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martedì 18 gennaio 2011

Due o tre cose sulla deriva


I situazionisti affrontavano la vita corrente mettendo insieme l’arte/espressione con la politica/esistenza.
I modi di comportamento sociale sono anche interventi urbanistici, ecologici, poetici; la fotografia, il cinema , i fumetti, la pittura; tutto viene détournato, violato, disgelato, per tornare a risplendere nei percorsi di altre realtà, scoprire nuovi territori.
I situazionisti proposero un’urbanistica sociale che prevedeva altri modi di abitare, di lavorare, di comunicare dell’insieme sociale, mostravano che ogni uomo che abbia il senso profondo dei piaceri e che viva secondo i suoi desideri, non può che lavorare (come una talpa rossa e nera) alla rovina di una simile epoca.
La deriva come mezzo di avvicinamento ad una forma di vita da costruire
La deriva si presenta come una tecnica del passaggio veloce attraverso svariati ambienti. Il concetto di deriva è indissolubilmente legato al riconoscere effetti di natura psicogeografica ed all’affermazione di un comportamento ludico costruttivo, ciò che da tutti i punti di vista lo oppone alle nozioni classiche di viaggio e di passeggiata.
Una o più persone che si lasciano andare alla deriva rinunciano, per una durata di tempo più o meno lunga, alle ragioni di spostarsi e di agire che sono loro generalmente abituali, concernenti le relazioni, i lavori e gli svaghi che sono loro propri, per lasciarsi andare alle sollecitazioni del terreno e degli incontri che vi corrispondono.
Ma la deriva nella sua unità, comprende nello stesso tempo questo lasciarsi andare e la sua contraddizione necessaria: il dominio delle variazioni psicogeografiche attraverso la conoscenza ed il calcolo delle loro possibilità. Sotto quest’ultimo aspetto, i dati messi in risalto dall’ecologia, per quanto sia limitato a priori lo spazio sociale che questa scienza si propone di studiare, non cessano di sostenere utilmente il pensiero psicogeografico. L’analisi ecologica del carattere relativo o assoluto delle scissure del tessuto urbano, del ruolo dei microclimi, delle unità elementari interamente distinte dai quartieri amministrativi e soprattutto dall’azione dominante di centri d’attrazione, deve venire utilizzata e completata con il metodo psicogeografico. Il terreno passionale oggettivo in cui si muove la deriva deve venir definito contemporaneamente sia secondo il suo proprio determinismo, sia secondo i suoi rapporti con la morfologia sociale.
Nella deriva il caso gioca un ruolo tanto più importante quanto più l’osservazione psicogeografica è ancora incerta.
Il campo spaziale della deriva è più o meno definito o vago a seconda che questa attività miri piuttosto allo studio di un terreno o a risultati affettivi spaesanti.
Ci si può lasciar andare alla deriva da soli, ma tutto mostra che la suddivisione numerica più fruttuosa consiste nella formazione di parecchi piccoli gruppi di due o tre persone giunte ad una stessa presa di coscienza, poiché il confronto tra le impressioni di questi differenti gruppi deve consentire di arrivare a della conclusioni oggettive.
L’influenza sulla deriva delle variazioni climatiche, benché reale, non è determinante se non nel caso di piogge prolungate, che la impediscono quasi del tutto. Ma i temporali o altri generi di precipitazioni le sono piuttosto propizie.
Le diverse unità di atmosfera e di abitazione, oggi, non sono ritagliate nettamente, ma si presentano circondate da bande di confine più o meno estese. Il cambiamento più generale che la deriva porta a proporre è la diminuzione costante di queste bande di confine, sino alla loro completa soppressione.
Le difficoltà della deriva sono quelle della libertà. Tutto induce a credere che l’avvenire precipiterà il cambiamento irreversibile del comportamento e dello scenario della società attuale.

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