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giovedì 5 giugno 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXI

1968 

I tempi del Maggio


28 maggio - Anche Mitterrand chiede al partito comunista d'intervenire. Il P.C. tramite la CGT annuncia una grande manifestazione per il 29. 

29 maggio - Riconciliazione Mendès-France-Mitterrand, che affretta la rottura tra Mendès-France e l'ala avanzata del movimento, del quale il PSU sempre più decisamente accetta e fa sue le tesi. Mercoledì 29 maggio è il giorno decisivo. E  arrivato il giorno in cui il  movimento è cosi esteso e in cui il governo è talmente paralizzato che il crollo del regime sembra soltanto questione di ore. La contestazione è dilagata in tutta la Francia. Il governo deve fare stampare in Belgio i suoi atti pubblici, perché in Francia non c'è più nessuno disposto a dargli credito. Mentre tre imponenti cortei stanno per attraversare Parigi chiedendo la testa di De Gaulle, il vecchio generale annulla la riunione del consiglio dei ministri che doveva svolgersi nella mattinata e parte all'improvviso per «destinazione ignota». In realtà lascia capire che va a Baden-Baden per parlare con i capi militari cui promette il perdono per i generali fascisti dell'OAS se gli daranno una mano. Con questa mossa De Gaulle intimidisce i comunisti, che fino al 27 godevano della sua fiducia. Tra il 27 e il 29 un vento di panico soffia negli ambienti governativi; ma De Gaulle con la sua mossa riprende l'iniziativa. Fa sapere ai capi della sinistra che attorno a Parigi si stanno ammassando truppe. Ma il P.C. ha già deciso: bisogna mettere la museruola alla rivoluzione. Tutta la crisi, che per i capi comunisti non ha sbocchi rivoluzionari o alternativi, deve risolversi con tangibili  aumenti salariali, in modo da poter annunciare una «grande vittoria operaia» e raccogliere una valanga di voti alle elezioni fissate per il giugno successivo. Cosi, le folle controllate dalla CGT  e dal P.C. gridano, dalle 3 alle 8 del pomeriggio, «Dimissioni di De Gaulle» e «governo popolare ». Sono presenti alcune migliaia di studenti, ma la maggior parte dei manifestanti di Charlety è assente. La giornata termina senza incidenti. L'UNEF, invitata dalla CGT alla manifestazione, aveva declinato l'invito, forse  per evitare tensioni e perdere il controllo delle masse studentesche, con la motivazione  ufficiale che la CGT non aveva ancora preso posizione contro l'espulsione di Daniel Cohn-Bendit (figlio di comunisti tedeschi) dalla Francia. Per solidarietà con L'UNEF anche  la CFDT (sindacati cristiani di sinistra) e la Federazione dell'istruzione nazionale non partecipano alla manifestazione che viene abbandonata cosi agli slogan del servizio d'ordine del partito comunista. Quest'ultimo e la CGT sono ora gli arbitri della situazione. Essi non hanno nessuna intenzione di spingere le masse contro l'Eliseo. La manifestazione è possente quanto al numero, pacifica quanto al comportamento, e inutile quanto ai risultati. Anche i militanti di base se ne rendono conto. Si comincia a dire: «Avevamo il potere a portata di mano e non l'abbiamo preso». In realtà la situazione non è cosi semplice. Al P.C. e alla CGT interessa soprattutto strappare miglioramenti salariali e normativi per parlare poi di «grande vittoria sindacale». E quanto accade. Le elezioni del 23 e 30 giugno successivi sanciranno la vittoria del gioco gollista, e premieranno in via subordinata e  adeguata la limitatezza dei calcoli comunisti. L'aumento dei prezzi eliminerà poi il beneficio dei miglioramenti salariali. 



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