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giovedì 1 maggio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXVI

1968 

22 marzo - Nasce a Nanterre, cittadella universitaria alle porte di Parigi, il movimento 22 Marzo capeggiato dai fratelli Daniel e Gabriel Cohn-Bendit, i quali si rifanno all'esperienza anarchica della minoranza attiva con ruolo di fermento permanente e non di «avanguardia dirigente», e dell’azione diretta trasferita dalla fabbrica al campo studentesco. Nasce il movimento degli studenti rivoluzionari che darà origine al Maggio francese. 

21 aprile - Muore a Roma Armando Borghi. Nato a Castelbolognese nel 1882, aderi giovanissimo al movimento anarchico. Internato durante la prima guerra mondiale, arrestato, esule in Europa e negli  Stati Uniti durante il fascismo, scrisse numerose opere sul movimento operaio libertario. Rientrato in Italia nel 1945 diresse "Umanità Nova" a Roma per oltre 15 anni, fino al 1965. 

Maggio - A lato di quella rossa, la bandiera nera anarchica sventola sulla cupola della chiesa della Sorbona, a Parigi. Imponenti masse studentesche, cui si affiancano grandi masse di lavoratori, contestano l'autoritarismo della società borghese, i bassi salari, le forme di produzione alienanti e in generale una qualità della vita considerata disumana. Assieme alla civiltà borghese vengono duramente criticati i cedimenti e i compromessi del partito comunista e dei sindacati a esso legati. E appunto l'atteggiamento ostruzionistico dei sindacalisti e dei gerarchi comunisti a impedire, dopo l'ormai avvenuta generalizzazione e radicalizzazione della lotta, una più profonda saldatura studenti-operai, e una conseguente alternativa di potere. In realtà il Maggio francese più  che all'ottobre 1917 deve essere paragonato al 1905. 905 vuol dire una situazione che è già rivoluzionaria ma che ancora non contiene tutte le condizioni per un successo decisivo. Il regime da abbattere non ha esaurito tutte le sue risorse e le forze che potrebbero rovesciarlo non sono ancora perfettamente preparate a svolgere il loro compito. Si assiste quindi a una «prova generale», come in una certa misura  fu la rivoluzione del 1905. La crisi che scuote la Francia rivela le profonde insufficienze dell'organizzazione economica di una società industriale sviluppata ma ancora fortemente connessa, legata a figure paterne (De Gaulle e i capi d'azienda e di partito). Rivela altresi l'arretratezza di un sistema d'istruzione che la società «avanzata» ha ricevuto già pronto, e la arcaica ferocia di un regime poliziesco che essa si è lasciata imporre. Di qui il carattere complesso della crisi e la molteplicità dei  suoi aspetti. C'è la disoccupazione e l'insicurezza di un lavoro; ci sono salari mensili inferiori a 500 franchi, ci sono le cattive condizioni di lavoro, la mancanza di ferie adeguate, di adeguate pensioni e assistenze medico-sociali e più in generale gli aspetti arcaici della gestione delle imprese. Infine, c'è l'aumento enorme del numero degli studenti, la massa dei senza-lavoro universitari, la mancanza di sbocchi professionali dei quadri tecnici e la creazione di una sotto-intellighenzia, contemporaneamente con la sopravvivenza florida dei baroni universitari e dei medici. I sociologi parlano della gioventù come della nuova classe rivoluzionaria e di una «obiettiva esclusione» dei giovani. In particolare, nell'ambito francese, si presentano come fattori in qualche modo risolutivi l'arroganza della tecnocrazia gollista, il rifiuto del dialogo e il monopolio dell'informazione, uniti alla scarsa duttilità del partito comunista, incapace - a differenza di quello italiano - di tenere il contatto con le avanguardie e di addomesticarle al momento opportuno. L'elemento unificatore è dato dalla contestazione dei sistemi tradizionali d'impostazione autoritaria. Qui, senza che le formazioni libertarie classiche abbiano un ruolo predominante, l'anarchismo trova la sua attualità, cosi come l'anarco-sindacalismo - che le masse dominate dai partiti riformisti neppure conoscono -  si ripresenta nella prassi delle occupazioni, dell'azione diretta, dei picchetti. Ognuno, sia pure confusamente, vuole avere un ruolo, attivo e personalizzato: l'autoritarismo dello Stato interviene per ristabilire, aiutato dalle burocrazie sindacali e comuniste, le vecchie gerarchie e i vecchi ruoli. Il «Maggio» esce sconfitto nello scontro,  ma la sua lezione anti-autoritaria dilaga nella società, diventa un «modello» per l'avvenire e per una vita quotidiana diversa, di cui anche il Potere cerca d'impadronirsi per adeguarsi e sopravvivere. 



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