
Nella seconda storia, non meno grottesca, l'allegoria è più spiccatamente politica: il comunista eterodosso Makavejev vi critica il comunismo ortodosso, in quanto incapace di prospettare l'uomo. Qui abbiamo un marinaio zarista, taumaturgicamente sopravvissuto alla rivolta della nave , che in un canale olandese viene raccolto da un vascello che ha per polena l'effigie di Marx e per pilota una giovane rivoluzionaria. Tra Il marinaio puro di cuore (non per nulla si chiama Bakunin e ha la bianca maschera di Pier Clementi) e la ragazza s'intrecciano spudorate effusioni erotiche, finché la virago, dopo averlo castrato, non lo uccide nella stiva carica di zucchero.
Il senso sembra questo: che le rivoluzioni, dapprima melliflue, finiscono poi col sacrificare ,i figli migliori..
Sweet Movie ha una forza irrecusabile, e si pone tra quei film demoniaci e solitari, balenanti nel buio di felici intuizioni, che vogliono essere rigorosamente veduti da quanti riconoscono al cinema una funzione dissacratrice e stimolante.
Il ritorno all'infanzia carnale come strumento per abbattere ogni sovrastruttura ideologica e quindi ogni repressione politica, per spogliare ,l'umanità del suoi tabù e dei suoi miti, salvarla, e condurla cosi al godimento e alla felicità.
Dusan Makavejev, anni 43, ritiene che il comunismo abbia senso soltanto se prospetta una liberazione totale dell'uomo.

Montaggio dialettico che mischia documentaristica, narrazione lineare, simbologie e musica, in una forma che vorrebbe essere di rottura con i modelli narrativi classici. L'anarchia visiva di Makavejev è un'arma puntata contemporaneamente sia contro il comunismo che il capitalismo, il primo intollerante alla creatività se non quella approvata dal regime e l'altro per il consumismo che educa visivamente i suoi spettatori persino in materia erotica.
Nessun commento:
Posta un commento