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giovedì 23 febbraio 2012

LA TECNOLOGIA e Ned Ludd

La tecnologia è più un processo e un concetto che una forma statica. E' un complesso sistema che comprende la divisione del lavoro, l'estrazione delle risorse e lo sfruttamento in favore di tutti quelli che lavorano in questo processo. La tecnologia si distingue dai semplici strumenti. Uno strumento semplice è l'uso temporaneo di un elemento all'interno della nostra area che ci è immediatamente vicina finalizzato ad aiutarci in un'operazione specifica. Gli strumenti non comprendono un complesso sistema che aliena gli utilizzatori dall'azione. Nella tecnologia questa separazione è implicita, e crea un'esperienza intermedia che porta alle varie forme di dominazione. La nostra dominazione cresce ogni volta che un nuovo "salva-tempo" tecnologico viene creato, poiché rende necessaria la costruzione di più tecnologia per il supporto, l'alimentazione, il mantenimento e la riparazione della tecnologia originale. Ciò ha condotto molto velocemente all'istituzione di un complesso sistema tecnologico che sembra avere un'esistenza indipendente dagli umani che lo hanno creato, e dove i rapporti di potere tra l’inventore e l’invenzione chiaramente favoriscono gli interessi della Macchina stessa. I sottoprodotti scartati dal Sistema Tecnologico inquinano il nostro ambiente fisico e psicologico. Il Sistema Tecnologico metodicamente distrugge, elimina, o subordina il mondo naturale, e non permette alla Terra di ristabilirsi o di creare una relazione simbiotica con esso. La tecnologia sta costruendo un mondo esclusivamente a misura delle macchine e l'ideale che spinge il sistema tecnologico a compiere i suoi sforzi è quello di poter meccanizzare ogni cosa che incontra. Se noi vogliamo essere qualcosa di più che "servi delle macchine" o cyborg lacchè della tecnologia dobbiamo allora riconoscere la sua dominazione e lavorare per smantellare il sistema che è stato edificato attorno alla necessità delle macchine, e non delle forme di vita libere.

RAVACHOL infanzia e adolescenza

Francois Claudius Koeningstein (Ravachol era il nome della madre) nacque a Saint-Chamond nel dipartimento della Loira, il 14 ottobre 1859 da madre francese e padre olandese. Il padre laminatore alle ferriere di Isieux, la madre filatrice di seta in una filanda. Il padre maltratta la madre e poi l’abbandona nella miseria più nera, sola con quattro figli, il più giovane dei quali di tre mesi.
Ravachol trascorre gli anni dell’adolescenza in campagna lavorando prima come pastore, poi come apprendista tintore. A diciotto anni la lettura de "L’ebreo errante" di Eugène Sue e alcune conferenze di militanti anarchici e collettivisti gli fanno perdere la fede e prendere coscienza dei problemi sociali. Nello stesso periodo Francois inizia a leggere i periodici anarchici come “La Révolte” e “Le Père Peinard”, che completano con indicazioni più ideologicamente precise, la sua formazione e le sue convinzioni politiche. Ai periodi di lavoro si alternano per Ravachol periodi sempre più lunghi di disoccupazione. Per non morire di fame la famiglia si adatta ad andare a rubare galline nelle campagne intorno a Saint-Chamond. Oltre a suonare la fisarmonica nelle balere per arrotondare il salario a Saint-Etienne dove si era trasferito con tutta la famiglia, Ravachol inizia la sua carriera di fuorilegge: contrabbandiere d’alcol, falsario e rapinatore.
La scelta dell’anarchico è basata sulla teoria di Max Stirner: “Solo attraverso il crimine l’individuo potrà distruggere la potenza dello stato”.
La sua prima vittima è un certo Jean-Marie Rivollier personaggio strano appartenente alla comunità cattolica dei “beghini”, ricco e avaro che aveva radunato una grossa fortuna vivendo di elemosine.
Due mesi dopo Ravachol si inventa un nuovo fantasioso colpo, rubare i gioielli della baronessa di Rochetaillée sepolti con lei sei mesi prima nel cimitero di Saint-jean-Bonnefond.

Dopo la profanazione della tomba della baronessa Ravachol viene arrestato per l’uccisione a scopo di rapina, di un vecchio eremita ricchissimo, ma riesce a fuggire mentre i gendarmi lo portano in prigione, correndo per diversi chilometri con le manette ai polsi. Per far perdere le sue tracce Ravachol inscena un finto suicidio, getta nel fiume Rodano i suoi vestiti e lascia in riva al fiume un biglietto con sopra scritto: “Compagni non volendo servire di trastullo alla giustizia borghese e stanco di veder perseguitare dei bravi compagni per causa mia, prendo la decisione di farla finita. Mio solo rammarico è di non aver potuto mettere al sicuro il denaro dell’eremita affinché altri potessero usarlo nell’interesse della causa”.
Ravachol si trasferisce a Parigi con una nuova identità: Léon Léger, ma questa è un’altra storia.

Il mondo come ora lo conosciamo sarà distrutto -SUBCOMANDANTE MARCOS-

Il mondo come ora lo conosciamo sarà distrutto.
Sconcertati e malconci, non potranno rispondere niente ai propri vicini quando gli domanderanno “Perché?” Prima, ci saranno mobilitazioni spontanee, violente e fugaci. Poi un riflusso che permetterà loro di tirare un respiro di sollievo. Ma, poi arriveranno nuove sollevazioni,  organizzate, perché vi parteciperanno collettivi provvisti di identità. Allora, vedranno che i ponti che hanno distrutto, credendo che fossero stati costruiti per aiutare i barbari, non solo sarà impossibile ricostruirli, ma si accorgeranno che quei ponti c’erano anche per essere aiutati.
E loro diranno che verrà un'epoca di oscurantismo, ma non sarà altro che semplice rancore, perché la luce che volevano fermare e gestire non servirà assolutamente a quei collettivi che hanno fatto luce propria, e con essa ed in essa camminano e cammineranno.
Il mondo non sarà più lo stesso mondo.
Nemmeno sarà migliore. Ma si sarà dato una nuova opportunità di essere il luogo in cui sia possibile costruire la pace con lavoro e dignità, e non un continuo andare controcorrente in un incubo senza fine. Allora, messo in poesia, in una scritta su un muro distrutto si leggeranno le parole di Bertold Brecht:"Voi, che emergerete dalla marea nella quale noi siamo annegati, ricordate quando parlate delle nostre debolezze, anche i tempi bui ai quali voi siete scampati."
Abbiamo camminato, cambiando più spesso i paesi delle scarpe, attraverso le guerre di classe, disperati, quando c'era solo ingiustizia e nessuna rivolta. Eppure sappiamo che anche l'odio verso la bassezza distorce i tratti del viso. Anche l'ira per le ingiustizie rende la voce rauca. Purtroppo, noi, che volevamo preparare il terreno per la gentilezza non potevamo essere gentili. Ma voi, quando sarà venuto il momento in cui l'uomo sarà amico dell'uomo, ricordate noi con indulgenza.

giovedì 16 febbraio 2012

UN MONDO MIGLIORE E’ POSSIBILE

Poesia del rifiuto, sciopero generalizzato e modulato nei vari comparti della vita quotidiana, dal lavoro salariato al matrimonio, tanto per cominciare, esplorando un’autocostruzione che svaria dagli affetti all’habitat, dalla decrescita economica (segno di una crescente opposizione al produttivismo generalizzato e globalizzato)  alla società del dono, ancora tutta da inventare.
Autocostruzione come tentativo concreto di organizzarsi nella critica della vita quotidiana secondo gli schemi rinnovati di un mutuo soccorso qualitativo.
Auto-organizzare le lotte e la diserzione di quanti sono obbligati a vendere la loro forza lavoro in un mondo in cui la carenza crescente di posti di lavoro è diventata l’alter-ego dell’obbligo di lavorare per sopravvivere consumando e osando persino chiamare vita questa schifosa messa in scena.

Gli auto costruttori tendono a costituire un’autonomia nella vita quotidiana, sottraendo al condizionamento zone in cui esso tende ad azzerarsi.
Ogni singolo atto di resistenza può contribuire, federandosi solidamente, a ricostituire il tessuto lacerato di una società umana non alienata.
La sola dinamica sociale che possa innescare il processo capace di liberarci dal totalitarismo economico passa per l’opera di decondizionamento in grado di produrre una società di individui senza pregiudizi. Ognuno scelga il suo tipo di autocostruzione, ma ciascuno è, individualmente e collettivamente, il solo responsabile delle proprie scelte.
Non c’è tempo da perdere, bisogna incamminarsi senza indugi verso un’autonomia crescente, mettere insieme tutte le diversità senza snaturarle e senza subirle è il compito di ciascuno e di tutti, tranne che di specialisti della rivoluzione che abbiano in testa un persistente pregiudizio sul come questa si debba attuare.
La Rivoluzione sarà la socializzazione cosciente di questa volontà di vivere o non sarà.

THE IDIOT BASTARD SON di Frank Zappa

Il figlio idiota bastardo:
Il padre oggi è un nazista nel congresso
La madre fa la puttana in qualche angolo di Los Angeles
Il figlio idiota bastardo:
Abbandonato sul sedile posteriore di una macchina
Kenny lo pigierà dentro una scatola, il ragazzo idiota!
Non ho mai potuto fare sport perchè ero troppo piccolo
Vino va bene il vino, 7 qualità diverse...
Scoreggione non sei che un pezzo
Del coro di voci bianche

Estraneo, estraneo, estraneo...

Prova ad immaginare la finestra coperta di verde
Passava tutto il tempo in chiesa
Scaldando il sedile
Kenny gli darà da mangiare, e Robby lo curerà
il bambino diventa grande e forte
E entrerà in questo mondo bugiardo e truffatore di gente come voi
Che sorridete e pensate di sapere che cosa significa tutto questo
(pensate di sapere tutto... forse è vero)
Cantiamo la canzone. Capite?
Abbiamo pietà... il ragazzo idiota
Prova ad immaginare la finestra coperta di verde
Tutto il tempo che lui passerà, i colori che mescolerà
Dove sono ora?

Le risorse naturali ci appartengono

Abbiamo troppo spesso concesso degli alibi alla disperazione che nasce dal sentimento di dover lottare contro un nemico troppo potente. In effetti non si tratta di affrontare quel che uccide, ma di battersi per vivere meglio. Esiste una violenza della vita che è insopprimibile e che conosce l'arte di aggirare, di annientare la violenza mortifera. Bisogna imparare a scommettere sulla nostra creatività per affondare un sistema che si distrugge minacciandoci di distruzione. Quando avremo capito che il desiderio di una vita diversa è già quella vita, smetteremo di cadere nella trappola dei dualismi intellettuali - bene e male, riformismo e radicalismo, ottimismo e pessimismo - che ci distolgono dai nostri veri problemi. La disperazione è oggi insieme alla paura, l'arma più efficace per il totalitarismo mercantile. Questo è ormai arrivato a rendere redditizia la speranza, facendo quotidianamente della verità, del suo declino una verità universale che incita a una saggia rassegnazione, meglio accontentarsi di un oggi miserabile dal momento che il domani sarà peggiore.
E' tempo di prendere coscienza delle occasioni offerte all'autonomia individuale e alla creatività di ciascuno. Secondo il parere dei suoi promotori, il capitalismo finanziario è condannato all'implosione a più o meno lunga scadenza. Ciononostante in una forma sclerotizzata si profila un capitalismo risanato che progetta di approfittare delle energie rinnovabili facendocele pagare allorché sono gratuite. Ci vengono proposti biocarburanti a condizione di accettare delle culture transgeniche di colza, l'ecoturismo getta le basi di un saccheggio della biosfera. A questi livelli è già possibile intervenire. Le risorse naturali ci appartengono, sono gratuite e devono essere messe al servizio della gratuità della vita. Toccherà alle comunità autonome assicurare la loro indipendenza energetica e alimentare liberandosi dal peso delle multinazionali e degli stati che sono loro vassalli. Ci è offerta l'occasione di riappropriarci delle energie naturali riappropriamoci della nostra stessa esistenza.

RECLAIM THE FIELDS

Reclaim the fields è un'organizzazione orizzontale, senza gerarchie e aperta a tutte le persone che si identificano nei loro obiettivi, un gruppo che cambia in rotazione, dove si può imparare dagli altri e condividere le proprie esperienze.
Le tematiche principali di cui si occupano sono l'accesso alla terra, l'agricoltura collettiva e il diritto a riprodurre e scambiare le sementi.
Mettono in pratica le loro idee, legando le azioni locali alle lotte politiche globali rifiutando qualsiasi forma di autoritarismo, gerarchia e discriminazione. L'assemblea viene organizzata di volta in volta in luoghi legati a lotte affini alle tematiche di Reclaim the Fields per condividere le conoscenze e le esperienze.
Al termine dell'ultimo campeggio in Romania di Reclaim the Fields l'assemblea ha deciso di organizzare l'incontro successivo in Italia.
Il luogo che ospiterà l'iniziativa è il Mezcal Squat. La struttura facente parte dell'ex Ospedale psichiatrico di Collegno, è nel Parco della Certosa Reale alle porte di Torino

giovedì 9 febbraio 2012

LA SCENA INTEGRALE DEL POTERE di Jean Baudrillard

Il potere ha ormai preso le sembianze di una scena integrale alla quale nessuno può assistere senza partecipare. Lo spettatore è anzi il figurante di uno show per cui non si staccano biglietti né si prenota la poltrona, essendo spettacolo la forma attuale del mondo. Sia che prevalga in noi il rifiuto della politica oppure la lotta e l’indignazione civile, gravitiamo intorno allo stesso nodo:  l’esibizione sfrenata del potere come messa-in-scena. Ma se ciò è avvenuto, forse qualcosa era già attivo in noi all’alba della spettacolarizzazione della politica; forse v’è un fatto antecedente che riguarda la natura medesima degli spettatori. Il problema attuale della classe politica consiste nel fatto che non si tratta più di governare, ma di mantenere l’allucinazione del potere e ciò esige dei talenti del tutto particolari. Produrre il potere come illusione è come manovrare capitali circolanti, come danzare davanti a uno specchio. E se accade che non c’è più il potere, la ragione è nel fatto che tutta la società è passata alla servitù volontaria. Ma ciò è avvenuto in una strana maniera: non più come volontà di essere servi, bensì come ciascuno divenuto servo della propria volontà. In una somma di volere, di potere, di sapere, d’agire, di riuscire, ognuno si è piegato a tutto questo, e il colpo sul potere è perfettamente riuscito: ognuno di noi è divenuto un sistema asservito, auto-asservito, poiché ha investito tutta la sua libertà nella volontà folle di trarre il massimo dallo sfruttamento di se stesso.
Modernità costellata di individui servi-potenti l’assassinio ininterrotto del potere insiste sul sorpasso della sua dimensione verticale e ascetica; è questo uno degli effetti collaterali della fine delle gerarchie politiche e della trascendenza teologica. Lo spettacolarizzazione della politica ne è il frutto maturo, necessario per convocare la rappresentazione iterata del potere nel vuoto della propria manifestazione. Se di questo si tratta, allora il potere è ormai una funzione rappresentativa “vuota”, una casella che solo il servo volontario più ambizioso può coprire e modellare a suo piacimento.
A partire dal momento in cui il potere non è più l’ipostasi, la trasfigurazione della servitù, e che questa è integralmente diffusa nella società, allora non gli resta che crepare come una funzione inutile l’uomo politico più brillante, il supremo maestro della servitù volontaria, ci supera per auto-agonismo; questi ci porta con sé nello schianto eclatante del potere i cui bagliori sono oggi il nostro unico “spettacolo”.

La rivoluzione biologica

La rivoluzione biologica non passa più per alcuna mediazione razionale, per alcuna politica possibile. 
Non si tratta più di discutere su questioni distributive, su argomenti di ricchezza e povertà, su moralità di appropriatori e di espropriati, quando a vivere veramente non è più nessuno, quando a rischiare di morire sono indifferentemente tutti. Questa è la consapevolezza semplice e terribile che serpeggia velocemente dovunque, e di cui vediamo ogni giorno esplodere sempre più frequenti e vicini i fuochi sparsi ancora per poco. E questa è la matrice di una rivolta indomabile e irrecuperabile. Più nessuna controrivoluzione potrà stravolgere la potenza della negazione in energia della riproposizione, più nessuna controrivoluzione avrà spazi per i suoi automatismi integratori, quando ciascuno avrà finito di capire che non c'è più nient'altro da capire se non che così si muore. È di questo che gli ultimi potenti hanno il giusto terrore. È per questa che sognano la sopravvivenza della politica. È perciò che i più astuti di loro liquidano alla svelta la propria figura di onniscienti, svendono a derrate autocritica e contrizione: per rendere credibile l'ultima controrivoluzione - ma già fallita in partenza - quella che chiama a raccolta tutti i fedeli della Santa Carestia, mentre può aprire il fuoco sui nemici del «progresso» marchiati ad uno ad uno dalle memorie elettroniche delle squadre politiche.

ZABRISKIE POINT di Michelangelo Antonioni

Spinto dalla passione e dalla serietà di sempre, Michelangelo Antonioni si solleva dall'amara contemplazione d'un paesaggio sentimentale grigio e tedioso, alza gli occhi, si guarda intorno e scopre come il lamento universale non sia più motivato: la terra gira storta, ma ha ormai trovato nella polveriera dei giovani un conforto alla desolazione di esistere, una virtù dinamica in cui si esprime, col continuo mutarsi delle prospettive morali, il perenne reinventarsi della vita. Per convincersene Antonioni va negli Stati Uniti, prende dalla strada due giovani inquieti, Mark e Daria, li colloca sullo sfondo d'una America contraddittoria, che ospita insieme la follia consumistica e gli ideali dell' anarchia, e nel loro breve incontro vede riassunto il drammatico ma fervido destino che aspetta il mondo di domani.
Ambedue i giovani sono in rotta col sistema: lei, stanca dell'ambiente in cui vive come segretaria d'un affarista di Los Angeles, è partita in automobile in cerca di solitudine; lui, studente alla deriva, accusato dai compagni rivoluzionari d'individualismo borghese, dopo la morte d'un poliziotto in uno scontro all'Università di Berkeley ha rubato un aereo da turismo e si è diretto verso il deserto. Dopo un pazzo e poetico flirt tra cielo e terra, si prendono per mano e raggiungono Zabriskie Point, la terrazza panoramica affacciata sulla Valle della Morte che si stende fra il Nevada e la California, e qui trovano subito nel gioco e nell'amore il profumo di libertà che andavano cercando. Ma nel rapporto che per brevi ore li lega ci sono accenti nuovi rispetto alla tradizione romantica. Quel loro festoso scherzare e abbracciarsi è un modo di sognare, d'inventare il futuro insieme a tutti coloro che la vecchia società respinge, siano neri siano hippies. È soprattutto la ricerca d'una vittoria sulla nevrosi dell'incomunicabilità, ottenuta sostituendo al mito del dollaro e del benessere privato la gioia del sentirsi, allacciati gli uni agli altri, in armonia con la natura, un deserto
ripopolato di frutti e fiori di carne, nati dalla terra e dalla terra consumati. Bruciato dal sole, il loro idillio è finito: spinto dall'amore del rischio, Mark, braccato dai custodi del Potere, si stacca da Daria e torna in volo a Los Angeles. L'aereo, dipinto di fiori, fa appena in tempo a posarsi che subito scatta la morsa del ferro e del cemento: un poliziotto spara, Mark muore sul colpo. Daria, appresa la notizia dalla radio, raggiunge la villa lussuosa in cui i suoi uomini d'affari discutono nuovi piani di speculazione, ma subito se n'allontana. In Zabriskie Point sono rappresentati i punti chiave di quel delicato momento storico fra la fine dei 60 e l’inizio dei 70: la crisi generazionale che spinse i giovani a ribellarsi all’autorità precostituita, lo scontro di classe e soprattutto l’amore libero, felice, universale rappresentato nella visionaria sequenza in cui decine di coppie si amano, facendo da specchio ai protagonisti, sullo sfondo del deserto californiano. Eros legato a Thanatos: dopo la morte del protagonista (Mark Frechette), Antonioni chiude il cerchio con un finale agghiacciante. L’esplosione della villa sulle rocce e di tutto quello che essa rappresenta: capitalismo, consumismo, accumulazione, mercificazione, sulle note dei Pink Floyd.
Zabriskie Point è un film che colpisce con le armi autentiche della poesia. Anche se soltanto pochi sapranno riconoscere nel montaggio il suo segreto, nessuno potrà sottrarsi all'incanto che desta la levità di questo realismo magico, l'alleanza fra la semplicità del simbolo e l'ariosità del segno.
Cameo per Harrison Ford mentre Mark Frechette (che interpreta Mark il protagonista) dopo un salto in Italia morì in una rapina assieme alla sua ragazza.




giovedì 2 febbraio 2012

Libertà subito per tutti gli arrestati!

I nostri fratelli, compagni, amici  dormono  ancora nelle patrie galere, gli arresti sono stati  confermati, per tutti Loro sono state addotte motivazioni ridicole. Lo sapevamo, lo temevamo.
Noi conosciamo, abbiamo tutti sperimentato più volte che  dietro il concetto di giustizia espresso dai poteri (tutti) esiste unicamente l'arroganza, la prepotenza, la violenza esercitata dal più forte (o per lo meno da chi si crede tale) sul più debole.
Sappiamo che all'interno del concetto di giustizia così come lo intendono le società a struttura gerarchica sia quelle apertamente autoritarie sia quelle ad impronta liberale, esiste la più grande delle menzogne. La legge che costruisce il loro concetto di Giustizia si fonda sulla sopraffazione di coloro che non si omologano, che non aderiscono. Nel suo affermarsi, il potere impone il proprio dominio con violenza modulando variamente l'intensità di questa in relazione al luogo, al momento, alla situazione. La sua missione rimane l'asservimento per sopraffazione, per paura, per emarginazione, per eliminazione degli Individui, non allineati, non omogenei. 
Ora qui noi vediamo uomini e donne messi in carcere in modo arbitrario, violento, arrogante, come detto con risibili motivazioni.
Tutto questo è sotto gli occhi di tutti.
Stiamo assistendo a niente altro che all'applicazione della legge del più forte, al naturale esercizio della violenza da parte del potere. 
Qui ora nel nostro paese il potere liberal democratico cioè gli interessi economici che ne reggono le fila, sta semplicemente applicando la sua Legge, credendosi forte vuole sottomettere chi non si adegua, vuole sopraffare quelli che pensano di difendere la propria terra, quei sognatori che  pensano che la propria passione possa essere più forte del denaro: vogliono intimidire, creare paura, vogliono separare, tacitare (le stesse motivazioni che hanno addotto per gli arresti dei Nostri sono l'ostentazione della loro arroganza della loro prepotenza: noi siamo il potere e facciamo le regole, quando è necessario le cambiamo a nostro piacimento).
Ora a Noi non resta che resistere alla loro violenza, alla loro arroganza, e per questo è necessario batterci con le nostre migliori armi. Sappiamo che esse ci possono rendere più forti di loro. La passione, la solidarietà, la gratuità, la determinazione sono le nostre armi, esse possono essere micidiali.
Se ne avremo consapevolezza saremo invincibili.
Libertà subito per tutti gli arrestati!  

       

Il capitale è il denaro che sale alla testa

La forma moderna del denaro non è il capitale, la forma moderna del denaro è il salario. Al contrario, il capitale è la forma immediata del denaro, la sua forma arcaica.
L’esistenza del denaro come idea in una testa è l’idea che il denaro può comprare tutto. Così, basta che il denaro penetri in una testa ed ecco che diviene ciò che manca, ciò che difetta, ciò che deve aumentare, ecco che diviene sete di denaro. Immediatamente, il denaro ha per fine il denaro.
Il denaro non è soltanto un oggetto del desiderio d’arricchimento, è questo desiderio stesso. La passione del denaro è cosa diversa da un bisogno particolare di vestiti, di armi, di gioielli, di donne, di vino. La passione del denaro è la passione dell’universalità, è la passione d’essere tutto. Il denaro è immediatamente la contraddizione tra l’idea di tutto ciò che esiste e tutto ciò che esiste.
Il capitale è il denaro che vuol realizzarsi come denaro.
Il capitale è il denaro che sale alla testa.
Il denaro è immediatamente una menzogna sul denaro: mentre il denaro è essenzialmente ciò che manca, la rarità che esiste, il capitale come idea in una testa di capitalista e come attività del capitalista è: ciò che manca ma che può aumentare indefinitamente.
E’ il denaro che vuol realizzarsi senza sopprimersi.
La disgrazia del pensiero borghese è di voler realizzare il denaro senza sopprimerlo
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LA LIBERTA' di Errico Malatesta

La libertà è il solo mezzo per arrivare, mediante l'esperienza, al vero ed al meglio: e non vi è libertà se non vi è libertà dell'errore.
Libertà dell'errore, vale a dire libertà come concetto laico di verità e quindi come possibilità, per tutti, di dare seguito alle proprie idee purché non limitino la realizzabilità di quelle altrui. Questa libertà, scopo e mezzo di ogni progresso umano, deve essere infatti per noi e per i nostri amici, come per i nostri avversari e nemici. Gli anarchici, cioè, amano correre i rischi della libertà. Noi siamo per la libertà non solo quando ci giova, ma anche quando ci nuoce. E solo così vi può essere libertà. Essa si definisce come possibilità di pensare e propagare il proprio pensiero, libertà di lavorare e di organizzare la propria vita nel modo che piace; non libertà s'intende di sopprimere la libertà e di sfruttare il lavoro degli altri. Per conseguenza gli anarchici intendono conquistare la libertà per tutti, la libertà effettiva, s'intende, la quale suppone i mezzi per essere liberi, i mezzi per poter vivere senza essere obbligati di mettersi alla dipendenza di uno sfruttatore, individuale o collettivo.