per diffusione di «materiale osceno» attraverso la posta. L'accusa era manifestamente infondata, addirittura ridicola, e non potrebbe stare in piedi senza la complicità delle autorità americane bigotte e ipocrite. Tresca aveva pubblicato su "Il Martello" l'annuncio di un libro sul controllo delle nascite. Ecco in che cosa consiste il «materiale osceno»! Ma tale è l'arretratezza dei cosiddetti «pazzi anni venti» che la stampa non può neppure parlare seriamente di argomenti che riguardano il sesso. Tresca è trascinato sul banco degli imputati, condannato a un anno e un giorno di reclusione, pena ribadita in appello, e rinchiuso come un criminale nel penitenziario di Atlanta (gennaio 1925). Mussolini a Roma continua intanto a fare il grande rivoluzionario. Dopo aver fatto uccidere il deputato socialista Matteotti viene salvato dalla monarchia. Gli elegantoni dell'ambasciata fascista si lisciano le mani soddisfatti: quel rompiscatole di anarchico ha avuto il fatto suo; non disturberà più, dopo una simile lezione! Ma i lavoratori italiani d'America, gli intellettuali, i sindacati organizzano grandi dimostrazioni chiedendo la liberazione di Carlo Tresca. Il presidente Coolidge è costretto a intervenire e riduce la pena a quattro mesi. Non appena liberato, Tresca torna ad attaccare i fascisti e i loro alleati di New York. Egli è ora lo stratega della lotta che sbarra il passo al fascismo in America. Organizza la guerriglia urbana contro le camicie nere e le parafasciste camicie kaki, interviene ai contraddittori e smaschera gli oratori simpatizzanti con Mussolini, denuncia dalle colonne de "Il Martello" le complicità dei big mafiosi che vanno e vengono dall'Italia recando doni a Mussolini e che si adoperano per far penetrare l'ideologia fascista tra gli italiani d'America. E anche merito di Tresca se l'offensiva fascista negli Stati Uniti viene stroncata sul nascere. Tornerà a essere preoccupante soltanto al tempo della conquista dell'impero in Africa (1936), quando le masse degli emigranti cominceranno a dare ascolto ai sogni di grandezza del duce che dichiara di essere il vendicatore dei torti subiti dagli italiani nel mondo. Tresca smaschera questa demagogia mussoliniana, ma non dimentica di essere un internazionalista. Egli difende non soltanto i lavoratori d'origine italiana ma tutti i lavoratori americani.
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