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giovedì 21 luglio 2011

IL POTERE DELLE PAROLE

Il declino del pensiero radicale accresce considerevolmente il potere delle parole, le parole del potere.
"Il potere non crea niente, recupera." 
Le parole forgiate dalla critica rivoluzionaria sono come le armi dei partigiani, abbandonate su un campo di battaglia: passano alla controrivoluzione e; come i prigionieri di guerra, sono sottoposte al regime di lavori forzati. I nostri nemici più immediati sono i sostenitori della falsa critica, i suoi funzionari autorizzati. 
La separazione tra la teoria e la pratica fornisce la base centrale del recupero,della pietrificazione della teoria rivoluzionaria in ideologia, che trasforma le esigenze pratiche reali (i cui indici di realizzazione esistono già nella società attuale) in sistemi d'idee, in esigenze della ragione. Gli ideologi di ogni sponda, cani da guardia dello spettacolo dominante, sono gli esecutori di questo compito; e i concetti più corrosivi vengono allora vuotati del loro contenuto, rimessi in circolazione, al servizio dell'alienazione mantenuta: il dadaismo a rovescio. Diventano slogan pubblicitari. I concetti della critica radicale conoscono la stessa sorte del proletariato; li si priva
della loro storia, li si taglia dalle loro radici: sono buoni per tutte le macchine per pensare del potere.
Noi proponiamo la liberazione reale del linguaggio, perché proponiamo di inserirlo nella pratica libera da ogni pastoia. Noi rifiutiamo ogni autorità, linguistica o di altro tipo: solo la vita reale permette un senso, e solo la prassi lo verifica.
La polemica sulla realtà o la non-realtà del senso di una parola, isolata dalla pratica, è una questione puramente scolastica.
Noi collochiamo il nostro dizionario in questa regione libertaria che sfugge ancora al potere, ma che è la sua sola erede universale possibile. È fondamentale quindi che noi forgiamo il nostro linguaggio, il linguaggio della vita reale, contro il linguaggio ideologico del potere, luogo di giustificazione di tutte le categorie del vecchio mondo.
Dobbiamo impedire fin d'ora la falsificazione delle nostre teorie, il loro possibile recupero. Utilizziamo dei concetti determinati, già usati dagli specialisti, ma dando loro un nuovo contenuto, rivoltandoli contro le specializzazioni che loro sostengono, e contro i futuri pensatori prezzolati e servi del potere.
Tutte le parole, al servizio del potere come sono, sono nello stesso rapporto con questo come lo è il proletariato e, allo stesso modo, sono lo strumento e l'agente della futura liberazione.
Non ci sono parole vietate; nel linguaggio, come sarà d'altronde dappertutto, tutto è permesso.

Proibire l'uso di una parola, è rinunciare ad un'arma utilizzata dai nostri avversari.

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