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giovedì 10 luglio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXVI

1970 

Ronald Laing e David Cooper ricevono un ordine di evizione, che in pratica li caccia da Kingsley Hall, ove avevano fondato qualche anno prima una comunità «antipsichiatrica» aperta, ove «pazzi» e «psichiatri » vivono assieme su un piano di uguaglianza. Nato a Glasgow nel 1927, medico psicanalista, Laing nel 1958 ha iniziato un lungo studio sulle famiglie dei cosiddetti schizofrenici, in collaborazione con A. Esterson, scoprendo le radici sociali della follia. Dal 1962 al 1966 aveva diretto con Cooper il «padiglione 21» al centro psichiatrico di Shenley, Londra, che trasformato in «villa» aperta, autogestita dai pazienti, infermieri, medici, aveva liberato numerosi malati dalla prigione mentale: ciononostante Cooper, direttore del padiglione, nel '66 era stato cacciato dalle autorità. Il pensiero e l'esempio di Cooper e Laing mettono in crisi il «manicomio », sia tradizionale sia moderno, e gli aspetti più sclerotizzati del freudismo. Il messaggio antiautoritario, esistenzialista e ricco di «amore» di Laing ha grande eco anche in Italia, in Europa, in America. Dagli Stati Uniti giungono a Londra a collaborare con Laing, tra gli altri, Joseph  Berke e Morton Shatzman. Lentamente, con una spaccatura che si andrà acuendo negli anni successivi, cresce nel paese il disagio per la versione ufficiale sui morti di  Milano. Come la persecuzione del capitano ebreo Dreyfus divise la  Francia in colpevolisti e innocentisti, cosi il caso Pinelli, il caso Valpreda, il caso degli anarchici spaccano in due l'Italia con una passione che non è dei soliti casi giudiziari. Settori sempre più ampi della sinistra anche riformista accusano la polizia di avere occultato prove decisive e di avere una precisa responsabilità nella morte di Pinelli, la cui vedova, respingendo la versione ufficiale del suicidio, inizia una coraggiosa battaglia per accertare le vere cause del decesso e per eliminare ogni ombra di dubbio sull'integrità morale di un lavoratore, il cui ricordo si sta configurando come quello di un nuovo martire degli ideali anarchici. Si viene chiarendo cosi, nelle battaglie di tribunale e di strada, nel dibattito apertosi nella società, la «logica della svolta» impressa dal potere alle tensioni del biennio 1968-69. Vengono a poco a poco sotto gli occhi di tutti i meccanismi più arretrati del potere statale, inquisitoriale e repressivo, in primo luogo quell'universo carcerario che costituisce una vergogna per ogni società civile.


    


IL CIELO È DI TUTTI - Gianni Rodari

Qualcuno che la sa lunga

mi spieghi questo mistero:

il cielo è di tutti gli occhi

di ogni occhio è il cielo intero.

È mio, quando lo guardo.

È del vecchio, del bambino,

del re, dell’ortolano,

del poeta, dello spazzino.

Non c’è povero tanto povero

che non ne sia il padrone.

Il coniglio spaurito

ne ha quanto il leone.

Il cielo è di tutti gli occhi,

ed ogni occhio, se vuole,

si prende la luna intera,

le stelle comete, il sole.

Ogni occhio si prende ogni cosa

e non manca mai niente:

chi guarda il cielo per ultimo

non lo trova meno splendente.

Spiegatemi voi dunque,

in prosa od in versetti,

perché il cielo è uno solo

e la terra è tutta a pezzetti.


La Libertà

Io posso dirmi e sentirmi libero solo in presenza degli altri uomini ed in rapporto a loro. Io stesso sono umano e libero soltanto nella misura in cui riconosco la libertà e l’umanità di tutti gli uomini che mi circondano. Sono veramente libero solo quando tutti gli esseri umani, uomini e donne, sono egualmente liberi. La libertà di ogni individuo è infatti soltanto il riflesso della sua umanità. La libertà degli altri, lungi dall’essere un limite o la negazione della mia libertà, ne è al contrario la condizione necessaria e la conferma. Non divengo veramente libero se non attraverso la libertà altrui, così che più numerosi sono gli uomini liberi – e più profonda e più ampia è la loro libertà -, più estesa, più profonda e più ampia diviene la mia libertà. Si realizza la libertà illimitata di ognuno per mezzo della libertà di tutti. Confermata dalla libertà di tutti, la mia libertà si estende all’infinito”. (Michail Bakunin) 



giovedì 3 luglio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXV

1969 

16 dicembre - In un affrettato confronto, il tassista milanese Rolandi riconosce in Pietro Valpreda il misterioso individuo che si sarebbe fatto trasportare sulla sua autovettura per 135 metri nel convulso traffico del centro di Milano per andare a depositare la bomba il pomeriggio del 12 dicembre. Valpreda, sconcertato, si sente dire dal giudice Occorsio: «Noi le contestiamo 14 morti e cento feriti». Verso la mezzanotte di martedì 16 dicembre la cella d'isolamento n. 32 del carcere di Regina Coeli, a Roma, si richiude alle spalle di Pietro Valpreda, mentre sui giornali scoppia l'isterismo anti-anarchico. Valpreda verrà tenuto in cella d'isolamento per 38 giorni, senza una notizia dal mondo esterno, senza un libro, un giornale, una voce, con una lampadina accesa notte e giorno sulla testa, e il freddo, la puzza e il vitto immondo. Comincia cosi il caso Valpreda, legato alla strage di Milano. Mentre vengono arrestati gli altri giovani componenti del circolo 22 Marzo e le vittime dell'attentato  salgono a 16, la sinistra italiana subisce l'iniziativa dell'apparato statale e sulle prime non sa replicare alle accuse. Soltanto parte della sinistra extraparlamentare reagirà nei primi mesi del 1970 con cortei e manifestazioni in favore degli anarchici arrestati, e denunciando nella «defenestrazione » di Pino Pinelli un nuovo crimine di Stato. Pinelli diventa cosi la diciassettesima vittima di quella che viene definita la «strategia della tensione», il tentativo cioè di reagire col terrorismo alle richieste operaie e studentesche maturate negli anni 1968 e 1969 nelle fabbriche, nelle scuole e nella società civile. Valpreda farà tre anni di carcere in attesa di processo sulla sola «prova» della incredibile corsa in taxi per pochi metri; il misterioso tassista morirà di crepacuore, gli anarchici più giovani, Roberto Gargamelli, Roberto Mander, Emilio Bagnoli, Emilio Borghese e altri saranno imprigionati, perseguitati in Italia e all'estero. Soltanto dopo che un'avanguardia di militanti extraparlamentari, di borghesi illuminati, di avvocati della sinistra avrà fatto riaprire il caso, le indagini andranno nella direzione fascista, giungendo a individuare gravissime responsabilità dei settori più reazionari della politica italiana, in un intreccio fitto di rapporti tra la destra eversiva e i corpi speciali dello Stato. 


TRASH - Stephen Daldry


Sotto il cielo di Rio de Janeiro, tra cumuli di rifiuti e palafitte in bilico su acqua sporca, tre giovani amici, condannati alla miseria più oscura, minacciati dalla violenza della polizia, abituati a guadagnarsi da vivere scavando nell’immondizia, non hanno mai perso il senso dei valori di fondo, l’amicizia, la fede, la giustizia. Per questo, quando un portafoglio salterà fuori dalla discarica e un poliziotto molto pericoloso farà sapere che c’è una ricompensa per chi riesce a trovarlo, Rafael (Rickson Tevez), Gardo (Luis Eduardo) e Rato (Gabriel Weinstein) capiranno subito che la cosa più importante non è mettere le mani su quei soldi, ma risalire al proprietario, scoprire il suo segreto, ricostruire il mosaico di una storia misteriosa. Il regista decide di impacchettare, sotto forma di fiaba, la rivoluzione necessaria che parte dal basso, che parte dal popolo, ponendo la responsabilità utopica del cambiamento nelle mani dei tre giovani protagonisti, affiancati dalla figura di un missionario interpretato da Martin Sheen e dalla sua giovane volontaria, Rooney Mara, inconsciamente inserita nel loro piano. “Trash è un film sulla povertà e la corruzione. Un film sulla fede, la giustizia, l’amicizia e la speranza. I nostri tre protagonisti sono una fonte inesauribile di ottimismo. Hanno definito il tono, il linguaggio e il senso dell’umorismo del film stesso”. 

Tra denuncia e vitalismo, alternando scene forti, come quelle dell’arresto e della tortura del ragazzo che ha trovato il portafoglio, a inseguimenti acrobatici con i protagonisti che si muovono nei bassifondi di Rio con la magnifica leggerezza del ballerino Billy Elliot, Daldry costruisce un’odissea che da una parte rievoca la cronache più crude sui «meninos de rua», dall’altra si rifà alla tradizione magica delle novelle sudamericane: «Non credo che con il mio film contribuirò a cambiare il mondo e tantomeno che, come qualcuno mi chiede, questa storia avrà dei riflessi sulle elezioni brasiliane. Sui modi brutali delle forze dell’ordine e su certe condizioni di vita, si è molto parlato e i cineasti brasiliani hanno realizzato film e documentari». Girando Trash Daldry voleva testimoniare «il senso di moralità profondamente radicato, nonostante tutto, in questi ragazzi. Durante le riprese abbiamo cercato di costruire una struttura in cui si potessero muovere, esprimendo la loro fiducia e la loro speranza nella possibilità di trasformazione del Paese».





Lo Spirito Anarchico

L'anarchia, «è un' aspirazione umana, che non è fondata sopra nessuna vera o supposta necessità naturale, e che potrà realizzarsi secondo la volontà umana». Questa «aspirazione umana» si pone oltre ogni valenza razionale e teoretica perché deriva da «un sentimento, che è la molla motrice di tutti i sinceri riformatori sociali, e senza del quale il nostro anarchismo sarebbe una menzogna o un non senso. Questo sentimento è l'amore degli uomini, è il fatto di soffrire delle sofferenze altrui».

«Per spirito anarchico intendo quel sentimento largamente umano che aspira al bene di tutti, alla libertà ed alla giustizia per tutti, alla solidarietà ed all'amore fra tutti».

Detto in altri termini, l'anarchismo è prima di tutto un' etica che va al di là di ogni spiegazione razionale perché «è nato dalla rivolta morale contro le ingiustizie sociali». In quanto aspirazione umana verso la libertà universale, si pone oltre la necessità naturale, come ogni altra necessità storica o scientifica. L'anarchia infatti è una costruzione culturale e il concetto di libertà ne è la massima espressione, nel senso che testimonia la valenza tutta precaria e volontaria di tale conquista: «la libertà non si conquista e non si conserva se non attraverso lotte faticose e sacrifici crudeli, la libertà piena e completa è certamente la conquista essenziale, perché è la consacrazione della dignità umana».

giovedì 26 giugno 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXIV

1969 

Nasce in Francia il Mouvement Communiste Libertaire, dall'incontro tra un gruppo dell'ex Fédération Communiste Libertaire,della Jeunesse  Anarchiste Communiste e del Groupe Action di Tours. 

1-2 novembre - Al convegno della FAI a Carrara duri scontri tra situazionisti e tradizionalisti, tra l'anarchismo dell'anziano Mario Mantovani e i «reichiani» di Napoli. L'«anziano» Gino Cerrito accusa i situazionisti di essere  borghesi teorici del classismo marxista. 

12 dicembre - Poco prima delle16 scoppia una bomba nella Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano, a pochi passi da piazza del Duomo. Le prime notizie di cronaca parlano di 14 morti e di feriti gravissimi. L'attentato s'inquadra nel clima di tensione generato dall'autunno caldo (resistenza padronale alle richieste operaie, scadenza dei contratti di lavoro, metodi di lotta ripresi dal Maggio francese, unità studenti-operai) e viene interpretato come l'inizio della reazione alla fase contestatrice aperta nel 1967-68. Nella stessa giornata esplode una bomba anche a Roma, all'Altare della Patria, senza provocare vittime. Notte tra il 15 e il 16 dicembre «Cade» dal quarto piano della Questura centrale di Milano l'anarchico Giuseppe Pinelli, ferroviere di 42 anni. Il «suicidio» della notizia ufficiale scatena dopo un primo momento d'incertezza vivissime polemiche. Trattenuto illegalmente in stato di fermo per tre giorni e sottoposto a interrogatorio in merito all'attentato di piazza Fontana, Pinelli, secondo la versione della polizia, vistosi scoperto, si sarebbe lanciato dalla finestra gridando: «Questa è la fine dell'anarchia!». La grottesca versione non convince, come non convince il tentativo di addossare agli anarchici il sanguinoso  attentato. Viene fermato, intanto, il 15 dicembre, un altro anarchico  milanese, Pietro  Valpreda, di qualche anno più giovane di  Pinelli. Valpreda, che aveva fondato a Roma il circolo 22  Marzo, viene trasportato in quella città. Da parecchi mesi il movimento anarchico subisce interrogatori e intimidazioni da parte della polizia e della magistratura in quanto ritenuto colpevole di esplosioni  avvenute a Milano alla Stazione Centrale e alla Fiera Campionaria il 25 aprile 1969, e che successivamente si riveleranno invece di matrice fascista.