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giovedì 26 novembre 2020

Alle origini dell'anarchia parte diciassettesima

1869 

31 gennaio - Un gruppo di rivoluzionari italiani di cui fa parte il russo Mikhail Bakunin fonda a Napoli la sezione italiana dell'Internazionale, che a novembre pubblicherà il giornale "L'Eguaglianza". 6-12 settembre - A Basilea, al IV Congresso dell'Internazionale, Bakunin prevale sui proudhoniani e sui marxisti: la maggioranza è collettivista antiautoritaria. L'anarchismo bakuninista comincia nel corso dell'anno a godere di un seguito notevole in Russia, e nel decennio successivo si rafforza soprattutto in Ucraina.

1870 

Santiago Villanueva (membro del circolo El Falansterio, dotato di omonimo giornale, fondato nel 1861 dal proudhoniano fourierista Plotino Rodokanaty) crea con un gruppo di operai il Gran circulo de obreros de Mexico, culla dell'anarco-comunismo messicano. 28  settembre - A  Lione, la bakuninista Federazione rivoluzionaria delle Comuni, lancia un appello per una manifestazione di disoccupati davanti al 
municipio, che viene occupato dai manifestanti e riconquistato la sera stessa dalle guardie nazionali. 1-4 novembre - Augustin Bastelica e altri seguaci di Bakunin animano la Comune di Marsiglia. Come nel settembre a Lione, forze 

anarchiche limitatissime danno il via a insurrezioni che coinvolgono masse di lavoratori e disoccupati e che a causa dell'impreparazione generale vengono represse senza grandi difficoltà dalle forze dello Stato: in esse si manifesta l'insurrezionalismo di Bakunin, sarcasticamente commentato da Marx. 31 ottobre 1870-21 gennaio 1871. Imponenti manifestazioni degli operai francesi per impedire un armistizio con la Germania e impadronirsi del potere politico. La Francia ha dichiarato guerra alla Prussia il  19 luglio 1870; sconfitta a Sédan il 2 settembre, si era proclamata repubblica (borghese) il 4 settembre. Engels afferma che il presidente, il generale Trochu, «teme gli operai di Parigi più dei prussiani». Trochu firma l'armistizio il 28 gennaio. 

1871 

18 marzo - 28 maggio. Fuggito il governo repubblicano a Tours (Gambetta lo aveva seguito il 2 ottobre 1870 a bordo di un pallone aerostatico) il proletariato parigino si dà un nuovo governo rivoluzionario. Sono i giorni esaltanti della Comune di Parigi: la maggioranza dei suoi «dirigenti» è costituita da operai e artigiani di orientamento federalista proudhoniano, membri delle organizzazioni socialiste libertarie e di nuclei sindacali: 360 sono «internazionalisti». Poiché i membri dell'AIT a Parigi sono in tutto 400, si deduce che il 90 per cento degli internazionalisti ricoprono «fonctions responsables». L'esperienza rivoluzionaria della Comune viene repressa nel sangue dalla borghesia francese: la fucileria crepita per giorni e giorni, terminati gli scontri, per le vie di Parigi: il generale Galliffet vuole eliminare a suon di fucilazioni tutti coloro che, catturati sulle barricate o in seguito a delazioni, sono ritenuti colpevoli di avere appoggiato la Comune. La Comune di Parigi, per quanto breve, sancisce alcuni principi fondamentali di democrazia diretta che influenzeranno profondamente sia i marxisti (in particolare Rosa Luxemburg) sia il movimento anarchico: l'abolizione dell'esercito e della burocrazia, sostituiti dal popolo armato e da operai, la cui carica può essere revocata in ogni momento per non dare luogo a privilegi e alla nascita di una nuova borghesia o burocrazia sfruttatrice. Il compenso dei responsabili è pari al salario medio operaio, e l'avvicendamento alle cariche, continuo. Marx, inizialmente scettico, all'indomani della sconfitta in un indirizzo all'Internazionale valuta la Comune come il primo e più importante  tentativo di gestire il potere «direttamente» da parte della classe operaia. Le polizie di tutta Europa sono a lungo impegnate nel rintracciare e nell'espellere gli esuli comunardi.

Solo in  Francia  vengono arrestate circa 40 000 persone. (Alla vigilia della Comune i membri francesi dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori sono circa 3000.)  Rea di aver combattuto fino all'ultimo sulle barricate in difesa della Comune, Louise Michel (1830-1905), dopo un processo affrontato con coraggio, viene deportata nella Nuova Caledonia. Il 45 per cento dei condannati dalla corte marziale alla deportazione è composto di salariati giornalieri dei «métiers nouveaux», cioè metallurgia ed edilizia. La classe operaia che ha fatto la Comune è una via di  mezzo tra proletariato moderno e artigianato (tessili, abiti, cuoio e legno, “articles de Paris”. 




EPITAFFIO A UN CANE - Lord Byron

In questo luogo

giacciono i resti di una creatura

che possedette la Bellezza

ma non la Vanità

la Forza ma non l’Arroganza

il Coraggio ma non la Ferocia

E tutte le Virtù dell’ Uomo

senza i suoi Vizi.


Quest’ Elogio, che non sarebbe che vuota lusinga

sulle Ceneri di un Uomo,

è un omaggio affatto doveroso alla Memoria di

“Boatswain” , un Cane che nacque in Terranova

nel maggio del 1803

e morì a Newstead Abbey

il 18 novembre 1808.


Quando un fiero figlio dell’uomo

al seno della terra fa ritorno,

sconosciuto alla gloria, ma sorretto

da nobili natali,

lo scultore si prodiga a mostrare

il simulacro vuoto del dolore,

e urne istoriate ci rammentano

l’uomo che giace lì sepolto;

e quando ogni cosa si è compiuta

sul sepolcro noi potremo leggere

non chi fu quell’uomo,

ma chi doveva essere.


Ma il misero cane, l’amico più caro in vita,

che per primo saluta

e che difende ultimo,

il cui bel cuore appartiene al suo padrone,

che lotta, respira,

vive e fatica per lui solo,

cade senza onori;

e solo col silenzio

è premiato il suo valore;

e l’anima che fu sua su questa terra

gli vien negata in cielo;

mentre l’uomo, insetto vano! ,

spera il perdono,e per sé solo

pretende un paradiso intero.


O uomo! flebile inquilino della terra per un’ora,

abietto in servitù, corrotto dal potere,

ti fugge con disgusto chi ti conosce bene,

o vile massa di polvere animata!


L’amore in te è lussuria, l’amicizia truffa,

la parola inganno, il sorriso menzogna!

Vile per natura, nobile sol di nome,

ogni animale ti mette alla vergogna.

O tu, che per caso guardi quest’umile sepolcro,

passa e va’ : non è in onore

di creatura degna del tuo pianto.

Esso fu innalzato per segnare

il luogo ove tutto quel che di un amico resta

riposa in pace;

un sol ne conobbi: e qui si giace.



Il predominio dell’essere sull’avere

Per quanto l’oscurantismo della nostra epoca  e la società dello spettacolo si sforzano di propagare l’istupidimento, l’insensibilità, il servilismo, la legge del più forte e del più furbo, niente potrà impedire al pensiero radicale di avanzare e di minare di nascosto lo spettacolo in cui la miseria esistenziale è elevata a virtù. La notte delle coscienze ha un tempo unico. Non c’è riuscita possibile per le ideologie ammuffite e per le vecchie gomme sgonfie della religione rigonfiate in tutta fretta, rimesse in sesto, gettate in pasto a una disperazione che l’affarismo è bravo a rendere redditizia. Ubbidendo al la logica del profitto a breve termine, il valore d’uso del lavoro cede il passo al suo valore di scambio. Da quando la tirannia del lavoro è stata assorbita dalla tirannia del denaro, un grande vuoto monetizzabile si è impadronito delle teste e dei corpi. Quelli che incitano al lavoro sono gli stessi che lo distruggono. Quelli che osano oggi glorificare il lavoro sono gli stessi che chiudono le imprese per giocarsele in borsa alla roulette delle speculazioni borsistiche. Nel bene e nel male è iniziata la fine dello sfruttamento della natura, la fine del lavoro, dello scambio, della predazione, della separazione da sé stessi, del sacrificio, dei sensi di colpa, della rinuncia al piacere, del feticismo del denaro, del potere, dell’autorità gerarchica, del disprezzo e della paura della donna, della subornazione del bambino, dell’ascendente intellettuale, del dispotismo militare e poliziesco, delle religioni, delle ideologie, della rimozione e dei suoi sfoghi mortiferi. Non c’è che la volontà di vivere che permetta il predominio dell’essere sull’avere, del godimento sull’appropriazione, della creazione sul lavoro e dall’affinamento dei piaceri sulla redditività delle loro rappresentazioni mercantili.

Per questo dobbiamo scommettere sull’autonomia degli individui, sulla collettività che federandosi getteranno le basi di una società solidale e su quella facoltà creatrice che è in ciascuno e che la necessità di lavorare ha sempre ostacolato. 


    


giovedì 19 novembre 2020

Alle origini dell'anarchia - parte sedicesima

1868 

In luglio Bakunin aderisce alla sezione di  Ginevra della Prima Internazionale; il 28 settembre fonda l'Alleanza internazionale della democrazia socialista, con sede centrale a Ginevra e un programma finalizzato alla “Associazione universale di tutte le associazioni locali  nel pieno dominio della libertà”. Nell'ottobre l'italiano Giuseppe Fanelli giunge a Madrid come emissario di Bakunin per fondarvi la sezione dell'Internazionale. Diffonde in  Spagna i principi del socialismo antiautoritario che avranno in quel paese un seguito Ira i più consistenti, grazie anche alla tradizione delle province che lottano senza tregua contro il potere centrale. Le proposte di Proudhon, già diffuse, hanno preparato il terreno anche sul piano delle idee federaliste. I proudhoniani spagnoli - Anselmo Lorenzo, Rafael Farga-Pellicer, José Garcia Vinas, Gaspar Sentinon e altri – accettano il collettivismo bakuninista e delegano Farga-Pellicer e Sentinon al congresso di Basilea dell'Internazionale. Dopo le sfortunate insurrezioni di Cadice (5 dicembre 1868: Comune rivoluzionaria di Cadice) e dell'Andalusia (settembre 1869), si ha il primo Congresso obrero de la regiòn espanola (Barcellona, 16-26  giugno 1870) della Federazione romanda, da cui nasce un'organizzazione federalistica che in breve tempo conterà 60.000 membri, in prevalenza contadini poveri dell'Andalusia. Nel 1873 Malaga, Siviglia, Cartagena, Valenza

e Barcellona si costituiscono in cantoni indipendenti sotto i federalisti borghesi e senza un appoggio esplicito della Federazione anti-autoritaria. Nel 1874 la repressione spazza
via i cantonisti e costringe gli anarchici alla clandestinità. Sotto il governo liberale di Pràxedes Sagasta si ricostituisce la Federación regional espanola che tiene a Barcellona dal 23 al   26 settembre 1882 il suo primo congresso pubblico. Mentre la Federaciòn s'impegna nel  dibattito sull'anarco-comunismo, i  braccianti agricoli di Jerez de la Frontera fanno una scissione e formano il gruppo dei desheredados, che nel 1883 la polizia accuserà di voler eliminare alcuni dirigenti della Federación, tra cui Farga-Pellicer. Si tratta di una provocazione poliziesca che s'inquadra nel caso della Mano negra, la società segreta che secondo le autorità intendeva assassinare i latifondisti dell'Andalusia ed eliminare la Federaciòn rimasta ancorata al collettivismo secondo la teorizzazione fatta dal più noto pensatore dell'anarchismo spagnolo, Ricardo Mella. Migliaia di arresti, 300 dure condanne   detentive e 8 condanne a morte costringono l'anarco-comunismo andaluso a una nuova clandestinità, che culminerà nella guerriglia degli anni novanta. I tre quarti della popolazione dell'Andalusia sono, e tali resteranno fino allo scoppio della guerra civile (1936), dei braccianti a giornata, braceros che ogni giorno sono costretti a vendere per un salario miserabile la propria forza lavoro. Nei primi decenni dell'Ottocento i villaggi dell'Andalusia manifestarono il loro odio di classe con una guerriglia contadina dai connotati inconsapevolmente anarchici: distruzione di catasti e contratti d'affitto, abolizione del denaro, separazione dallo stato spagnolo e creazione di comuni indipendenti che coltivano collettivamente la terra. Prive di coordinamento, le rivolte furono soffocate nel sangue dopo pochi giorni dalle truppe governative. È l'anarchismo che fornisce a questo ribellismo spontaneo del proletariato agricolo una base ideologica e una struttura organizzativa che si esprimono nelle lotte degli anni novanta. Il 9 gennaio 1892 un
tentativo di liberare 157 anarchici sospetti di appartenere alla Mano negra porterà alla cruenta battaglia di Jerez de la Frontera. Alla fine del '93 saranno strangolati con la garrota gli anarchici Paulino Pallàs, Santiago Salvador e altri 5 compagni considerati, senza alcuna prova, responsabili dell'attentato al teatro Liceo del 7 novembre 1893 (20 morti e numerosi feriti). La guerra con gli Stati Uniti, la perdita di Cuba e delle Filippine, le rivelazioni sulle torture del Montjuich (Barcellona) che indignano l'Europa costringono il governo spagnolo ad allentare la repressione. Nel 1900 viene creata a Madrid la Federación de la región espanola, che conta subito 52.000 aderenti. L'anno successivo il pedagogista libertario Francisco Ferrer y Guardia fonda a Barcellona la Escuela moderna. È la ricerca di strade diverse dal terrorismo o dall'insurrezionalismo bakuninista. Negli ultimi decenni dell'Ottocento e nei primi del Novecento la diffusione di una coscienza rivoluzionaria si accompagna alla formazione, nella zona barcellonese ricca e sviluppata, di un proletariato industriale assai numeroso ed estremamente concentrato: nel 1918, l'80 per cento degli operai catalani sarà organizzato nel movimento anarco-sindacalista della Confederaciòn Nacional del Trabajo (CNT). Alla fine dell'Ottocento l'anarchismo teorico, raccolto attorno alla "Revista Blanca" fondata nel 1896, conquista le simpatie degli intellettuali e artisti (tra questi il giovane Picasso e il romanziere Pio Baroja autore di Aurora  Roja).



ROSSO SANGUE - Leos Carax

“Bisogna nutrire gli occhi per i sogni della notte” dirà Alex ad Anna 

La cometa Halley sorvola Parigi alterandone il clima. Il virus STBO. Può uccidere uomini a migliaia, a milioni. Tutti quelli che fanno l’amore senza amore. E più si è giovani e più il rischio è grande. Basta che uno solo fa l’amore e tutti e due s’ammalano. Si può trasmettere anche con le sole carezze. E’ un retro virus. Fa soffrire orribilmente; disturbi della vista, dolori alle articolazioni, contrazioni muscolari. A Parigi due bande rivali sono in lotta: l'una capeggiata da una strana vecchia americana, con accoliti pronti a tutto (delitti compresi), l'altra composta da Marc e dal suo amico tedesco Hans (un ex medico), i quali hanno perduto sul lavoro il terzo socio, Jean. Tutti sono interessati a rubare in un laboratorio segreto un certo antidoto, il solo possibile contro il virus S.T.B.O., diffusosi nel mondo, che attacca tutti coloro "che fanno l'amore senza Amore". Marc e Hans ingaggiano il giovane Alex, figlio del socio defunto, appena uscito di galera: un ventriloquo imbattibile nel gioco delle tre carte agli angoli della strada. Alex, un ragazzo che ha in bocca perennemente una sigaretta è soprannominato “lingua muta” perché da bambino non parlava mai e i suoi stessi genitori credevano che fosse privo della parola. Innamorato di Lise, il quale però è deciso a cambiar vita. Fatto il colpo, a quanto gli viene assicurato, potrà fuggire in Svizzera. Con Marc convive l'amante Anne - una donna molto più giovane di lui - ed Alex ne è come affascinato, anche se lei è attaccatissima al suo uomo. Nella sparatoria che segue il colpo, in cui sono implicati tutti i rivali desiderosi di impossessarsi dell'antidoto, Alex viene ferito a morte ma cercherà di arrivare all'appuntamento con Lisa, che lo attende in un piccolo aeroporto...

Rosso sangue vede la luce nel 1986, è il film di un regista che non vuole accontentarsi della vulgata comune, non ritiene di dover far cinema per raccontare i suoi coetanei, o il mondo che lo circonda. Il suo film è un orgoglioso inno alla possibilità del cinema di esistere al di fuori di un tempo preordinato e dunque costituito. È un atto di ribellione, in ogni sua inquadratura, un’insubordinazione rispetto alla prassi.

Anarchico, potente, disperato, Rosso sangue è una lezione di stile e assieme una meditazione sull’amore che qui è pulsione implosiva, che brucia la pelle, destinata ad autoannientarsi. 

Rosso sangue è intimamente notturno, con sprazzi di blu elettrico e rosso vivo a interrompere il buio primissimi piani e dettagli – occhi, mani, labbra, una sigaretta che viene accesa, una lacrima, un sorriso, una smorfia, poi una carrellata a inseguire la danza folle di Alex, quasi una corsa sulle note di Modern Love di David Bowie – forse una delle sequenze più avvincenti, e giustamente più note, dell’intero film.

In Rosso sangue  Rosso sangue è un film in totale anarchia, perché davanti alla pellicola si ha sempre l’impressione che le varie fasi di lavorazione siano state concepite in totale indipendenza l’una dall’altra, risultando un’opera che respira una libertà così ampia come non si vedeva da tempo, assistiamo ad un’antologica rappresentazione della potenzialità dell’immagine, distrutta-calpestata-ricostruita-risputata-assemblata. E allora Leos Carax è un fottuto terrorista, un Joker che dipinge la sua visione del mondo riscoprendo nel Cinema la sua forma di creatività più assoluta ed immensa.

“Tu incontri una ragazza al caffè. Ordini da bere, nascono dei sentimenti. Ordini ancora da bere, e poi ancora una terza volta. Allora all’improvviso ti viene voglia di pisciare e scendi nei bagni. Ti ritrovi da solo, la ragazza là sopra, senti che c’è un sentimento che comincia a crescere. Così, in quel preciso momento, mentre sei solo nella toilette, mentre stai pisciando, mentre ti lavi le mani, è la nascita del sentimento. E’ quell’istante così appuntito, il momento preciso in cui sai che la ragazza è la sopra, che la incontrerai presto. Rosso sangue è girato in quella toilette.” (Leos Carax)




Vivere controcorrente la vita

La rivoluzione non è più nel rifiuto della sopravvivenza, ma in un godimento di sé che tutto congiura ad interdire, a cominciare dai sostenitori del rifiuto. Contro la spettacolarizzazione del corpo e dei desideri, la sola arma alla portata di tutti è il piacere senza riserve e senza contropartita.

L’emancipazione non ha peggior nemico di chi pretende di cambiare la società e non smette di dissimulare, esorcizzandolo, il vecchio mondo che si porta dentro. Procuratori della rivoluzione, sniffatori di radicalità, bottegai del merito e del demerito, questi sono gli avversari corazzati di nevrosi contro cui va a urtare, con incredibile violenza, tutto quello che comincia a muoversi al ritmo di una vita senza coercizioni.

Vivere controcorrente la vita, questa è la norma. Pertanto il rovesciamento di prospettiva si opera sotto ai nostri occhi, scombussolando gli architetti dell’inversione. Esso segna la fine dell’era economica alla soglia dell’autogestione generalizzata. Tiene occupato il cuore di tutti e sta al centro delle condizioni storiche. Fonda sulla gratuità dei godimenti il sabotaggio del circuito mercantile che paralizza i muscoli e spezza i nervi per inibire il desiderio in nome del lavoro, del dovere, della costrizione, dello scambio, del senso di colpa, del controllo intellettuale, della volontà di potenza. In esso, ciò che uccide con le migliori delle ragioni, si separa da quello che spinge a vivere senza ragioni. In esso, il rifiuto della sopravvivenza è vinto dall’affermazione della vita insaziabile.


giovedì 12 novembre 2020

Alle origini dell’anarchia parte quindicesima

1864 

Muore in misteriose circostanze (forse suicida nel giugno 1867) Joseph Déjacque, operaio decoratore francese nato nel 1821, marinaio, socialista, poeta. Ripetutamente arrestato, il 22  ottobre 1851 è condannato a due anni di galera per l'insieme delle sue poesie: Les Lazaréennes, Fables es poésies socialistes appena pubblicate a Parigi. Fugge a Londra, poi a New York, ove pubblica nel 1854 un opuscolo su La Question Révolutionnaire, di intonazione anarchica. A New Orleans scrive (1856-58) L'Humanisphère. Utopie anarchiste e nel ‘57 una edizione aumentata delle sue poesie. Nel 1858-61 si stabilisce a New York e pubblica la sua Utopia in un giornale quasi interamente redatto da lui: "Le Libertaire. Journal du mouvement social", che esce dal 9 giugno '58 al 4 febbraio '61. Cura lui stesso la piccola ma non infima diffusione del giornale, lavora per campare, poverissimo e malato. Dappertutto, anche nel socialismo, vede autoritarismo. Torna sfinito a Parigi, forse in preda a un crollo psichico. Fautore della “legislazione diretta” con una maggioranza variabile a seconda dei diversi argomenti, anrcosindacalista ante litteram, paladino di una liberissima “communauté anarchiste”, influenzerà dopo un secolo di silenzio l'immaginazione dell'Internazionale Situazionista. 28 settembre. Creazione dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Association Internationale des Travailleurs (AlT o Prima  Internazionale), per iniziativa di varie organizzazioni di lavoratori inglesi, francesi e tedeschi e con l'appoggio di rivoluzionari di  tutta Europa, tra cui Karl Marx e Friedrich  Engels, Giuseppe Mazzini, Lassalle e  Proudhon. L'affollatissima riunione si tiene alla St. Martin's Hall, Long Acre, Londra. Era stata preceduta dai contatti avuti dai delegati dei lavoratori francesi, in prevalenza proudhoniani, alla Esposizione Internazionale di Londra dell'agosto 1862, con elementi di sinistra delle Trade Unions inglesi. Marx, invitato come rappresentante dei lavoratori tedeschi, partecipa senza parlare; interviene al suo posto un operaio tedesco. Gli italiani sono rappresentati da Amilcare Cipriani.

1865 

All'Avana gli anarco-sindacalisti fondano il giornale "La Aurora", dedicato ai problemi dei lavoratori dell'industria del tabacco, che sono all'avanguardia nel movimento operaio. Le idee rivoluzionarie portate a Cuba verso il 1860 dai lavoratori spagnoli emigrati in cerca di migliori condizioni economiche e di libertà, risentono dell'anarchismo predicato dal nucleo più compatto dei barcellonesi. Un collaboratore dell'"Aurora", José de Jesùs Màrquez, fautore di cooperative e di un vago socialismo umanitario, ha abitato e lavorato negli Stati Uniti. Assieme a un gruppo di anarco-sindacalisti Màrquez fonda nel 1866 la prima lega sindacale di Cuba, Asociación de Tabaqueros de la Habana, ispirata al pensiero di Bakunin, che si svilupperà poi sotto l'influenza di Elisée Reclus, Errico Malatesta e Anselmo Lorenzo.

1866 

Settembre. AI primo congresso dell'AIT, a Ginevra, si manifesta l'opposizione proudhoniana a Marx, che si rafforzerà nel II congresso (Losanna, settembre 1867). A Le Locle, in Svizzera, il maestro James Guillaume, il vecchio radicale Constant Meuron e i lavoratori dell'ancora artigianale industria orologiaia fondano la sezione dell'Internazionale che si svilupperà successivamente nella Federazione del Giura, di forte tendenza bakuninista. (Guillaume romperà con Bakunin verso il 1874, dopo che il vecchio rivoluzionario si sarà ritirato negli “ozi della Baronata”, la villa di Locarno comprata, rimessa a nuovo da Cafiero e intestata a Bakunin). 


(SITTIN' ON) THE DOCK OF THE BAY - Otis Redding

Sono seduto sotto il sole del mattino

Resterò seduto quando si farà sera

Osservando le navi entrare

Poi le guarderò quando se ne andranno di nuovo, yeah

 

Sono seduto sul molo della baia

Mentre osservo la bassa marea,

Sono proprio seduto sul molo della baia

A perdere tempo

 

Sono partito da casa mia in Georgia

Diretto alla Baia di Frisco

Perché non avevo niente per cui vivere

E pare che niente troverò sul mio cammino

 

Quindi non farò altro che stare seduto sul molo della baia

Ad osservare la bassa marea, uuh

Sono seduto sul molo della baia

A perdere tempo

 

Sembra che niente debba cambiare

Tutto rimane come prima

Non sono in grado di fare ciò che dieci persone mi dicono di fare

Quindi suppongo che rimarrò quello di sempre

 

Seduto qui a riposare le mie ossa

E questo stato di confusione e di solitudine non vuole lasciarmi in pace

In giro per duemila miglia

Solo per poter fare di questo molo la mia dimora, già!

 

Mi siederò sul molo della baia

Ad osservare la bassa marea,

Sono seduto sul molo della baia

A perdere tempo

(Nel 1967 Otis Redding viene invitato a partecipare al Monterey Pop Festival. Dopo l’esibizione lacia l’happening musicale e va a riposare su una casa galleggiante ormeggiata a Sausalito. Rilassato e riflessivo, comincia a scrivere il brano che diventerà Sittin’On The Dock Of The Bay. Nelle settimane sucessive Redding continua a lavorare al pezzo finché viene terminato in studio l’8 dicembre 1967, esattamente due giorni prima che Otis Reddinf muoia nell’incidente aereo.)




LA PAROLA AFFINITÀ

 L’idea stessa di affinità non è ben precisata. Affinità di idee o affinità di temperamento? O necessariamente entrambe? In ambito anarchico, dice Sébastien Faure, la parola affinità “esprime la tendenza che porta gli uomini a raggrupparsi per somiglianza di gusti, per conformità di temperamento e di idee. E, nel pensiero e nell’azione libertaria, gli anarchici oppongono la spontaneità e l’indipendenza con le quali questi avvicinamenti si producono e questi gruppi si creano, alla coesione obbligatoria e all’associazione forzata determinata dal contesto sociale attuale”. Non è di una chiarezza estrema, poiché è lecito domandarsi come gli anarchici si sottraggano al “contesto sociale attuale”. Murray Bookchin ricerca un’origine storica per i gruppi di affinità e curiosamente la trova in un’epoca relativamente recente, in Spagna: “L’espressione inglese affinity group è la traduzione di grupo de afinidad, nome che in Spagna indicava le cellule di base della Federazione Anarchica Iberica, il nucleo più idealista fra i militanti della CNT, la grande centrale anarco-sindacalista”. La sua definizione è originale: “un nuovo tipo di famiglia allargata, nella quale i legami di parentela sono rimpiazzati da relazioni umane di profonda simpatia, che si nutrono di qualche idea e di una pratica rivoluzionaria comune”. Ritroviamo qui il principio di affinità di idee, mentre l’affinità di comportamenti si manifesta come “stile rivoluzionario di vita quotidiana”. Il gruppo “creava uno spazio libero dove i rivoluzionari potevano ricostruirsi, come individui e come esseri sociali”. Questo ci riporta, più precisamente, alle considerazioni del vecchio Sébastien Faure: il gruppo riesce a sottrarsi “all’ambito sociale”. Bookchin afferma di poter comparare (tradurre) il gruppo di affinità degli anni Trenta funzionante in Spagna (tenendo in considerazione ogni eventuale proporzione e congiuntura) alle forme di organizzazione adottate dai “radicali” nord americani: comuni, famiglie, collettivi. Fra diversi militanti Anarchici italiani invece, l’accento viene posto sulla comunanza di opinioni iniziale: i tradizionali gruppi di affinità sono “nuclei poco numerosi e con forte comunanza di opinioni generali e particolari che possono contemporaneamente mantenersi coerenti con i principi-base ed efficienti nel dinamismo decisionale e operativo”. Viene però aggiunto: “Affinità di idee, ma anche affinità personali, indispensabili poiché il gruppo non è un’azienda, ma un modo di vivere insieme nella lotta, come parte integrante della propria vita”. 


giovedì 5 novembre 2020

Alle origini dell’anarchia - parte quattordicesima

 

1856 

Muore quasi completamente dimenticato Johann Caspar Schmidt, intellettuale tedesco che nel 1844, col nome di Max Stimer, aveva pubblicato il manifesto dell'anarchismo individualista ed “egoista”: L'Unico e la sua proprietà. Nato nel 1806 a Bayreuth (Baviera), di famiglia poverissima, sposa nel '37 una ragazza che muore subito di parto; discepolo di Hegel, membro del gruppo dei Liberi a Berlino negli anni 40 con i fratelli Bruno e Edgar Bauer, Marx ed Engels, si risposa stile bohéme nel '43; viene abbandonato nel '47 dalla moglie, scrive una mediocre Storia della reazione per guadagnare qualche soldo; l'uomo che Nietzsche chiamerà l'intelletto più fertile dell'epoca muore in miseria e solitudine.  

1858 

17 novembre - Muore a Newton, sua città natale, l'utopista gallese Robert Owen. Nato nel 1771 da famiglia di artigiani, divenne industriale, si lanciò nelle riforme sociali verso il 1800, ridusse la durata della giornata lavorativa ai suoi operai e appoggiò la costituzione di una cassa mutua e di una cooperativa di consumo nella fabbrica di New Lanark, in Scozia. Lottò contro il bestiale sfruttamento dei bambini nelle fabbriche e nelle miniere: sensibilizzati al problema alcuni parlamentari, stese in collaborazione con Robert Peel nel 1815 il primo progetto di legge operaia che, tra l'altro, vietava le assunzioni di persone al di sotto di dieci anni. Il problema non era con ciò risolto, perché la miseria della condizione operaia spingeva molti bambini in cerca di lavoro a dichiarare in complicità con i padroni un'età superiore. La reazione industriale procrastinò l'adozione della legge fino al 1819 e ne snaturò poi per lungo tempo le principali disposizioni. Owen si dedica allora alla creazione di comunità autonome di lavoratori, associati nello sforzo produttivo industriale e agricolo per combattere il pauperismo. Rimasto senza finanziamenti, raggiunge gli Stati Uniti, ove fonda nel 1825 la comunità di New Harmony. Tornato in Inghilterra, è attivo nel movimento cooperativo e sindacale di cui accetta l'impostazione classista; cerca di mettere in piedi un sistema di produzione e distribuzione di tipo socialista, ma i suoi sforzi generosi sono segnati ancora una volta dall'insuccesso, anche se le sue proposte non mancano di suscitare ampia risonanza nella classe operaia britannica. Aveva esposto la sua  “utopia” cooperativistica, solidaristica, comunitaria, nell'opera The Book of the new Moral World (1836-1844). 

1862 

Muore in un borgo non lontano da Ginevra, in circostanze non chiarite, e forse tragiche, il giovane medico anarchico Ernest Coeurderoy, nato in Francia nel 1825. Medico dei poveri, rivoluzionario, peregrinò per Svizzera e Inghilterra, Spagna, Savoia e Piemonte. Nel 1854 pubblica a Londra Jours d'exil, Trois lettres au journal "L'Homme”, organe de la démagogie francaise à l'étranger e, in ottobre, il più controverso Hurrah! ou la Révolution par les Cosaques, in cui, vista l'impotenza  popolare, si augura la catastrofe di una guerra distruttrice, o più esattamente di un'invasione dei cosacchi, i nuovi barbari che avrebbero la funzione, come gli antichi con Roma, di eliminare una società decadente e corrotta. Nel dicembre 1855 pubblica la sua ultima opera, la seconda parte di Jours d'exil, poi da Londra va a Ginevra e non si sa più nulla di lui. Aveva annunciato la continuazione di Hurrah!  con Les Braconniers ou la Révolution par l'Individu, in cui voleva rappresentare la distruzione dell'autorità probabilmente per mezzo della guerriglia anti-autoritaria. Immaginifico, generoso, eccessivo. Coeurderoy non poteva più vivere in una società troppo arretrata. Il suo pensiero ha influenzato dopo un secolo l'Internazionale Situazionista: in esso ha trovato molti spunti per avviare un discorso sul “superamento del bolscevismo” per esempio Raoul Vaneigem, che ha anche curato una edizione francese di scritti di Coeurderoy con l'introduzione intitolata Terrorisme ou révolution e pubblicato Banaltés de base (1962) e Avis aux civilisés relativement à l’autogestion  généralisée (1969) sulla rivista "Internazionale Situazionista". 


Due piccole parole sulla coscienza


La coscienza è una parte della nostra vita mentale molto più piccola di quanto abbiamo coscienza, perché non possiamo essere coscienti di ciò di cui non siamo coscienti. Allo stesso modo si può avere l'impressione che la coscienza pervada tutta l'attività mentale, mentre in realtà non è affatto così.

È molto più probabile che l'apparente continuità della coscienza sia in realtà un'illusione, esattamente come la maggior parte delle altre metafore sulla coscienza. 

Spesso la coscienza non solo non è necessaria, ma può essere del tutto indesiderabile.

Siamo stati indotti alla conclusione che la coscienza non è ciò che noi generalmente pensiamo che sia. Essa non va confusa con la reattività. Non interviene in una vasta moltitudine di fenomeni percettuali. Non ha alcuna parte nell'esercizio di abilità, di cui al contrario spesso ostacola l'esecuzione. Non interviene necessariamente nel parlare, nello scrivere, nell'ascolto o nella lettura. Non trascrive l'esperienza, come molti credono. La coscienza non ha nulla a che fare con l'apprendimento di segnali, né c'è alcun bisogno del suo intervento per apprendere abilità o ricavare soluzioni, cose che si possono fare senza avere coscienza. Non è necessaria per la formulazione di giudizi o di pensieri semplici. Non è la sede della ragione, e anzi alcuni fra gli esempi più difficili di ragionamento creativo fanno a meno della sua assistenza. Essa inoltre non ha una localizzazione reale, ma solo ubicazioni immaginarie. Se i ragionamenti che abbiamo svolto finora sono stati corretti, è possibilissimo che sia esistita una razza di uomini che parlavano, giudicavano, ragionavano, risolvevano problemi, che facevano in definitiva quasi tutto quello che facciamo noi, ma che non erano affatto coscienti.


Il debito, il lato nero del capitalismo

Il debito è il mezzo più efficiente mai creato per mantenere relazioni fondamentalmente basate sulla violenza e su diseguaglianze violente, facendole sembrare giuste ed eticamente corrette. Quando il trucco non funziona più, esplode tutto. E quello che sta accadendo adesso. Il debito ha chiaramente dimostrato di essere il fattore di maggior debolezza del sistema, il punto in cui si perde il controllo e consente agli oppositori infinite opportunità di gestione. Si parla di sciopero del debito, di cartello dei debitori. Si potrebbe iniziare con garanzie  contro gli sfratti: di quartiere in quartiere, aiutandoci gli uni con gli altri. La forza della contrapposizione non sta solo nello sfidare i regimi del debito, ma nello sfidare la vera anima del capitalismo, la sua base morale, ora svelata da una serie di promesse tradite, per fare ciò occorre creare una nuova realtà.

Un debito è solo una promessa e il mondo di oggi è pieno di promesse che non sono state mantenute. 

Tutto questo sistema si sta sbriciolando. Quello che rimane è solo ciò che riusciamo a prometterci a vicenda, direttamente, senza la mediazione di burocrazie economiche e/o politiche. La rivoluzione inizia con il chiedersi: che tipo di promesse fanno gli uomini e le donne liberi e come possiamo costruire un mondo nuovo attraverso queste promesse?