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giovedì 4 novembre 2021

Mad Max Interceptor – George Miller

La vicenda del film si svolge in un’Australia distopica di un futuro non troppo lontano. Le riserve di energia scarseggiano ormai da tempo, portando l’intero paese a vivere in un contesto poco sicuro.  Le strade sono invase da feroci gruppi di criminali che devastano ogni cosa sul loro cammino, intenti ad aggredire con stupri ed omicidi quanti vengono trovati indifesi lungo le strade deserte. Per contrastare ciò, vengono istituite delle speciali task force della polizia federale, al fine di mantenere la legge e l’ordine. Tra gli incaricati di ciò vi è anche il poliziotto Max Rockatansky. Max, rimane però particolarmente scioccato nel momento in cui il suo collega Jim “Goose” Rains viene brutalmente ucciso dalla banda di biker dello spietato Toecutter, decide di dare le dimissioni e trascorrere un periodo di tranquillità con la moglie e il figlio ancora piccolo. Il destino vuole che anche la sua famiglia venga presa di mira ed uccisa dalla suddetta gang di motociclisti. Accecato dall’odio e assetato di vendetta, egli decide dunque di rimettersi la divisa da poliziotto, con l’obiettivo di trovare e uccidere ognuno dei responsabili della morte della moglie e del figlio. Nonostante i tentativi di fermarlo, Toecutter comprenderà ben presto di trovarsi di fronte ad una forza inarrestabile.

Se si è parlato di post-apocalittico per Interceptor, del resto, la definizione sta un po’ stretta e si potrebbe parlare, al limite, di un poliziesco classico al limite del distopico (all’inizio del film la tagline definisce l’ambientazione temporale con “tra qualche anno…“). I soldi e i mezzi dell’epoca, in effetti, non permettevano di mostrare città futuriste o scenografie apocalittiche, ma semplicemente, la provincia australiana contemporanea, c’è pochissima fantascienza, poi ci sono le strade percorse all’infinito, locali frequentati quasi esclusivamente da brutti ceffi, violenza cruda ed imprevedibile anche contro una donna ed un bambino e la storia di un poliziotto leale quanto vendicativo. Classici temi del cinema americano traslati nella realtà australiana, insomma, e che probabilmente contribuirono al successo planetario del film – che segnò anche l’inizio di una vera e propria saga. Secco, teso e brutale: George Miller riesce a rendere l'essenziale accattivante con una messa in scena nervosa e piena di ferale grinta, ben incarnata dal protagonista Mel Gibson qui nel ruolo che lanciò definitivamente la sua carriera. Il paesaggio australiano, si erge a vero e proprio co-protagonista di questo film a carburazione lenta ma inesorabile, che sfocia in un finale spietato e necessario nel quale si gettano le basi per la futura caratterizzazione di Mad Max, angelo della vendetta di un mondo prossimo allo sfascio. George Miller sembra quasi realizzare del rock and roll visivo, con il suo talento visionario ed effettistico mescola sci-fi apocalittico, alta velocità ed inseguimenti automobilistici, violenza punk, gusto dell’eccesso, creando un film originale padre di tanti cloni futuri. Una pellicola cupa, pessimista, violenta, coinvolgente, adrenalinica. Una sfida ad altissima velocità e dal forte impatto visivo. Mad Max è un cult senza tempo. Che, ricapitolando: infrange record, presenta al mondo un regista che avrebbe meritato (e noi con lui) una carriera più prolifica, lancia una star come Mel Gibson, inaugura un saga amata nel tempo, prepara il terreno per un sequel che saprà addirittura essergli superiore, crea un modello di riferimento ed un filone cinematografico. 

Il primo Mad Max ha quell’animo livido, stilizzato e disperato del road movie metafisico alla Duel, con quella relazione uomo-veicolo che ha un senso quasi di futurismo in paranoia da droga salita male. 


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