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martedì 19 aprile 2011

LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

Nel febbraio 1936 il Fronte Popolare (le sinistre unite) vince le elezioni, sconfiggendo la destra, ed in Spagna si intensificano le agitazioni popolari; i fittavoli cessano di pagare gli affitti, i braccianti occupano e lavorano la terre, i ferrovieri scendono in massa in sciopero. I capi militari capiscono che la vittoria delle sinistre non può soddisfare le attese del popolo spagnolo, che in buona parte punta non ad un semplice cambiamento di governo, ma ad una profonda rivoluzione sociale. Oltre mezzo secolo di propaganda e di lotte anarchiche ed anarco-sindacaliste hanno lasciato un segno profondo nella vita politica spagnola e l’influenza fra gli sfruttati della Confederacion Nacional del Trabajo (C.N.T.), la grande organizzazione anarco-sindacalista, è estesa in tutta la Spagna e soprattutto in Catalogna. Nel luglio 1936 a questi prodromi di rivoluzione, i capi militari, sotto il comando del colonnello Francisco Franco, rispondono con un colpo di stato. La risposta spontanea del popolo spagnolo è immediata. Ad eccezione di Siviglia, nelle maggior parte delle grandi città, a Madrid, a Barcellona, a Valenza soprattutto, il popolo prende l’offensiva, assedia le caserme, erige barricate nelle vie, occupa i punti strategici. Il golpe militare viene così sconfitto sul nascere in oltre metà della Spagna. In molte località l’autogestione contadina ed operaia prende corpo immediatamente, sostituisce le “autorità ufficiali” e coordina la vita sociale e la lotta antifranchista. Onnipresente l’organizzazione della C.N.T. che ispirava e collegava dovunque i diversi comitati di base. La caratteristica più notevole della Rivoluzione Spagnola fu proprio la grande diffusione raggiunta dagli esperimenti e dalle realizzazioni dell’autogestione, tanto nei piccoli villaggi di campagna quanto nei grossi centri industriali come Barcellona.  Per più di quattro mesi le industrie di Barcellona, su cui sventolava la bandiera rosso-nera della C.N.T., furono gestite dai lavoratori raggruppati in comitati rivoluzionari, senza aiuto o interferenza dallo stato, prima che il governo, riorganizzatosi, cominciasse ad occuparsene. Anche la rete dei trasporti pubblici venne autogestita dai lavoratori, in maggioranza aderenti alla C.N.T.. Dopo lo slancio dei primi mesi, però, la rivoluzione si fermò o retrocedette, in proporzione inversa con il rafforzamento del governo repubblicano di coalizione antifascista, via via sempre più dominato dal P.C., che andava acquistando maggiore consistenza e potere, grazie alla sua politica moderata (che attirava nelle sue file bottegai, i piccoli e medi proprietari, i professionisti, i burocrati) ed gli aiuti russi. 
Lo scontro fra il moderatismo e la logica di potere dei comunisti da un lato e la rivoluzione libertaria degli anarchici dall’altro, era facilmente prevedibile. Nonostante la volontà degli anarchici di evitare fratture nel fronte antifascista, le provocazioni dei comunisti e dei loro alleati piccolo borghesi (ad esempio il generale comunista Lister si diede a devastare con le sue truppe le collettività agricole libertarie dell’Aragona; a Barcellona la polizia controllata dai comunisti assaltò la sede dei telefoni autogestita dalla C.N.T.; agenti della polizia segreta comunista assassinarono l’anarchico italiano Camillo Berneri.) condussero necessariamente a scontri sempre più aperti e violenti. La situazione militare, da posizioni iniziali (luglio 36) di quasi equilibrio, in termini territoriali, tra fascisti e repubblicani, andò lentamente ma continuamente deteriorandosi e l’avanzata delle truppe di Franco continuò inesorabile, grazie ai massicci aiuti in armi e uomini di Hitler e Mussolini. I paesi baschi caddero nel giugno del 37; l’Aragona nell’aprile del 38; la Catalogna nel gennaio del 39, Madrid nel marzo del 39.

1 commento:

  1. ....una guerra civile tra compagni Anarchici e Comunisti è stato il più bel regalo al dittatore Franco....spesso l'ottusità di molti compagni Comunisti di allora ha fatto danni enormi....d'altronde dovevano eseguire le direttive di Partito che a loro volta obbedivano agli ordini che venivano da Mosca(Stalin)

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