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giovedì 28 giugno 2018

Il ’68 … la musica (Capitolo XXVI)

10 gennaio: il regista Antonioni annuncia l’inizio delle riprese di Zabriskie Point che si gioverà del rock acido dei Pink Floyd, Kaleidoscope, Grateful Dead e Young Blood.
13 gennaio: disco d’oro per Strange Days dei Doors; il gruppo californiano sta incidendo The Unknown Soldier contro la guerra del Vietnam.  
20 gennaio: Woody Guthrie – morto pochi mesi prima – viene
commemorato con un grande concerto a New York, tra i musicisti troviamo: Pete Seeger, Richie Havens, Judy Collins, Arlo Guthrie, The Band e Bob Dylan.
24 gennaio: con incredibile tempismo, esce in Italia la cover di Let’s Go to San Francisco si chiama Inno e la cantano i Dik Dik.
12 febbraio: Jimi Hendrix suona per gli studenti di Garfield High nella città natale di Seattle (Washington) e riceve dal
sindaco le chiavi della città. 
21 febbraio: Esce il primo 33 giri di Fabrizio De André. Raccoglie canzoni degli anni precedenti fra cui Via del Campo e Bocca di Rosa.
24 febbraio: Il network Usa Cbs permette finalmente a Pete Seeger di cantare per intero Waist Deep in the Big Muddy, dopo che nel settembre ’67 l’aveva censurata. Alcune stazioni tagliano ancora l’ultimo verso, che è dura critica al presidente Johnson.
27 febbraio: Arriva in Italia il cantante inglese Georgie Fame, grande successo nel ’67 con The Ballad of Bonnie and Clyde, ispirata al film di Penn Gangster Story, il cui culto ha
determinato un revival dello stile anni ’30 nella moda.
04 marzo: Il Roscoe Mitchell Art Ensemble inizia le incisioni dell’album Congliptious. Con Mitchell c’è il nucleo di quello che entro un anno si trasformerà nel più rappresentativo gruppo di avanguardia nera post-free: l’Art Ensemble of Chicago.
06 marzo: tra i nuovi brani del repertorio di Ornette Coleman, in tournée in Europa e in Italia nei primi mesi del ’68, spicca Song for Che, una composizione rivoluzionaria dedicata al Che dal contrabassista bianco Charlie Heden.
07 marzo: In uno special su Petula Clark registrato a Los Angeles, la cantante compare abbracciata a Harry Bellafonte, suscitando le reazioni irritate di un dirigente razzista della rete. Dopo la protesta del cantante nero il dirigente si dimette.
11 marzo: (Sittin’ on) The Dock of the Bay il disco postumo del grandissimo interprete di RB Otis Redding è, a tre mesi
dalla morte, il suo unico disco d’oro.
18 marzo: l’Unità attacca i Dj Arbore e Boncompagni accusandoli di paternalismo e di diseducare la gioventù. Arbore è anche colpevole di parlare in romanesco, Boncompagni di voler imporre a ogni costo la musica RB.
19 marzo: disco d’oro per John Wesley Harding di Bob Dylan e Are You Experienced? dei Jimi Hendrix Experience.
21 marzo: Eric Clapton e tre membri dei Buffalo Springfield fra cui Neil Young arrestati per trovarsi in un posto dove si sospetta venga usata marijuana. Clapton verrà riconosciuto innocente, gli altri condannati a una multa.
01 aprile: Albert Ayler, l’iconoclasta sassofonista tenore vicino ai Black Panther Party, registra per la Impulse l’album New Grass. Piovono accuse di commercializzazione, ma il suo sfrenato RB urbano nasce dal furore del ghetto.
05 aprile: James Brown appare in TV per suggerire ai neri in rivolta dopo l’assassinio di Luther King di incanalare costruttivamente la propria rabbia.
08 aprile: Syd Barrett, fondatore dei Pink Floyd si è ritirato
dal gruppo.
09 aprile: Cage, Schonberg, Stockhausen e la tradizione afroamericana confluiscono in Three compositions of new jazz, una delle prime opere incise, per la Delmark, dal multistrumentista Anthony  Braxton, con Leo Smith e il violinista Jenkins.
12 aprile: In un’esibizione alla National Academy of Recording Arts and Sciences Dinner di New York, Frank Zappa provoca e deride gli spettatori: “Suonavamo la peggior merda che potessimo suonare … Era quello che si aspettavano che suonassimo”.
18 aprile: a Chicago due piccole etichette indipendenti documentano l’attività dei musicisti d’avanguardia, riuniti dal ’65 nella Association for the advancement of creative musicians, che rifiuta i condizionamenti del business. Sono la Delmark e la Nessa.
25 aprile: i Beatles rifiutano di suonare di fronte alla regina Elisabetta in uno spettacolo per il British Olympic Appeal Fund.
26 aprile: Charles Mingus, il geniale contrabbassista politicamente sempre impegnato, trascorre l’anno ’68 lontano
dai palcoscenici. Si ritira in California a scrivere la sua psicoanalitica biografia: "Peggio di un bastardo".
27 aprile: Lucio Battisti da solo compositore diventa cantante e incide due sue canzoni: Prigioniero del mondo e Balla Linda.
01 maggio: Alla fine di aprile il leader dei Black Power Stokely Carmichael ha sposato la cantante sudafricana Miriam Makeba, da anni esule dal suo paese dominato dall’apartheid.
07 maggio: Al festival pop di Roma, aperto il 5 da Julie Driscoll, la polizia invade il palcoscenico quando la band dei Move usa alcuni effetti a base di esplosivi.
11 maggio: Il leader del movement Jerry Rubin annuncia la fondazione dello Youth International Party (Yippies) e convoca una dimostrazione di massa a Chicago.
12 maggio: Jimi Hendrix arrestato al confine tra USA e Canada per possesso di hashish e eroina.
18 maggio: ventiquattro persone ricoverate in ospedale durante il Northem California Folk Rock Festival di Santa Monica. Avevano tutte ingerito misteriose pillole distribuite da un uomo e una donna definitisi “Hog Man e Hog Woman”.
21 maggio: secondo arresto nel giro di pochi mesi per il Rolling Stone Brian Jones. L’accusa è di detenzione di canapa indiana.
22 maggio: con il loro secondo album, Disraeli Gears, i Cream, vincono il loro primo disco d’oro.
26 maggio: L’edizione ’68 del Monterey International Pop Festival è cancellata su pressioni delle autorità locali e della cittadinanza.   

Il termine COMPAGNA/O

Dal XIII secolo fino alla rivoluzione francese, il termine compagno, o compagna, di arte indicava l'artigiano operaio che, dopo aver terminato il suo apprendistato di parecchi anni al servizio di un maestro artigiano-operaio, aveva dimostrato le sue capacità realizzando un "capolavoro". La storia del compagnonnage, lunga e molto confusa, ha ben poca importanza per la conoscenza delle origini del socialismo e dell'anarchismo - salvo per quanto l'anarchismo individualista ha trovato un alimento in taluni concetti (specie economici) venuti direttamente dalla tradizione del lavoro artigianale e della sua organizzazione. L'apparizione delle manifatture, e poi delle fabbriche, facendo nascere prima gli operai proletari e poi una classe operaia, ha respinto il compagno-artigiano o verso la piccola borghesia commerciante, o verso le cooperative di produzione della piccola borghesia commerciante,o verso le cooperative di produzione della piccola industria d'arte e marginale, dato che questi due ambienti si sono dimostrati particolarmente favorevoli a un certo umanesimo individualista. L'operaio artigiano ha dei compagni d'arte, l'operaio proletario ha dei compagni,  dei camerati. Questi dividono con lui la sua camera (dallo spagnolo camerada); gli altri dividevano il pane. Bisogna segnalare che la differenza tende a sparire. La compagna è la donna con cui si vive. L'uso di questa parola, praticamente abbandonata dai comunisti francesi dagli anni 30, permette: 1) di negare le categorie borghesi (moglie, amante); 2)di inserire nel linguaggio la nozione di uguaglianza dei componenti la coppia.  

La rivoluzione degli psichedelici

Gli anni ’50 del Ventesimo secolo furono gli anni in cui in Occidente si riscoprirono le sostanze psichedeliche ad opera di un ristretto numero di appassionati, accademici e militari. Gli psichedelici dovettero essere ri-scoperti in quanto la civiltà industriale è una delle pochissime società generalmente ignare delle piante psicotrope e in cui non si osserva alcun utilizzo generale nell’ambito delle guarigioni, iniziazioni, pratiche religiose, eccetera. LSD, mescalina, psylocibe sembravano promettere cambiamenti rivoluzionari in svariati campi dell’indagine scientifica e della medicina, nonché una rivoluzione nel concetto stesso di ricerca scientifica. Premesse che sono praticamente rimaste insoddisfatte, soffocate da una lunga e violenta reazione anti-psichedelica. Questa opposizione, messa inizialmente in atto dal governo statunitense, perpetuò una lunga e cupa tendenza puritana, che condusse il mondo verso la grande follia delle moderne politiche proibizioniste. Lo stesso establishment scientifico sembrò – e sembra – essere contagiato da questa situazione malata: oggi sono rari gli scienziati che hanno la percezione di quanto sia importante e potenzialmente rivoluzionario, da un punto di vista scientifico, lo studio delle sostanze psicotrope. Gli accademici, nella loro quasi totalità, non hanno alcuna consapevolezza del fatto che la riscoperta degli psichedelici è stata una delle più importanti evoluzioni sociali e scientifiche del Ventesimo secolo. Chi esprimesse queste idee si renderebbe imperdonabilmente esposto al ridicolo della grande maggioranza degli scienziati. La censura e ancor più il pregiudizio, l’autocensura, e la carriera in questo campo sono padrone assolute. Non è difficile intuire chi, da questa vera e propria repressione intellettuale, abbia tratto vantaggio.

giovedì 21 giugno 2018

Il ’68 … L’internazionalismo e la guerra del Vietnam (Capitolo XXV)

 La guerra che si combatteva in Indocina non era solo piccola e vincente, ma condotta anche mettendo in gioco le risorse, i valori e i saperi di un’altra cultura. Gli anni dell’interminabile conflitto indocinese furono anche la grande stagione delle indipendenze e delle lotte anti-coloniali. Gli anni in cui le culture altre uscivano dal novero delle curiosità esotiche e traboccando oltre la cerchia della coscienza antropologica più avanzata, si facevano problema politico visibile agli occhi di una nuova diffusa sensibilità. Forse quelle culture lontane e diverse potevano offrire qualcosa di diverso e di migliore dei miti, dei riti e delle merci della società opulenta.
Il patrimonio di culture diverse diventava uno degli strumenti necessari a scardinare le abitudini e le regole borghesi dell’occidente sviluppato. Rivolto, dapprima, contro l’eurocentrismo conservatore, poi anche contro il progressismo e le mitologie dello sviluppo, lungo un filone che ancora oggi non si è esaurito. 
Ci fu nell’internazionalismo del 1968, questa forte componente di “pluralismo antropologico” e di relativismo culturale che lo rese, soprattutto nella sua psicologia profonda diverso dal vecchio “internazionalismo proletario” del movimento comunista, per quanto da esso derivasse, e sempre più col passare del tempo, forme, parole d’ordine, e schemi insieme all’idea che tutte queste forze diverse dovessero concorrere alla trasformazione radicale del mondo capitalistico.
Così il Vietnam, non appassionava solo la difesa senza compromessi del principio dell’autodeterminazione e la propensione per il socialismo, ma anche quel talento artigianale e contadino della guerra, quelle trappole di liane e di aculei, quella vita nei cunicoli sotto le bombe, quegli antichi saperi e quel fitto, solidissimo, tessuto di rapporti e di solidarietà comunitarie che circondavano da ogni parte ed insidiavano non solo gli uomini ma la cultura stessa dell’occupazione.
La resistenza di questo altro, culturale e geografico, offriva un presente principio di legittimazione e una speranza di successo per la resistenza di ogni altro perseguitato nelle cittadelle del mondo sviluppato.
I “due, tre, cento Vietnam”, auspicati da Guevara e gridati nelle piazze di tutto il mondo assumevano così un senso ben più esteso e pervasivo di qualsiasi possibile effetto “domino” sullo scacchiere geopolitico.
Tanto era denso e carico di significati l’esempio vietnamita, tanto pesanti i valori che gli si chiedeva di portare sulle sue spalle, che il mondo, ammirato, non si sforzò eccessivamente di indagare e capire le asprezze di quella concreta realtà. E del resto, questo sforzo non l’avrebbe fatto neanche il “revisionismo” dei vinti, interamente dedicato a fabbricare un mito negativo che potesse sostituirsi a quello positivo, della fine degli anni ’60 con lo scopo dichiarato di cancellare quanto l’esperienza vietnamita aveva sedimentato in Europa e negli Stati Uniti. Che si trattasse di imbecillità o di perversione, si lasciava intendere, chi aveva tappato la bocca ai cannoni del “mondo libero” aveva consentito un’insostenibile barbarie. Morale: mai tappare la bocca a quei cannoni.
I vietnamiti, contrariamente al Leonida e ai Cincinnati, non si erano estinti da un paio di millenni quando furono chiamati a rappresentare la virtù della rivoluzione.    

NON POSSO SOPPORTARE Wretched

Per te non c'è lavoro se non ti sottometti
per te non ci sono spazi se non sei inquadrato
per te non c'è futuro se vuoi vivere la tua vita
se ti rifiuti di subire c'è solo repressione
Se vuoi vivere non devi pensare
se vuoi vivere devi solo obbedire
Ma questo prezzo è troppo alto
non lo posso sopportare
La logica di questo sistema ti porta all'autodistruzione
ribellati non morire non fare il loro gioco
Credi in quello che pensi rifiuta le loro illusioni
Esprimi la tua energia contro quello che e' sbagliato
Se vuoi vivere non devi pensare
se vuoi vivere devi obbedire
Ma questo prezzo è troppo alto 
non lo posso sopportare! 

Riportare il sapere alla vita

L'espansione mercantile non ha smesso di spingere sempre più lontano le vie del sapere e tuttavia la maggior parte delle prodezze scientifiche hanno in comune con il buon senso il fatto di superare raramente i bordo del banco di vendita. La conoscenza ha restituito l'unità dell'universo, scoprendo paesi lontani, svelando il macrocosmo e il microcosmo. Ma è un'unità che fa parte della menzogna religiosa, poiché sposa di forza la terra al cielo e si sostituisce all'accordo fondamentale della vita e della natura.
E' bastato che il mercato mondiale ripiegasse sull'edonismo perché apparisse fino a che punto la scienza derida il desiderio quando esso sfugge all'imballaggio con cui  gli imperativi del consumo lo piegano e lo ripiegano.
E poi il progressivo scivolamento del sensibile verso il mentale, del vissuto verso la sua rappresentazione, ha ben dovuto essere spazzato vi da un gran gesto: si è dovuto arrivare, lasciando perdere i discorsi, alla semplice curiosità del bambino, che vuole toccare con mano ciò che desidera conoscere.
Non sappiamo che farcene di una conoscenza che resta estranea al valzer dei nostri rimpianti e delle nostre gioie. C'è troppo piacere nello scoprire il mondo scoprendo se stessi per accontentarsi di leggere e rileggere senza fine il bilancio di un universo in cui solo le cifre cambiano e riducono tutto  al loro metro. E' ormai tempo di introdurre nell'arsenale delle scienze le maghe dell'infanzia e del sogno, affinché tanta ricchezza inventiva non si appaghi della nostra  indigenza. Una solo a esplorazione avrà il privilegio di aprire  sull'infinito del vivente le porte di un orizzonte morto: l'avventura nella galassia dei desideri.

giovedì 14 giugno 2018

Il ’68 … Milano, la battaglia di via Solferino (Capitolo XXIV)

L’otto giugno il Movimento Studentesco decide in una riunione ristretta di indire un processo pubblico e una manifestazione durissima contro il “Corriere della Sera” reo di aver organizzato una campagna diffamatoria contro il movimento e la contestazione. Fu scelto un piano che prevedesse un metodo di attacco diverso da quello tradizionale. La polizia e il Corriere si aspettavano: raduno, corteo e occupazione. Invece il Movimento decise di bloccare i pulmini del giornale per impedirne la distribuzione.
Così per alcuni giorni tutti i compagni incaricati girano intorno alla zona di via Solferino, mappe alla mano per segnare le strade adiacenti al Corriere, e per individuare le caserme, i lavori in corso da trasformare in depositi di porfido, il percorso dei camioncini diretti alla centrale o all’aeroporto di Linate.
Il comizio processo della Marina Lavaggi dura due ore in Piazza del Duomo, completamente circondata da Caschi blu e PS. Il corteo si allontana quasi in silenzio da piazza del Duomo, ma giunto in largo Treves di fronte a via Solferino, si divide in quattro tronconi: uno imbocca via Statuto, altri due si dirigono in piazza San Marco, l’ultimo si ferma in largo Treves, circondando praticamente l’edificio del Corriere, mentre la polizia intravede la mossa come una divisione del Movimento e una rinuncia agli scontri. Ogni troncone era munito di catenelle per unire le auto in mezzo alla strada, razzi di segnalazione, biglie per ostacolare le cariche. 
Alle 23.30 un razzo luminoso parte da largo Treves e scoppia in cielo: è il segnale. In pochi minuti le barricate vengono fatte, le auto incatenate, mentre più indietro i compagni preparano le bottiglie incendiare. L’ordine era di non tirare ai poliziotti ma dovevano servire ad incendiare le barricate per

ritardare le cariche della polizia, coprire la fuga e dare il tempo per costruire una seconda barricata con le auto più indietro e così via. L’ordine era:
DA VIA SOLFERINO A TUTTO IL CENTRO, DOVEVA ESSERE MESSA A FERRO E FUOCO, MA IL CORRIERE NON SAREBBE USCITO.

Verso mezzanotte iniziano le prime cariche, e sotto una pioggia di candelotti si abbandona la prima barricata, quando poi i poliziotti superano il primo ostacolo inciampano e cadono a terra grazie a centinaia di biglie di vetro sparse sulla strada. Così si ha il tempo per costruire una seconda barricata respingendo il primo assalto con lancio di mattoni e pietre prese da un vicino cantiere.   
Una staffetta motorizzata fa la spola tra i vari gruppi comunicando difficoltà e risultati degli scontri; cariche e movimenti hanno fatto si che ora i focolai degli scontri sono sei: Solferino, Brera, San Marco, Moscova, Garibaldi, via Legnano. Ma è un continuo moltiplicarsi di barricate e scontri. La polizia non sa più dove andare, come arginare. La difesa del Corriere, che era stata così accuratamente preparata, si trovava ad essere superflua dal momento che non di assalto si trattava ma di accerchiamento a distanza. È l’una e trenta e i camioncini del Corriere per il centro Italia sono bloccati. La battaglia dura quasi cinque ore. Fino alle quattro del mattino il Movimento ha impegnato il battaglione Padova, il terzo Celere di Alessandria, insomma i migliori, quelli specializzati nel pestaggio degli operai.
Finiti gli scontri iniziarono i rastrellamenti e posti di blocco: trecentocinquanta furono i fermi.

L’Amor Cortese

Utilizzando un linguaggio in codice un gruppo di musici e poeti s'infiltrarono nelle corti dell'Europa medievale, diffondendo il messaggio dell'Amore Esoterico e il culto del Femminile, reso fuorilegge dopo le sanguinose crociate promosse dalla Chiesa e dallo Stato Centralista. Nel XII secolo fiorì nelle ricche corti occitaniche, Tolosa, Carcassonne, Béziers un modello di vita altamente spirituale, liberale, non maschilista e persino antimilitarista. Sono le province conquistate dall'eresia Albigese e Catara, dove l'obiettivo era la felicità e non l'accumulazione delle ricchezze. Una minaccia per il re di Francia ed il papato, perché dimostravano che si poteva campare egregiamente, e anche cercare la perfezione spirituale, senza scapicollarsi in guerre insensate, e senza opprimere nessuno, né sudditi né vicini di casa. La leggenda di Parsifal nata in quegli anni rende in pieno lo scontro tra due visioni della vita, una tollerante ed una rozza ed intransigente. La felicità ed il successo delle corti amorose venne spazzata via da una delle più sanguinose e bestiali guerre mai combattute sul suolo europeo, la crociata indotta da Innocenzo III contro gli eretici catari e albigesi (1209 -1226). La vittoria della crociata spianò la strada alla nascita di un'Europa materialista, paranoide, baciapile, coll'ossessione della grandeur. Un'Europa che sarà il flagello del pianeta, con i suoi degni rappresentanti da Simone da Montfort a Cortez, da Rodhes a Mussolini in compagnia di Hitler. Ma la musica e la poesia dei trovatori, i campioni de L'Amor Cortese, i gentili cospiratori contrabbandò l'insegnamento spirituale delle corti occitaniche, trovò terreno fertile in Italia (Federico II, Dante e il Dolce Stil Novo). Sono inni ispirati alla Dama celeste. Inni di devoti amorosi illuminati. 

Viviamo in un mondo dove nulla è a misura dell'uomo

Il movimento operaio tutte le volte che ha saputo fuggire alla demagogia ha fondato le rivendicazioni dei lavoratori sulla dignità del lavoro. Proudhon osava scrivere: "Il genio del più semplice artigiano è altrettanto superiore ai materiali che egli utilizza dello spirito di un Newton rispetto alle sfere inerti di cui calcola le distanze, le masse e le rivoluzioni"; Coloro, che pongono al centro della questione sociale la dignità del produttore in quanto tale, si ricollegano alla stessa corrente di pensiero. Nell'insieme, possiamo essere fieri di appartenere ad una civiltà che ha portato con sé il presentimento di un ideale nuovo. E' impossibile concepire qualcosa di più contrario a questo ideale della forma che ai giorni nostri ha assunto la civiltà moderna, al termine di una evoluzione durata parecchi secoli. Mai l'individuo è stato così completamente abbandonato ad una collettività cieca, e mai gli uomini sono stati più incapaci non solo di sottomettere le loro azioni ai loro pensieri, ma persino di pensare. I termini di oppressori e di oppressi, la nozione di classe, tutto ciò sta perdendo ogni significato, tanto sono evidenti l'impotenza e l'angoscia di tutti gli uomini dinanzi alla macchina sociale, Diventata una macchina per infrangere i cuori, per schiacciare gli spiriti, una macchina per fabbricare incoscienza, stupidità, corruzione, ignavia, e soprattutto vertigine. La causa di questo doloroso stato di cose è molto chiara. Viviamo in un mondo dove nulla è a misura dell'uomo; c'è una sproporzione mostruosa tra il corpo dell'uomo, lo spirito dell'uomo, e le cose che costituiscono attualmente gli elementi della vita umana; tutto è squilibrio.

venerdì 8 giugno 2018

Il ’68… Il manifesto Yippie di Abbie Hoffman e Jerry Rubin (Capitolo XXIII)

Scendi in strada il 5 novembre, il giorno delle elezioni. Non andare a votare. Insorgi e abbandona questo strisciante conformismo! Chiedi che i bar siano aperti. Suona e balla a ogni semaforo rosso. Un festival di vita nelle strade e nei parchi del mondo. Le elezioni americane rappresentano la morte, e noi siamo la vita.
Venite tutti voi ribelli, spiriti giovani, strimpellatori rock, anarchici, rapinatori di banche, freak psichedelici,feticisti dei piedi, poeti, gente di strada, donne liberate, professori e ladri di salme: è il giorno delle elezioni e noi siamo ovunque.
Non votare in questo stupido circo di asini e di elefanti. Votiamo per noi stessi. Il presidente sono io. La rivoluzione siamo noi. Sciopereremo, boicotteremo le elezioni e costruiremo la nostra realtà. Provate ad immaginare: in tutte le metropoli e paesini d’America boicottaggi, scioperi, sit-in, picchetti, gente che poltrisce, prega, si palpeggia, piscia nei seggi. Nessuno va al lavoro. Nessuno va a scuola. Nessuno vota. Tutti diventano attori della vita in strada e fanno quello che vogliono, fanno la rivoluzione liberandosi e fottendo il sistema.
Gli uomini di chiesa trascinati via dai seggi. Pollo e gelati gratis per tutti nelle strade. Migliaia di Kazoo, tamburi, tamburelli, triangoli, padelle e pentole, trombe, sagre, petardi – una sinfonia della vita in un giorno di morte. Lsd nell’acqua da bere.
Sfiliamo a migliaia davanti ai luoghi dove si contano i voti e facciamo sentire il nostro potere ai razzisti assassini. Obblighiamo la guardia nazionale a proteggere ogni seggio del paese. Lavatevi i denti per strada. Organizzate corse nei sacchi. Scegliete il vostro poligono di tiro. Spaventate quei maiali con esibizioni di serpenti danzanti e di karate vicino a ogni porcile.
Liberate una Pantera nera nel dipartimento di giustizia. Organizzate gare in motocicletta a cento metri dai seggi. Fate sventolare una bandiera americana fuori da ogni casa, così gli elettori confusi non riusciranno a trovare i seggi. Travestitevi. Bruciate la vostra cartolina di leva e portatela a Spiro Agnew. Toglietevi i vestiti. Affiggete manifesti in tutta la città. Organizzate feste in ogni isolato. Liberate in centro centinaia di maiali unti con le uniformi da sbirri.
Occhio, in Europa e nel resto del mondo migliaia di studenti marceranno davanti alle ambasciate americane perché lo zio Maiale controlla il mondo. Nessuna dominazione senza rappresentanza.
Nel giorno delle elezioni onoriamo rivoltosi, anarchici, comunisti, fuggiaschi, renitenti alla leva, freak sotto acido, guardoni, beatnik, disertori, spie cinesi. Sbarazziamoci di politici, imprenditori, editori, papi, reduci di guerra, American medical association, Fbi, narcotrafficanti, informatori.
E poi il 20 gennaio, il giorno dell’insediamento, porteremo il nostro teatro rivoluzionario a Washington per insediare Pigasus, il nostro maiale, l’unico candidato onesto, e trasformeremo la Casa Bianca in un ostello per fattoni. Dovranno mettere la mano di Nixon sulla bibbia in una teca di vetro.
Cominciate già ora: resistete all’oppressione appena la sentite. Organizzatevi e cominciate il passaparola, la base di tutte le cospirazioni … Ogni individuo una rivoluzione! Ogni piccolo gruppo un centro rivoluzionario! Saremo insieme nel giorno delle elezioni. Yippie!!!
1968     

TERRA LIBERA di Raoul Vaneigem

Io sono di qui e di nessun luogo
il mondo è il mio sguardo
il desiderio giuda i miei passi
la vita è la mia lotta
il mio giardino è senza frontiere
la mia patria è la Terra
e né Stato né mafia
mai se ne approprierà 

Religioni, nazioni, partiti
fomentano conflitti
non voluti da quelli per cui
la vita non ha prezzo
La guerra che combattiamo
è la guerra al profitto
al denaro che invade
il mondo e lo fa marcire

Meglio vivere in piedi
che sopravvivere inginocchiati 
a raccogliere gli spiccioli
che ruberanno i banchieri
basta con una società
in cui i disperati
hanno solo la scelta di ammazzare
come i vostri poliziotti

Il pianeta è un cimitero
redditizio per gli affari
i becchini stabiliscono la legge
che poi impongono allo Stato
ma non è sorprendente
che questi cadaveri eletti
come nostri rappresentanti
stiamo ancora vivendo?

Non esiste libertà 
di opprimere di ammazzare
l’uomo non è una merce
non è soggetto ad appalto
assassini al soldo
di una macchina calcolatrice
sapremo sconfiggervi rifiutando di pagare

i vostri carri armati e le vostre ruspe 
che devastano la terra  
potranno pure distruggere del tutto
scuole orti e campi
noi stringiamo nelle mani
i futuri raccolti
e siamo determinati a ricominciare da capo

lascia i tuoi capelli volare 
al vento folle delle idee
dobbiamo bandire i predatori
dalla nostra società
Per la nostra lotta non abbiamo 
altre armi che la vita
è a lei che brindo alle armi che non uccidono

Io sono di qui e di nessun luogo
il mondo è il mio sguardo
il desiderio giuda i miei passi
la vita è la mia lotta
il mio giardino è senza frontiere
la mia patria è la Terra
e né Stato né mafia
mai se ne approprierà 

(“Nell’agosto del 2016 mi trovavo ad Atene nell’appartamento di un amico. Mi era appena giunta notizia delle nuove minacce che incombevano sull’occupazione di Notre Dame des Landes, quando un fisarmonicista è passato per strada suonando un’aria che mi sono subito annotato. È da questo incontro che è nata la canzone Terre Libre, che Fanchon Daemers ha poi interpretato, trasformando un semplice ritornello in un canto di lotta.” Raoul Vaneigem)
 
 

giovedì 7 giugno 2018

La natura come l'insieme dell'evoluzione

L'ecologia sociale cerca di definire quale sia il posto che l'umanità deve occupare nella natura, nel senso di considerare l'insieme che gli esseri umani come parte della natura stessa, non negando, comunque, che esista una specificità umana rispetto alla vita non-umana, che si caratterizza per la capacità di pensare concettualmente e di comunicare simbolicamente. La natura però non va intesa come un luogo da osservare passivamente, ma è, piuttosto, "l'insieme dell'evoluzione, l'evoluzione nella sua totalità, proprio come l'individuo è la sua intera biografia, non una semplice somma di dati numerici. Gli esseri umani non sono soltanto una delle tante forme di vita. Sono esseri che per lo meno potenzialmente potrebbero rendere l'evoluzione biotica autocosciente e consapevolmente auto-direzionata. Quello che veramente ci fa unici, singolari nello schema ecologico delle cose, è che possiamo intervenire in natura con un grado di autocoscienza e di flessibilità sconosciuto a tutte le altre specie". 
La preoccupazione è quella di evitare che all'antropocentrismo si sostituisca il bio-centrismo e che all'umanesimo si sostituisca l'anti-umanesimo, vale a dire che si cerchi di affermare una ideologia che, fondandosi su un biologismo semplicistico e astratto, consideri l'uomo e l'umanesimo come una sorta di maledizione che affligge la natura.