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giovedì 18 dicembre 2025

Le prime esperienze politiche di Luigi Galleani (1881-1891) (II°)

La formazione politica del Galleani deve quindi ricondursi, in questi primi anni della sua attività, alle due matrici fondamentali del socialismo legalitario e dell'anarchismo comunista, delle quali utilizza, senza per altro porsi il problema della loro interrelazione sul piano ideologico, gli spunti che più gli sono congeniali sul piano dell'attività operativa che egli va svolgendo in questi anni. 

Se infatti il fallimento degli scioperi torinesi del maggio-giugno 1886, seguiti da una dura repressione poliziesca, e il contemporaneo scioglimento del Partito Operaio Italiano determinano una reviviscenza di attività da parte degli anarchici in Torino, pare non si debba attribuire al Galleani una diretta partecipazione alla fondazione della «Gazzetta operaia» che di questi gruppi rappresenta la voce, ché anzi l'intervento successivo del Galleani nel giornale determina un dirottamento della linea politica originariamente assunta dal periodico. L'intransigenza della «Gazzetta operaia», che si proclama comunista anarchica, e che si concreta nella sua presa di posizione contro l'organizzazione delle forze anarchiche, nella sua recisa condanna del parlamentarismo, nel rifiuto dei mezzi di lotta legalitari e quindi nella opposizione alle correnti evoluzionistiche e operaiste del socialismo, viene stemperata proprio ad opera del Galleani, che, anche per l'influenza esercitata su di lui dalle nuove posizioni assunte da F. S. Merlino, si fa portavoce della spinta unitaria diretta a far confluire in un solo partito d'azione tutti «i compagni» piemontesi. 

L'interesse del Galleani nei confronti del Partito operaio e per l'organizzazione di cui esso è espressione, gli fa superare almeno momentaneamente la polemica che ad esso lo opponeva a proposito del concetto di lotta di classe. In questo stesso anno infatti (1887) il Galleani si fa promotore di una serie di iniziative dirette a incidere nella realtà operaia ai fini della realizzazione di quel programma «unitario» di cui si era fatto sostenitore. Per sua ispirazione nascono quindi a Vercelli il circolo socialista Difesa del lavoro e la Lega dei lavoratori che, avendo come movente ispiratore i concetti di resistenza propri del partito operaio, lasciano in ombra quello che poteva essere l'aspetto polemico dell'intervento del Galleani. In questo periodo infatti egli va puntualizzando quella che è la sua posizione politica nei confronti dei movimenti socialisti. Ma se da un lato questa chiarificazione lo libera definitivamente da quelle reminiscenze democratiche e legalitarie, che avevano caratterizzato i suoi primi anni a Torino, ciò non gli impedisce sul piano operativo di portare avanti un discorso interlocutorio che deve servirgli, nei suoi intendimenti, quale strumento di pressione ai fini di un progressivo ribaltamento su posizioni più decisamente anarchiche di quei gruppi dei quali egli si è fatto parte attiva. Così nel luglio-agosto del 1887 lo troviamo impegnato in un giro di propaganda nel biellese, che ha lo scopo di diffondere tra le masse proletarie della zona il concetto di resistenza economica e di promuovere un movimento unitario in vista di quella che sarà la rivoluzione, che emanciperà tutte le classi sociali ed eliminerà ogni oppressione autoritaria. 


RUBY TUESDAY – The Rolling Stones

Lei non dice mai da dove viene

ieri non importa se é passato

mentre il sole splende

o nella notte scura, nessuno lo sa

lei viene e va


Arrivederci Ruby Tuesday

chi può darti un nome

se cambi ogni giorno

mi manchi sempre


Nessuna domanda sul perché lei vuole essere libera

Oh! ti dirà che é l’unico modo di essere yeah

Lei non può essere incatenata

ad una vita dove non si ottiene niente

e niente é perso, a un tale costo


Arrivederci Ruby Tuesday

chi può darti un nome

se cambi ogni giorno

mi manchi sempre


Non c’é tempo da perdere, l’ho sentita dire

prendi i tuoi sogni prima che scivolino via,

lontano morendo

Perdi i tuoi sogni e perderai la testa

ingiusta la vita vero?


Arrivederci Ruby Tuesday

chi può darti un nome

se cambi ogni giorno

mi manchi sempre



La Madre di tutte le Stragi

È stata la madre di tutte le stragi, quella che ha iniziato in Italia la stagione del terrorismo e soprattutto del terrorismo di Stato.

C‘è una frattura nella società italiana che non si è ancora ricomposta. E pensare che sono passati quasi sessant’anni. La cosiddetta frattura data infatti dal 1969. Quell’anno, segnato da una sequenza impressionante di attentati piccoli e grandi, ha il suo drammatico epilogo il 12 dicembre 1969. Bombe a Milano: alla Banca nazionale dell’agricoltura (17 morti e quasi cento feriti) e una bomba inesplosa alla Banca commerciale italiana di piazza Cordusio. Bombe a Roma: alla Banca nazionale del lavoro in via Veneto (14 feriti) e all’Altare della patria, in piazza Venezia (quattro feriti).

Da quella strage inizia una storia infinita che si concluderà nei tribunali ben 36 anni dopo: il 3 maggio 2005. Con un epilogo incredibile: quelle bombe non le ha messe nessuno. Tragitto più breve, invece, ha la ricerca di responsabilità della morte nella questura di Milano di un fermato subito dopo gli attentati. Si tratta del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli che, stando alla sentenza del 1975 dell’allora magistrato e oggi senatore del Pd, Gerardo D’Ambrosio, sarebbe precipitato da una finestra del quarto piano per colpa di un «malore attivo», un malore così improvviso da non permettere ai poliziotti presenti nella stanza di riuscire a fermare la caduta.

Perché frattura? Perché quelle bombe e quei morti ci raccontano il «lato oscuro» del potere, di una classe politica, degli apparati dello stato italiano. Ci raccontano la volontà di «normalizzare» con il terrore i fermenti di una parte consistente della società italiana che voleva un profondo cambiamento. Ci raccontano come la paura di perdere il potere politico abbia «consigliato» la politica delle bombe.

E nonostante il passare degli anni abbia depositato tanta polvere su quegli avvenimenti, abbia reso incerta la memoria, abbia appannato l’orrore, la frattura permane. Incredibile, vero? Eppure…

Quel 12 dicembre 1969, infatti, ha scritto un percorso della storia italiana. Ha modificato il discorso sociale e politico, tanto che si può con certezza affermare che c’è un prima e un dopo le bombe. Insomma, un tragico salto qualitativo.

Allora focalizzare l’attenzione su un fatto di quasi sessant’anni, richiamare il senso della memoria non è operazione solo storica, ma è qualcosa di ancor più rilevante. Non è un caso che classe politica e mass media stiano lavorando per modificare (ancora una volta) il senso e il significato di quegli avvenimenti. Se la frattura fosse stata ricomposta non ci sarebbe bisogno di voler rileggere la storia secondo «una memoria condivisa». Questo ritornello ripetuto ogni volta che si sente echeggiare «12 dicembre 1969» significa che l’operazione di rimozione non ha avuto quel successo ricercato da chi deteneva e detiene il potere.



giovedì 11 dicembre 2025

Le prime esperienze politiche di Luigi Galleani (I°)

1881-1883 

L'anno in cui Luigi Galleani si iscrive all'Università di Torino segna l'inizio di un periodo in cui il gracile movimento socialista torinese, rimasto in ombra dopo la costituzione, nel 1876, di una sezione internazionalista, riprende vigore, in un fervore di iniziative politiche che sboccheranno, nell'aprile del 1882, nella fondazione del periodico socialista «Proximus tuus». Sebbene il giornale si faccia promotore, in un certo qual senso, di una campagna di condanna nei confronti della «sterile intransigenza degli astensionisti che vogliono tutti i diritti o nessuno», l'appello da esso rivolto a tutti coloro che aspirano all'abolizione delle ingiustizie sociali, nonché l'affer-mazione della necessità della creazione di società operaie di resistenza, insieme alla convinzione, propugnata apertamente nelle sue pagine, che la proprietà collettiva delle terre e degli strumenti di lavoro costituiscono la base essenziale del socialismo, non possono che rappresentare un elemento catalizzatore degli interessi del Galleani, che usciva allora dal primo periodo di scapigliata vita universitaria, costellata di numerosi duelli, ma anche di fruttuose prese di coscienza sul piano politico. 

È indubbio che una ancora più rilevante influenza sulla formazione politica del giovane Galleani la esercitò la corrente, autodefinitasi comunista anarchica, che trova espressione nelle colonne del nuovo «Proximus tuus». Questo giornale esce nel settembre del 1883 e nel dichiararsi totalmente estraneo al proprio omonimo predecessore, porta tuttavia ad alcune estreme conseguenze quelle che potevano considerarsi presenze anarchiche, sia pure embrionali, di quello stesso giornale. Così dal concetto di proprietà collettiva delle terre e degli strumenti di lavoro si passa a quello della rivoluzione sociale che quando «avrà cambiato le basi fondamentali della società» instaurerà il comunismo anarchico che solo può segnare l'evoluzione delle classi oppresse. Sebbene non sia, allo stadio attuale delle ricerche storiografiche, documentabile la partecipazione e l'apporto del Galleani alla politica di cui si fa portavoce questo secondo «Proximus tuus», è da ritenersi comunque che egli non fosse del tutto estraneo a queste attività. Da un lato infatti troviamo una certa corrispondenza ideologica tra il contenuto del «Proximus tuus» e quello dell'«Operaio giornale della democrazia vercellese» che iniziò le pubblicazioni al principio del 1883 e che segna la prima documentata partecipazione del Galleani alla lotta politica. Dall'altro lato la fondazione da parte dello stesso Galleani del periodico «La boje» di Vercelli, sembra costituire elemento sufficiente per dedurre, se non la diretta partecipazione, almeno l'influenza esercitata su di lui dal gruppo che si era fatto promotore in Torino del giornale «La questione sociale», che si pone, dal punto di vista dei contenuti, come diretta prosecuzione del «Proximus tuus». I concetti espressi dal Galleani nella «Boje», infatti, si ricollegano in maniera assai evidente ai contenuti della «Questione sociale»: la rivoluzione sociale vista come unico strumento per realizzare l'emancipazione totale della classe proletaria e l'ideale libertario visto come fine ultimo a cui deve tendere il socialismo. 


SPARTACUS - Virgilia d'Andrea

Amate, disse, quest'amor   profondo 

Che  mi  disseta e  si disserra al sole... 

S'agita  e pensa e si rinnova il mondo, 

Pulsano  ai venti magiche   parole. 


E passa e  avvince la ribelle  fiamma 

Arco di  volo  e fulgido pensiero, 

Avanti,  avanti... arride l'orifiamma, 

Risplende, in alto, di bellezza fiero. 


E i caldi cuori pugnalati e franti 

Alle porte del  sogno, un di  saranno 

Ali azzurrate,  che ai ribelli canti, 

In folgori e  tempeste sorgeranno. 


...E mentre  nella mischia  agonizzava 

Gli  arrise attorno un'alba di splendore... 

L'essere grande  alfin si tramutava 

In sole, in luce, in palpito d'amore. 


O sole, o  luce, o scintillante aurora, 

Impeto  ardito di possente frana, 

Al  puro raggio  l'anima  s'indora 

E  sarà vita di grandezza umana. 


"Virgilia d'Andrea, poetessa dell'anarchia, degna di prendere il posto che lasciò vuoto il nostro Pietro Gori, scrive e canta perché sente e vuole, e perciò riesce più vera e più efficace di tanti poeti maggiori. Ella si serve della letteratura come di un'arma; e nel folto della battaglia, in mezzo alla folla ed in faccia al nemico, o da una tetra cella di prigione, o da un rifugio amico che alla prigione la sottrae, lancia i suoi versi come una sfida ai prepotenti, uno sprone agli ignavi, un  incoraggiamento ai compagni di lotta." (Roma - Aprile 1922, Errico Malatesta) 


Lo spettacolo è il capitale

Lo spettacolo compreso nella sua totalità, è nello stesso tempo il risultato e il progetto del modo di produzione esistente. Non è un supplemento del mondo reale, la sua decorazione sovrapposta. E' il cuore dell'irrealismo della società reale.  In tutte le sue forme particolari, informazione o propaganda, pubblicità o consumo diretto di divertimenti, lo spettacolo costituisce il modello presente della vita socialmente dominante. Esso è l'affermazione onnipresente della scelta già fatta nella produzione, e il suo consumo ne è il corollario. Forma e contenuto dello spettacolo sono entrambi l'identica giustificazione totale delle condizioni e dei fini del sistema esistente. Lo spettacolo è anche la presenza permanente di questa giustificazione, in quanto occupazione della parte principale del tempo vissuto al di fuori della produzione moderna. 



giovedì 4 dicembre 2025

Alexander Atabekian - Un anarchico sulle strade della libertà (V)

Mosca 1917 e la morte di Pyotr Kropotkin

Dopo aver lavorato come medico in Iran per molti anni, Atabekian si recò a Mosca nel 1917. Si sa poco ai suoi anni in Iran. Pare che lì incontrò il comunista Iraniano-Armeno Ardeshir Avanessian, il quale lavorava per lungo tempo nella farmacia di Atabekian (Iran Socialist and Communist Parties, Organization and Groups 1917-1991).

Atabekian partecipò al dibattito sulla Rivoluzione d'Ottobre sulle pagine del giornale "Anarxia" (l'organo della Federazione Anarchica). Vi scrisse 30 articoli in cui esprimeva le sue speranze di trasformare la Rivoluzione d'Ottobre in una rivoluzione anarchica e le sue critiche alla presa del governo da parte dei bolscevichi. Nel Novembre 1917, quando i Bolscevichi presero il controllo del governo, Kropotkin disse per la prima volta al suo caro amico Atabekian: "E' la fine della rivoluzione".

Atabekian e G. Sandomirsku misero su nel 1918 una tipografia che era organizzata su basi cooperative. Pubblicarono "Pocin", il primo periodico anarco-cooperativo di Mosca. Tutto il lavoro di composizione ed impaginazione di Pocin era sulle spalle di Atabekian. Il periodico pubblicava le memorie e le lettere di Kropotkin che era molto amico di Atabek e da questo davvero stimato. Ne uscirono 11 numeri e su 5 di essi comparvero articoli di Atabekian riguardo l'Iran ed il Medio Oriente.

Nel gennaio 1921, insieme a Kropotkin morente nella sua casa di Dimitrov, c'erano Atabekian ed il suo dottore. Atabekian non lo lasciò solo un attimo fino all'ultimo respiro.

Kropotkin morì il 13 Aprile 1921. La cerimonia di stato preparata dai bolscevichi venne declinata dalla famiglia. Il suo funerale venne organizzato da un comitato anarchico di cui faceva parte Atabekian. Il funerale di Kropotkin fu l'ultima e più grande manifestazione anarchica in Russia.

Un mese dopo la morte di Kropotkin, la dittatura Bolscevica represse crudelmente la rivolta di Kronstadt. Furono avviate una serie di operazioni contro gli anarchici in tutta la Russia. Nelle prigioni segrete della Ceka (la polizia segreta russa) decine di anarchici venivano fucilati ed uccisi. centinaia di anarchici venivano imprigionati o costretti all'esilio in Cecenia e Kyrgyzstan. Anche Alexander Atabekian non sfuggì alla tirannia bolscevica. Venne arrestato dalla Ceka nel 1920 con l'accusa di aver violato la Legge sulla Stampa. Venne condannato a 6 mesi di campo di concentramento. Nel 1921, quando venne di nuovo arrestato, venne condannato all'esilio nel Caucaso. Grazie all'intervento della famiglia di Kropotkin, la sentenza venne sospesa. (Repression de I’anarchie en Russie sovietiste, Editions de la "Librairie Sociale" Paris).

Cosa ne fu di Atabekian in seguito? Un completo enigma. Le fonti in Amsterdam ci dicono che egli morì in un lager sovietico nel 1940, mentre A.Burkov (di Yerevan) sostiene che egli morì a Mosca. Secondo le fonti francesi venne mandato in esilio. Un'altra fonte, l'autore di "Anarchici nella Rivoluzione Russa", Paul Avrich asserisce che Atabekian, come altri anarchici russi, risulti disperso.

E' poco nota l'ampia letteratura costituita da Greci, Ebrei ed Armeni, come Atabekian "in questa geografia". Oltre al fatto che molte di queste pubblicazioni si trovano in diversi paesi, quei rari e pochi reperti rimasti in Turchia non sono stati ancora né raccolti né classificati. Il discorso di "questa geografia" o di "queste terre" che sembra essere "perfetto" dovrebbe essere liberato dalle pregiudiziali politiche d'ora in avanti.