Noi non chiediamo che una cosa: eliminare tutto ciò che nella nostra società ostacola il libero sviluppo di questi due sentimenti, tutto ciò che travia il nostro giudizio: lo Stato, la Chiesa, lo sfruttamento; il giudice, il prete, il governo, lo sfruttatore. Oggi, quando vediamo un Jack lo Squartatore sgozzare dieci donne tra le più povere e le più miserabili - e moralmente superiori ai tre quarti delle ricche borghesi - il nostro primo sentimento è quello dell'odio. Se noi lo avessimo incontrato il giorno in cui ha sgozzato quella donna che voleva farsi pagare da lui i sei soldi del suo tugurio, noi gli avremmo sparato una palla nel cranio, senza riflettere che la palla sarebbe stata meglio nel cranio del proprietario del tugurio. Ma quando ci ricordiamo di tutte le infamie che hanno condotto Jack lo Squartatore a questi assassinii, quando pensiamo alle tenebre nelle quali egli vaga, perseguitato dalle immagini viste in libri immondi e da pensieri attinti da libri stupidi, - il nostro sentimento si sdoppia. E il giorno in cui sapremo che Jack è finito nelle mani di un giudice il quale ha massacrato freddamente uomini, donne e bambini, dieci volte più di tutti i Jack; quando lo sapremo tra le mani di questi maniaci a sangue freddo, o di quelle persone che mandano un delinquente qualsiasi in galera per dimostrare ai borghesi che vigilano sulla loro salvezza - allora tutto il nostro odio contro Jack lo Squartatore sparirà, e si rivolgerà altrove, e diventerà odio contro la società vile e ipocrita, contro i suoi rappresentanti riconosciuti. Tutte le infamie di uno squartatore si dileguano davanti a questa serie secolare di infamie commesse nel nome della Legge. Ed è questa che che noi odiamo. Oggi il nostro sentimento si sdoppia continuamente. Noi sentiamo che tutti siamo più o meno volontariamente o involontariamente i sostegni di questa società. Noi non osiamo più odiare.
Bodo’s Project è un progetto di comunicazione “altra” per la creazione e la circolazione di scritti, foto e di video geneticamente sovversivi. La critica radicale per azzerare la società della merce; la decrescita, il primitivismo, la solidarietà per contrastare ogni forma di privatizzazione iniziando dall’acqua. Il piacere e la gioia di costruire una società dove tutti siano liberi ed uguali.
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giovedì 25 novembre 2021
UBRIACO 1: LUSSURIA – Massimo Bontempelli
Odore del camminamento
odore
odore
di cadavere usato merda fango
ricordi
ricordi
quando all’entrare
tu mi buttavi le braccia al collo
io sguazzando sul graticcio
mi piegavo sotto l’abbraccio
lottavo di forza con te
prima di amarti?
Entra la nausea per la bocca
scende nel cuore
si pigia si pesta fermenta
mentre vo sui graticci sbattuti
sotto le traiettorie che guaiscono
a capo chino.
Ma la nausea si fa mosto e vino
nel vuoto del cuore.
Lo ubriaca l’odore
odore
odore del camminamento.
Vi aizza la gioia.
Gioia di camminare
camminare
camminare nel putridume
d’essere presi a sassate
dal rumore delle granate
di perdersi a destra a sinistra
cinquanta volte
e inciampare abbracciati all’odore
cinquanta volte
e rialzarsi col fango in bocca
per arrivare a vedere
la carne tedesca cadere
afflosciati testa in giù
porci insaccati
nel budellame dei cappotti blu.
Il Movimento Reale
Non si tratta di togliere alle lotte ancora prigioniere della separazione ogni senso vivo, si tratta, liberandole dalla loro schiavitù al senso morto, di scoprire ciò che le sottende, ma che esse non arrivano ad esprimere nella sua interezza e totalità. Il movimento reale non è l'esercito rivoluzionario annidato in una latenza ineffabile, ma l'articolarsi vivente, nelle contraddizioni dell'esistente e nell'inganno delle lotte fittizie, di una emergenza che le trapassa senza morirvi, che si rinnova e rafforza al di là delle tagliole allestite per catturarla e deviarla. A emergere, è una certezza senza precedenti storici: la consapevolezza di un comunismo realizzabile senza "transizione", sulla base materiale conquistata dalle forze produttive; strappato che sia il mondo degli uomini alle mani di chi sta devastandolo pur di perpetuare una rapina secolare. L'umanizzazione del pianeta e dell'universo naturale, e l'umanizzazione dell'uomo stesso, è il possibile che traspare al di là dei diagrammi del collasso capitalista, al di là della mostruosità imposta al mondo e agli uomini da un modo di produzione necrotizzante, fondato sulla valorizzazione del falso storpiando il vero sin dal seme e sin dalla culla. La produzione di profitto mortifero e di sottouomini a esso incatenati deve aver fine, o finirà ogni progetto umano. Questa certezza realizza e incarna, nel movimento reale, il contenuto delle "teorie rivoluzionarie" del passato, superando la loro forma ancora idealisticamente coscienziale. li passaggio in armi dalla speranza alla certezza, dalla "coscienza' alla esperienza vivente, alla vera gnosi, è la transizione necessaria. La certezza fatica a liberarsi dalle forme vuote in cui l'ideologia la trattiene; a mano a mano che la falsa guerra sceneggiata dall'ideologia mostra ai rivoluzionari la corda con cui strozza il loro furore, la certezza avanza, la vera guerra procede. È questo il compito della critica radicale. (Giorgio Cesarano, Piero Coppo, Joe Fallisi, Cronaca di un ballo mascherato, 1974)
giovedì 18 novembre 2021
Kropotkin il mutuo appoggio – parte seconda
Con il Mutuo Appoggio Kropotkin ci offre una storia totale poiché “la storia scritta fino ad oggi, non è per così dire, che una descrizione delle vedute e dei mezzi con i quali la teocrazia, il potere militare, l’autocrazia e più tardi la plutocrazia sono stati stabiliti e mantenuti. Le lotte tra queste differenti forze formano l’essenza stessa della storia. Possiamo dunque ammettere che si conosce già il fattore individuale nella storia del genere umano. (....) al contrario il fattore del mutuo appoggio non ha attirato nessuna attenzione. Era dunque necessario mostrare la parte immensa che questo fattore rappresenta nell’evoluzione del mondo animale e in quella della società umana.”93. La storia dell’uomo, per il principe ribelle non è altro che una variabile della grande storia della natura, “tutta la storia dell’umanità può essere considerata, in definitiva come la manifestazione di due tendenze: da una parte la tendenza degli individui o dei gruppi a impadronirsi del potere per sottomettere le grandi masse al loro dominio; dall’altra, la tendenza a mantenere l’uguaglianza e resistere a questa conquista del potere, o a, limitarla.”94. L’età comunale e l’età moderna sono i due poli di questa filosofia della vita, la prima rappresenta l’epoca delle decentralizzazione, dello sviluppo culturale ed artistico, della collettività produttiva, della democrazia dal basso che fonda l’idea di collettività nazionale, del mutuo appoggio; la seconda è l’epoca della volontà di potenza, dello stato che penetra in ogni ambito della vita individuale e collettiva, dell’individualismo sfrenato, dell’oppressione delle masse violenza. Allo stesso modo, in questo dualismo evolutivo, a fare la storia, per Kropotkin, non sono i grandi uomini ma le masse anonime che attraverso la spontanea solidarietà collettiva contribuiscono a costruire la società. “Nella pratica del mutuo appoggio, che risale fino ai più lontani principi dell’evoluzione, troviamo così la sorgente positiva e sicura delle nostre concezioni etiche; e possiamo affermare che il grande fattore del progresso morale dell’uomo fu il mutuo e non la lotta. Ed anche ai giorni nostri, è in una più larga estensione di esso che vediamo la migliore garanzia per una più alta evoluzione della nostra specie”95. Siamo dinanzi alla formulazione dell’idea che la società è un fenomeno naturale esistente fin da prima dell’apparizione dell’uomo, e che l’uomo per sua natura è portato a rispettarne le leggi senza bisogno di regolamenti artificiali. Kropotkin “vuole confermare l’esistenza di una spontanea autofondazione della società quale premessa storica decisiva per concepire la possibilità di una sua edificazione anarchica”96. Ma come è possibile giungere ad una condizione di mutuo appoggio collettivo che favorisca la nascita della società anarchica? E’ necessaria un’etica realistica ed umana.
SOLITARIE ABBAZIE – Pier Felice Castrale
solitarie abbazie autostradali
autogrill
fantasmi
di giganteschi azzurri
d'elettrico
qualcuno raccoglieva scorie
ai bordi
ma la fatica d'amore
era rientrata — in ritardo
per una giovane sposa mancata
gli ultimi canti achei
si ritorcevano in tragica
vanità veritiera
onde di mare
lei sbarrava il sorriso
d'un tratto
duro
maturando come il cigno
in primavera.
Una definizione di post-anarchismo
La prima cosa che viene in mente è una persona che inizia un viaggio, senza una traiettoria ben precisa, senza una destinazione stabilita, ma che ha di fronte una serie quasi infinita di possibilità, ed è mossa da un forte desiderio di libertà e autonomia: se la strada davanti a questa persona è ostruita, allora ne sceglie un’altra; se è bloccata da entrambi i lati, scava un tunnel o scavalca il muro. Magari questa persona non sa esattamente dov’è diretta, o dove finirà, ma sa che dovrà continuare a muoversi; incontrerà sempre ostacoli, ma sa che li potrà superare. Il Post-anarchismo è una politica che inizia e non finisce con l’anarchia. Cioè presuppone una certa libertà ontologica, una molteplicità di azioni e di possibilità. È fondata sulla possibilità sempre presente di pensare e di agire differentemente, non importa quali siano le restrizioni. Non è «strategica» nel senso di essere diretta verso la cittadella dell’anarchia – perché in essa potrebbero esserci altre restrizioni – ma piuttosto pensa tatticamente: nei termini delle pratiche quotidiane, nel momento presente.
Il punto non è fissare delle «istruzioni per l’uso», o delle regole definitive su cosa sia l’anarchismo o cosa debba aspirare ad essere, o su come dovrebbe apparire una società anarchica. Ci sono diverse possibilità, che possono essere più o meno appropriate a seconda delle circostanze, e sono queste circostanze che definiscono il rapporto tra questo tipo di anarchismo e l’etica. Allo stesso tempo, però, bisogna stare attenti a non confondere il post-anarchismo con un’interpretazione troppo realista della politica, una realpolitik. Le questioni etiche sono tutte ancora lì, sul piatto. Non vanno mica evitate. Anzi, il post-anarchismo ha a che fare soprattutto con l’etica delle nostre vite, con il modo in cui ci rapportiamo agli altri, in cui ci confrontiamo con le relazioni di potere, con il grado di vulnerabilità che ognuno di noi ha nei confronti della dominazione che gli altri ci impongono. Semplificando, potremmo dire che il modo in cui il post-anarchismo mette in connessione la politica con l’etica si gioca sul campo della «servitù volontaria»: il desiderio di dominare e quello di essere dominati sono due volti della stessa medaglia.
giovedì 11 novembre 2021
Kropotkin e il mutuo appoggio – parte prima
SEEKERS WHO ARE LOVERS – Cocteau Twins
Sfiorato con grazia
Un amore grande come un rischio
Ti riempie
E non riesci a guardare ancora Il fiato di Dio nella mia bocca
Un amore che puoi assaporare
Devo prendere della colla
Lui e Io, fiato a fiato
Con un manto di saliva
Guarisco tramite il tuo braccio
Non riesco a fare a meno di desiderare la diversità
Ho dimenticato l’utilizzo
La mia testa cade dalle nuvole
E si è schiantata sui miei palmi
Gesù, Dio, Valentino
Amore in punta di piedi
Ai vecchi fiumi mancano gli altri dolci profumi
Così dolci
Sei una donna proprio quanto sei un uomo
Strisciare sul gas è una magia simile all’amore
Come un volo, una cima nuvolosa
Stavo soffocando con il sangue
Le cui coperture, la mancanza d’anima
Il cui fuoco nebbioso, rimugina anime
Inginocchiandosi per il dolore
Che è promettente
La sua essenza povera, sotto la verità
L’amore e il cuore si lucidano da soli
Sono scivolata dai tacchi ma ho corso lentamente
Perciò manda Lucifero all’inferno
Amore in punta di piedi
Ai vecchi fiumi mancano gli altri dolci profumi
Così dolci
Sei una donna proprio quanto sei un uomo
Amore in punta di piedi
Ai vecchi fiumi mancano gli altri dolci profumi
Così dolci
Sei una donna proprio quanto sei un uomo
Amore in punta di piedi
Ai vecchi fiumi mancano gli altri dolci profumi
Così dolci
Sei una donna proprio quanto sei un uomo
Vivere o sopravvivere
Deve essere sempre chiara la differenza tra sopravvivere e vivere.
Dobbiamo portare a termine un capovolgimento di prospettiva nella nostra vita e nel mondo. Niente deve essere giusto per noi, al di fuori dei nostri desideri, della nostra volontà di esistere. Rifiutiamo ogni ideologia di potere legata alla macchina ed ai suoi addentellati, con le loro miserabili relazioni sociali cardine di questa ultramoderna società computerizzata a nuovo ordine mondiale: il sogno è di capovolgere questo paesaggio teatrale della merce feticcio, delle proiezioni mentali, delle separazioni e delle ideologie, arte, urbanistica, etica, cibernetica, spille da attaccare all’occhiello, stazioni radio o messaggi televisivi che dicono di amarti e detersivi che hanno compassione delle tue mani.
Ogni giorno la gente è privata di una vita autentica, ed in cambio le viene venduta la sua rappresentazione.
Perché non liberare una volta tanto ciò che nella maggior parte della giornata sentiamo continuamente dentro di noi, la spinta a distruggere il sistema che ogni giorno con mezzi diversi ci schiaccia il cervello? Bisogna far esplodere dal loro ruolo la nostra maniacale resistenza passiva, la rabbia soggettiva del suicida, i bamboccioni sul divano, l’omicida solitario, il teppista vandalo di strada, l’automobilista pirata, il neo-dadaista, il malato senza il letto, l’alienato di professione; in modo che tutti possano, che tutti possiamo partecipare alla distruzione come progetto rivoluzionario, per poter cambiare poi la sostanza stessa della nostra vita attraverso la trasformazione delle macerie rimaste.
giovedì 4 novembre 2021
Kropotkin, Scienza e Anarchia
Mad Max Interceptor – George Miller
La vicenda del film si svolge in un’Australia distopica di un futuro non troppo lontano. Le riserve di energia scarseggiano ormai da tempo, portando l’intero paese a vivere in un contesto poco sicuro. Le strade sono invase da feroci gruppi di criminali che devastano ogni cosa sul loro cammino, intenti ad aggredire con stupri ed omicidi quanti vengono trovati indifesi lungo le strade deserte. Per contrastare ciò, vengono istituite delle speciali task force della polizia federale, al fine di mantenere la legge e l’ordine. Tra gli incaricati di ciò vi è anche il poliziotto Max Rockatansky. Max, rimane però particolarmente scioccato nel momento in cui il suo collega Jim “Goose” Rains viene brutalmente ucciso dalla banda di biker dello spietato Toecutter, decide di dare le dimissioni e trascorrere un periodo di tranquillità con la moglie e il figlio ancora piccolo. Il destino vuole che anche la sua famiglia venga presa di mira ed uccisa dalla suddetta gang di motociclisti. Accecato dall’odio e assetato di vendetta, egli decide dunque di rimettersi la divisa da poliziotto, con l’obiettivo di trovare e uccidere ognuno dei responsabili della morte della moglie e del figlio. Nonostante i tentativi di fermarlo, Toecutter comprenderà ben presto di trovarsi di fronte ad una forza inarrestabile.
Se si è parlato di post-apocalittico per Interceptor, del resto, la definizione sta un po’ stretta e si potrebbe parlare, al limite, di un poliziesco classico al limite del distopico (all’inizio del film la tagline definisce l’ambientazione temporale con “tra qualche anno…“). I soldi e i mezzi dell’epoca, in effetti, non permettevano di mostrare città futuriste o scenografie apocalittiche, ma semplicemente, la provincia australiana contemporanea, c’è pochissima fantascienza, poi ci sono le strade percorse all’infinito, locali frequentati quasi esclusivamente da brutti ceffi, violenza cruda ed imprevedibile anche contro una donna ed un bambino e la storia di un poliziotto leale quanto vendicativo. Classici temi del cinema americano traslati nella realtà australiana, insomma, e che probabilmente contribuirono al successo planetario del film – che segnò anche l’inizio di una vera e propria saga. Secco, teso e brutale: George Miller riesce a rendere l'essenziale accattivante con una messa in scena nervosa e piena di ferale grinta, ben incarnata dal protagonista Mel Gibson qui nel ruolo che lanciò definitivamente la sua carriera. Il paesaggio australiano, si erge a vero e proprio co-protagonista di questo film a carburazione lenta ma inesorabile, che sfocia in un finale spietato e necessario nel quale si gettano le basi per la futura caratterizzazione di Mad Max, angelo della vendetta di un mondo prossimo allo sfascio. George Miller sembra quasi realizzare del rock and roll visivo, con il suo talento visionario ed effettistico mescola sci-fi apocalittico, alta velocità ed inseguimenti automobilistici, violenza punk, gusto dell’eccesso, creando un film originale padre di tanti cloni futuri. Una pellicola cupa, pessimista, violenta, coinvolgente, adrenalinica. Una sfida ad altissima velocità e dal forte impatto visivo. Mad Max è un cult senza tempo. Che, ricapitolando: infrange record, presenta al mondo un regista che avrebbe meritato (e noi con lui) una carriera più prolifica, lancia una star come Mel Gibson, inaugura un saga amata nel tempo, prepara il terreno per un sequel che saprà addirittura essergli superiore, crea un modello di riferimento ed un filone cinematografico.
Il primo Mad Max ha quell’animo livido, stilizzato e disperato del road movie metafisico alla Duel, con quella relazione uomo-veicolo che ha un senso quasi di futurismo in paranoia da droga salita male.
L’economia al posto di comando
L’economia al posto di comando significa inesorabilmente disarmonia e conflitto, perché ogni volta che essa funziona, funziona soltanto per un settore o per una parte (se poi non funziona non funziona per nessuno se non per LORO). Bilanci, fatturati, e indici di produzione appartengono a una grande bugia, perché nel mondo sottomesso all’economia, in testa a tutte le classifiche c’è la produzione di infelicità. Questa è la merce definitiva, il prodotto dei prodotti.
Perché l’economia non domina SOLTANTO l’esistenza sociale, ma è scivolata ben dentro le menti, i comportamenti, le relazioni personali: guadagno, risparmio, investimenti, ricavi e costi, sono categorie che l’umanità è arrivata ad applicare a ogni circostanza; in questo senso l’economia è la più diffusa e micidiale delle sostanze inquinanti, la vera droga pesante con miliardi di tossicodipendenti. Il prezzo antropologico che l’umanità paga per qualche dose/bustina di benessere economico è lo sterminio e la depressione delle ricchezze vitali.
Non è certo nelle mani degli economisti che c’è un futuro per l’economia. Perché come tutti coloro che pretendono di seguire una fredda oggettività, gli economisti costruiscono una disciplina estranea alla ricchezza vitale. E ormai sempre più una disciplina separata, specializzata, freddamente oggettiva e razionale, non è soltanto odiosa, è anche profondamente stupida.
Alleggerire l’economia da ogni primato e da ogni privilegio è il solo modo per riservarle una possibilità di salvezza (sempre se vale la pena salvarla). Alla borsa, nelle banche e nelle menti andrebbe messo un cartello con scritto: senza espansione della felicità niente sviluppo economico.