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giovedì 29 settembre 2011

BUENAVENTURA DURRUTI parte quinta


Le Truppe fasciste intensificano i loro attacchi contro Madrid e la situazione diventa insostenibile per i difensori della capitale, abbandonati dai capi stalinisti e riformisti. La popolazione è pronta a difendere la città, ma purtroppo le armi sono insufficienti. Il coraggio è l'unico mezzo di difesa.
Il primo, terzo e ottavo raggruppamento seguono Durruti a Madrid. I miliziani si raggruppano a Barcellona, nella caserma Bakunin. Durruti li accoglie con un breve discorso: "Ho fiducia nella vittoria. Mi dispiace solamente che oggi sia costretto a parlarvi da una caserma. Un giorno le caserme saranno soppresse e noi vivremo in un regime di libertà!" La notizia dell'arrivo della colonna Durruti, il 14 novembre, solleva il morale dei combattenti madrileni che fronteggiano l'intensificarsi dell'offensiva franchista nel settore della città universitaria.
Il 15 novembre la colonna prende posizione sotto il tiro delle mitragliatrici nemiche.  Il combattimento è accanito e incerto: alla fine della giornata la colonna ha già perso un terzo dei suoi effettivi. L'’indomani, la lotta prosegue sempre più sanguinosa sotto le bombe dei Junkers tedeschi. Il 17, mentre la popolazione civile è sottoposta ad un atroce bombardamento aereo, blindati e truppe fasciste avanzano nella città universitaria.
Ci si batte casa per casa, con granate e all'arma bianca. Il 18, i 400 miliziani sopravvissuti, che patiscono nel fango e combattono senza riposo dal 15, sono sfiniti ma lo stato maggiore rifiuta di sostituirli. Yoldi e Manzana, due compagni di Durruti, sono feriti. AI mattino del 19 viene dato l'assalto ali l'Ospedale Universitario occupato dai fascisti. Verso le ore 14 Durruti è colpito da una pallottola vicino al cuore. 
Muore il giorno dopo, 20 novembre, alle 6 del mattino.
Il suo corpo viene trasportato nella sede CNT madrilena dove i miliziani lo vegliano tutta la notte. I funerali si svolgono il 23 novembre a Barcellona.
Qualunque sia stato il cecchino, la pallottola che ha ucciso Durruti è andata dritta al cuore della città.
Un abitante su quattro accompagna il feretro di Durruti, senza tener conto della popolazione che si trova lungo le strade del corteo funebre.
Nemmeno un mese dopo, la Pravda pubblica queste righe: "In Catalogna, l'epurazione degli elementi trotskisti e anarco-sindacalisti è iniziata; questa opera sarà condotta con la stessa energia impiegata in URSS.
Le giornate del maggio 1937 vedranno confermarsi questa previsione: stalinisti e riformisti daranno il colpo di grazia alla rivoluzione agonizzante.
Un anno più tardi, quando anche loro si appresteranno a conoscere la sconfitta, non esiteranno, in mancanza di un caudillo da contrapporre a Franco, ad imbastire un culto della personalità attorno al cadavere di Durruti. Il governo, non avendo più nulla da temere da un ribelle morto, lo nomina, in pompa magna e a titolo postumo, luogotenente-colonnello di quell'esercito nel quale lui si rifiutava di integrarsi.
Gli adulatori professionali gli innalzeranno un mausoleo che Franco farà radere al suolo.
La propaganda gli attribuisce impudentemente questa frase inventata, ripetuta di continuo: "E' la vittoria che conta, compagni. La rivoluzione la si farà dopo. Bisogna rinunciare a tutto, a tutto!"
L’espropriatore, l'antiautoritario intransigente comparirà in innumerevoli manifesti inneggianti la produttività e la militarizzazione.
L’'utopia in atto è stata divorata da una guerra civile in cui si affrontano due rackets, due soldataglie, due concezioni di schiavitù economica e statale.

John Barleycorn must die - TRAFFIC

C'erano tre uomini che venivano dall'ovest,
per cercare la fortuna,
e questi tre uomini fecero un solenne voto,
John Barleycorn dovrà morire.
Loro avevano arato,
avevano seminato, loro l'avevano sepolto nel terreno
e avevano gettato zolle di terra sulla sua testa,
e questi tre uomini fecero un solenne voto,
John Barleycorn era morto.
Lo lasciarono giacere per molto tempo
fino a che scese la pioggia dal cielo,
il piccolo Sir John tirò fuori la sua testa,
e lasciò tutti stupiti.
Loro lo avevano steso fino al giorno di mezza estate
fino allora lui era sembrato pallido e smunto,
e al piccolo sir John crebbe una lunga barba
e così diventò un uomo.
Loro avevano arruolato uomini con falci così
affilate da tagliargli via il collo,
l'avevano avvolto e legato attorno al petto,
trattandolo nel modo più barbaro.
Avevano arruolato uomini con forconi
affilati per trafiggergli il cuore,
e il caricatore lo servì peggio di tutti,
perché lo legò al carro.
Lo trascinarono intorno e intorno al campo
finché arrivarono al granaio,
e fecero un solenne giuramento
sul povero John Barleycorn.
Arruolarono uomini con bastoni appuntiti
per stappargli la pelle dalle ossa,
e il mugnaio lo trattò peggio di tutti,
perché lo schiacciò tra due pietre.
Questo è il piccolo Sir John 
con la sua botte di noce e l'acquavite nel bicchiere;
ed il piccolo Sir John con la sua botte di noce
dimostrò che era l'uomo più forte.
E il cacciatore non può cacciare la volpe
e lo stagnaio non può riparare un bricco o
una pentola senza un po' di Grano d'orzo.

LA SOCIETA' DELLA MERCE

Con il realizzarsi della globalizzazione osserviamo danni all’ambiente sempre più evidenti. Una progressiva inquietante accelerazione del riscaldamento climatico, da cui dipende la sopravvivenza nostra e di ogni altra forma di vita sul nostro pianeta: i centri mondiali di studi climatici annunciano che si susseguono estati sempre più calde e inverni sempre più miti. Verifichiamo l'estinzione in massa di un gran numero di specie viventi, sia animali che vegetali. Un fenomeno per certi versi fisiologico all’interno delle dinamiche dell’evoluzione, che negli ultimi anni ha avuto però un’improvvisa accelerazione, raggiungendo la sua “onda di piena” proprio in questi ultimi tempi. Si calcola che ogni giorno scompaiano 100 specie viventi dal nostro pianeta.

I “paesi civili” responsabili di tali cambiamenti climatici sono ovviamente i più fervidi promotori del modello globalizzato della società della merce, veicolandola come afflato universalistico e missione umanitaria, tesa ad estendere al resto del mondo l’eredità nobile del nostro illuminismo: i diritti umani e i valori della democrazia.

Chi si contrappone a questi scenari, chi si contrappone al processo di globalizzazione, chi si propone la difesa dell’ambiente, chi vuole “resistere” a queste dinamiche di sviluppo sa bene che questo grande disegno “illuminista” di civilizzazione globale, persegue scopi solo utilitaristici: il suo obiettivo non è la salvaguardia del pianeta né la diffusione della democrazia né, tanto meno, la creazione di società virtuose ed ecocompatibili, ma unicamente quello di massimizzare i profitti allargando le basi immaginarie della società di mercato soggiogando a questa logica l’intero globo compresi i paesi del terzo mondo.

Il futuro del nostro pianeta, sia dei paesi a tecnologia avanzata sia di quelli a minore sviluppo è legato alla capacità di rompere la spirale perversa che attualmente li attanaglia.

Il futuro dei Cittadini di questo pianeta è legato alla capacità che essi avranno di scardinare le due forze sinergiche che sostengono e alimentano il processo: da una parte un apparato che produce merce a ritmi forsennati dall’altra una moltitudine di “consumatori” mai sazi.

La merce è l’ideologia di questo modello di sviluppo. La politica la pattumiera dove tutto finisce.

Occorre uscire dalla logica della crescita illimitata e considerare il consumismo come una dipendenza dalla quale dobbiamo al più presto liberarci.
Occorre sradicare la convinzione che la nostra felicità dipende dalla quantità di beni che abbiamo a nostra disposizione.

Occorre in definitiva una vera rivoluzione culturale, un ‘operazione di decolonizzazione dell’immaginario: una rivoluzione culturale che divenga la tappa necessaria per passare dalla condizione di sudditi di un sistema mercificante che divora e distrugge, a Cittadini protagonisti della propria vita e quindi del cambiamento.

Nella produzione moderna il soggetto non è l’uomo ma la merce.

La rivoluzione della vita quotidiana significa non solo critica radicale della società omologata, ma anche rottura con l’ordine stabilito.

La società della merce è l’espressione più malvagia e asservita ai codici dominanti, le masse sono i nuovi schiavi del mercato globale. I paesi industrializzati stanno al giogo. Il sottosviluppo che ri/producono, il sistema che impongono e il consenso generalizzato permette loro di far passare guerre, genocidi, crimini commessi contro i popoli più impoveriti, come modelli di sviluppo economico e politico.

L'uomo planetario, il Cittadino del mondo deve divenire portatore di nuove ventate di disobbedienza bruci alla radice l’impero dalla falsificazione e dell’impostura.

I crolli dei mercati finanziari, la fame del mondo, le guerre di esportazione sono affari…

Gli Stati civilizzati hanno ridotto tutto a merce e gli uomini sono controllati secondo le modalità della catalogazione degli insetti.

Così come il mercato mondiale unifica le condizioni di sfruttamento senza eliminare la concorrenza tra capitalisti, allo stesso modo esiste una potenza pluristatale che coordina i progetti di dominio senza cancellare la competizione politica e militare tra i singoli governi. Gli accordi economici e finanziari, le leggi sulla flessibilità del lavoro, il ruolo dei sindacati, la gestione ecologica delle nocività, la repressione del dissenso tutto ciò viene definito a livello internazionale.

Le esigenze della merce si sono fuse con quelle del controllo sociale, utilizzano le stesse "reti": il sistema bancario, assicurativo, medico e poliziesco si scambiano continuamente i propri dati. L'onnipresenza di tessere magnetiche realizza una schedatura generalizzata dei gusti, degli acquisti, degli spostamenti, delle abitudini.

Esistono mega-apparati politico-finanziari che dispiegano i loro tentacoli ovunque e attraverso il possesso di tutti i mezzi di comunicazione, con una operazione continua ipnotizzante, alienante, persuadono i sudditi sulla efficacia, sulla bontà, sulla ineluttabilità del modello di sviluppo proposto.

Occorre una strategia che colpisca ovunque dall'interno di noi stessi, senza tregua, senza esitazione, senza pietà, occorre una tattica che stani il nemico dagli anfratti più augusti del nostro esistere così come dalle grandi piazze mediatiche.
Occorre scacciare i mercanti dai templi delle nostre vite...

giovedì 22 settembre 2011

IF… di Lindsay Anderson



Realizzato nel corso del rovente 1968, traccia un apologo inquietante della contestazione studentesca, e in generale giovanile. Nella prima parte del film di tale contestazione cerca infatti di suffragare le ragioni e le spinte, eleggendo a dimensioni simboliche la rappresentazione estremamente realistica dei sistemi di un college e public school (che come si sa, sono scuole private e assai costose, accessibili ai rampolli della classe dirigente), tipo Eton, dietro la cui facciata perbenistica “l’allevamento”di una futura classe dirigente si svolge nei modi più mortificanti e anche violenti: non solo con la repressione totale dell’individuo, in ossequio agli ideali tradizionali, ma persino con punizioni corporali quali la frusta e le docce fredde.
La seconda parte, realistica solo in apparenza ma sostanzialmente visionaria secondo il “se” del titolo ci mostra il conflitto per molti versi insanabile tra adulti e ragazzi simbologia un po’ didascalica ma corretta dei grandi stravolgimenti generazionali in corso.
 Il giorno della consegna dei diplomi e dei premi, i ribelli stanchi delle angherie subite, muniti di armi automatiche si sono installati sul tetto, mentre un generale sta parlando alla presenza dei superiori, insegnanti, guardiani, prelati, generali, (autorità di ogni tipo in rappresentanza totale della società che li opprime e li vorrebbe fagocitare), nell’atrio si comincia a vedere del fumo. Tutti i presenti, in preda al panico, si riversano nel cortile del college, dove sono accolti da una pioggia di pallottole. 
Diviso in otto capitoli, tra bianco e nero e colore, pieno di cartelli, di scritte e immagini simboliche, sadico autoritarismo e ribellismo anarchico per lo scardinamento di ogni istituzione, Lindsay Anderson Palma d’oro al Festival di Cannes, lascia i suoi protagonisti in balia del proprio furore “la violenza e la rivoluzione sono i soli atti puri”. È stato come riprendere secoli di storia e ribaltarli nel crogiuolo del tempo e ritrovare la freschezza di una ribellione cinematograficamente fissata in termini cronologici ma con una validità permanente, al di fuori del tempo.
Niente dopo IF è stato più lo stesso.  

BUENAVENTURA DURRUTI parte quarta



Dopo aver liberato un territorio esteso dal rio Cinca all'Ebro, la colonna Durruti priva di artiglieria pesante, deve arrestarsi il 28 luglio, a trenta chilometri da Saragozza. Durruti è il delegato responsabile di questa colonna, diretta da un Comitato di guerra assistito da un Consiglio Tecnico
Militare. La colonna è composta da raggruppamenti di 5 centurie, formate da 4 gruppi di 25 combattenti. Vi prendono parte anche un gruppo internazionale (400 tra francesi, tedeschi, italiani, inglesi, marocchini e americani) e alcuni gruppi di guerriglieri incaricati di compiere azioni dietro le linee nemiche,come i "Figli della notte"o i "Metalmeccanici". Ogni raggruppamento elegge un delegato revocabile in qualunque momento. Questa responsabilità non consente alcun privilegio gerarchico.
Il Comitato di guerra d'Aragona è formato da delegati delle colonne presenti sul fronte.
La colonna, forte di seimila uomini con tremila fucili, ma gravemente priva d'armi moderne, stabilisce una linea difensiva sul fronte di Saragozza lungo 70 km. I gruppi mobili dei guerriglieri, agendo di sorpresa, consentono di modificare la linea del fronte a scapito dei franchisti. La colonna parteciperà alla presa di Farlete, di MonteOscuro, etc.
Collettività agrarie incoraggiate dai combattenti delle colonne operaie si costituiscono nei 400 villaggi dell'area del fronte. I contadini di queste regioni proclamano la proprietà collettiva della terra e degli utensili. Le assemblee del villaggio designano dei consigli, responsabili di fronte ad esse in ogni momento. La disciplina all'interno della colonna viene liberamente adottata. I combattenti non si limitano ai compiti della guerra, ma aiutano anche i contadini nei campi o organizzano scuole e attività culturali.
All'inizio del novembre del 1936 la colonna lascia l'Aragona per Madrid, gravemente minacciata dalle truppe franchiste. Dopo sanguinosi combattimenti nel settore della città universitaria queste ultime sono respinte. La colonna vi perderà i tre quarti dei suoi effettivi tra cui il suo delegato responsabile.
Nell'aprile 1937 la colonna è trasformata in unità regolare dell'esercito repubblicano: la 26" divisione.
Il denaro non circola. Pur trovandosi nei comitati locali e interlocali è unicamente utilizzato nelle relazioni con quelle regioni dove il denaro è in circolazione come prima.
La retribuzione del lavoro avviene con dei buoni; tutti i membri della comune si trovano sul medesimo piano e non vi è alcun privilegio. La distribuzione avviene fra le cooperative create dopo la rivoluzione. Ogni membro della collettività prende secondo le sue necessità e paga in buoni. Il commercio al dettaglio non esiste più. Nei villaggi dove ai margini della collettività si trovano delle piccole proprietà contadine, la cooperativa scambia tutti i loro prodotti pagandoli con dei buoni e assicurando loro il necessario. Lo scambio tra le comuni avviene direttamente da collettività a collettività o attraverso l'intermediazione delle federazioni interlocali, sempre in natura.
Non esiste più la proprietà giuridica, tutto è di tutti: i mezzi di lavoro, le abitazioni ecc. I piccoli proprietari contadini hanno il diritto di coltivare la terra che possedevano prima, ma senza sfruttare il lavoro altrui. Nei villaggi interamente collettivizzati, e che sono la maggioranza tutto il bestiame delle famiglie, ad eccezione degli animali di cortile, è collocato in stalle comuni.

ANTIPSICHIATRIA - Antonin Artaud

Signori,
le leggi e il costume vi concedono il diritto di valutare lo spirito umano. Questa giurisdizione sovrana e indiscutibile voi l’esercitate a vostra discrezione. Lasciate che ne ridiamo. La credulità dei popoli civili, dei sapienti, dei governanti dota la psichiatria di non si sa quali lumi sovrannaturali. Il processo alla vostra professione ottiene il verdetto anzitempo. Noi non intendiamo qui discutere il valore della vostra scienza, né la dubbia esistenza delle malattie mentali. Ma per ogni cento classificazioni, le più vaghe delle quali sono ancora le sole ad essere utilizzabili, quanti nobili tentativi sono stati compiuti per accostare il mondo cerebrale in cui vivono tanti dei vostri prigionieri? Per quanti di voi, ad esempio, il sogno del demente precoce, le immagini delle quali è preda, sono altra cosa che un’insalata di parole?
Noi non ci meravigliamo di trovarvi inferiori rispetto ad un compito per il quale non ci sono che pochi predestinati. Ma ci leviamo, invece, contro il diritto attribuito a uomini di vedute più o meno ristrette di sanzionare mediante l’incarcerazione a vita le loro ricerche nel campo dello spirito umano.
E che incarcerazione! Si sa - e ancora non lo si sa abbastanza - che gli ospedali, lungi dall’essere degli ospedali, sono delle spaventevoli prigioni, nelle quali i detenuti forniscono la loro manodopera gratuita e utile, nelle quali le sevizie sono la regola, e questo voi lo tollerate. L’istituto per alienati, sotto la copertura della scienza e della giustizia, è paragonabile alla caserma, alla prigione, al bagno penale.
Non staremo qui a sollevare la questione degli internamenti arbitrari, per evitarvi il penoso compito di facili negazioni. Noi affermiamo che un gran numero dei vostri ricoverati, perfettamente folli secondo la definizione ufficiale, sono, anch’essi, internati arbitrariamente. Non ammettiamo che si interferisca con il libero sviluppo di un delirio, altrettanto legittimo, altrettanto logico che qualsiasi altra successione di idee o di azioni umane. La repressione delle reazioni antisociali è per principio tanto chimerica quanto inaccettabile. Tutti gli atti individuali sono antisociali. I pazzi sono le vittime individuali per eccellenza della dittatura sociale; in nome di questa individualità, che è propria dell’uomo, noi reclamiamo la liberazione di questi prigionieri forzati della sensibilità, perchè è pur vero che non è nel potere delle leggi di rinchiudere tutti gli uomini che pensano e agiscono.
Senza stare ad insistere sul carattere di perfetta genialità delle manifestazioni di certi pazzi, nella misura in cui siamo in grado di apprezzarle, affermiamo la assoluta legittimità della loro concezione della realtà, e di tutte le azioni che da essa derivano.
Possiate ricordarvene domattina, all’ora in cui visitate, quando tenterete, senza conoscerne il lessico, di discorrere con questi uomini sui quali, dovete riconoscerlo, non avete altro vantaggio che quello della forza.
Antonin Artaud     

mercoledì 14 settembre 2011

BUENAVENTURA DURRUTI parte terza


Dal 22 al 25 luglio, Barcellona conosce un immenso caos, ma un caos che funziona. Nei centri metalmeccanici, rapidamente rimessi in funzione, ci si occupa principalmente di blindare i camion. Le compagnie di trasporti marittimi e ferroviari sono collettivizzate. I comitati di quartiere formano un comitato di coordinamento che controlla tutto l'agglomerato urbano.
Fra gli operai barcellonesi l'annuncio della formazione di colonne di volontari suscita un grande entusiasmo. Il 24 luglio la colonna Durruti lascia Barcellona alla volta dell'Aragona. Bloccata da un attacco aereo sceglie come quartiere generale il borgo di Bujaraloz, mentre la CNT e la FAI costituiscono altre colonne la colonna Roja y Negra e la colonna Ascaso così come altrettanto fanno i partiti marxisti. Purtroppo questi rinforzi tardano ad arrivare sul fronte. Tuttavia la colonna si impossessa di Los Calabazares, a 14 Km da Saragozza, proprio mentre i fascisti possono già disporre dell'appoggio dell'aviaziona italiana e tedesca. Il fronte si stabilizza. In agosto le colonne scatenano una vasta offensiva che si conclude con la presa di Siétamo, di Pina de Ebro e di altre località.
Nelle retrovie, politicanti riformisti e stalinisti che di giorno in giorno diventano sempre più influenti all'interno della fazione repubblicana sabotano l'approvvigionamento di armi alle colonne della CNT e del POUM (estrema sinistra) e minacciano il potere dei comitati di quartiere.
Mentre la CNT indietreggia in Catalogna, la linea rivoluzionaria si radicalizza in Aragona con la costituzione, il 16 settembre 
a Bujaraloz,di un consiglio di difesa, composto unicamente da anarchici e eletto da un assamblea regionale della 
collettività. Nel frattempo, le truppe franchiste si avvicinano a
Madrid; Malaga, dove predomina la CNT è abbandonata alla sua sorte; soltanto i sindacati continuano ad armare i miliziani combattenti a Toledo e a Guadalajara.
Alla fine di settembre, Durruti, chiamato d'urgenza a Barcellona per appoggiare un progetto di acquisto di armiall'estero, può constatare come la CNT sia debole e divisa in seguito alla sua politica di collaborazione con lo Stato. Il Comitato Centrale delle Milizie è sul punto di essere dissolto. Il governo repubblicano, cercando di internazionalizzare il conflitto, ha deciso di concentrare i suoi sforzi su Majorca, piuttosto che sul fronte di Aragona I partiti borghesi e gli stalinisti tengono i cordoni della borsa.
Durruti pensa allora di compiere l'esproprio del secolo: impossessarsi delle riserve d'oro della Banca di Spagna, grazie all'appoggio
della colonna madrilena Tierra y Libertad della CNT, e con la complicità dei ferrovieri della CNT trasportarle a Barcellona.
Durruti si nasconde a Madrid per organizzare questa
azione che avrebbe potuto salvare la rivoluzione.
AI momento di agire, i dirigenti della CNT tentennano nel
prendere una decisione temendo di scatenare una guerra civile nella guerra civile.
Durruti ritorna in Aragona dove la colonna si trova di fronte ad una offensiva fascista. La controffensiva che dirige gli consente di guadagnare due chilometri e di tranquillizzare il fronte. Apprende allora che il governo Largo Caballero si è rimangiato la promessa di finanziare l'armamento del fronte d'Aragona e ha deciso la militarizzazione delle milizie, ristabilendo la gerarchia e il codice militare. Molti combattenti della prima ora prendono congedo da Durruti, rifiutando di sottomettersi al diktat del governo. In quanto all'oro della Banca di Spagna, non tarderà a partire per Mosca...
Sul fronte, i miliziani libertari e poumisti resistono alla militarizzazione e Durruti agisce come se il decreto governativo non lo riguardi. La CNT cerca di conciliare le esigenze dei miliziani e le decisioni del governo e alla fine accetta di entrare a farne parte, in un momento in cui le conquiste del 19 luglio sono rimesse in discussione a causa della pressione dei sovietici. Il 4 novembre, vengono nominati quattro ministri ciennetisti fra i quali Garcia Oliver, alla giustizia, lui che per tutta la propria vita è stato un fuorilegge.
La rivoluzione è nell'impasse. Frattanto i fascisti sono alle porte della capitale e cannoneggiano la Puerta del Sol, seminando il panico in seno al personale governativo che fugge verso Valencia. Il proletariato madrileno è l'unico a prepararsi a resistere.
La presenza carismatica e combattiva di Durruti a Madrid sembra a tutti indispensabile: controvoglia, finisce per lasciarsi convincere.

Continua

LA ESCUELA MODERNA di Francisco Ferrer


I prodotti immaginativi dell'intelligenza, i concetti a priori, tutta la farragine di elucubrazioni fantastiche considerate verità e sinora imposte come criterio base per il comportamento dell'uomo, stanno subendo da moltissimo tempo, per una cerchia ri stretta, la sconfitta da parte della ragione e lo scredito da parte della coscienza. Al momento attuale, il sole non si limita ad illuminare le vette, ma è quasi luce meridiana che invade fino alle falde dei monti. La scienza, per fortuna, non è patrimonio di un ridotto gruppo di privilegiati; le sue irradiazioni benevole penetrano con maggiore o minore coscienza in ogni strato della società. Dappertutto dissipa gli errori tradizionali; con il procedimento sicuro dell'esperienza e dell'osservazione, permette agli uomini di formare dottrine esatte, criteri reali, la ricerca sugli oggetti e le leggi che li regolano e al momento attuale, con autorità indiscussa, incontestabile, per il bene dell'umanità, perché abbiano fine una volta per sempre gli esclusivismi e i privilegi, si costituisce in direttrice unica della vita dell'uomo, impregnandola di un sentimento universale, umano. 
Contando su forze modeste, però nel contempo con potente fede razionale e con un'attività che è ben lungi dal venire meno, quantunque vi si oppongano avversità di ogni sorta e grado, si è costituita la ESCUELA MODERNA. Il suo proposito è quello di coadiuvare rettamente, senza concessioni ai procedimenti tradizionali, l'insegnamento pedagogico basato sulle scienze naturali. Questo metodo, nuovo ma l’unicamente reale e positivo, ha sfondato in tutti gli ambienti del mondo civilizzato e ha avuto successo con innumerevoli lavoratori, di intelligenza superiore e dotati di spirito di sacrificio.
Non ignoriamo il nemico che ci circonda. Non ignoriamo gli indicibili pregiudizi di cui è pregna la coscienza sociale del paese. È creatura di una pedagogia medievale, soggettiva, dogmatica, che ridicolmente presume di costituire criterio infallibile. Non ignoriamo neppure che per legge ereditaria, confortata dalle suggestioni del ceto medio, le tendenze passive che vi sono connaturate già nei bambini in tenera età, si accentuano nei nostri giovani con rilievo straordinario.
La lotta è strenua, il lavoro è intenso, ma con la volontà costante e perpetua, unica provvidenza del mondo morale, siamo certi che otterremo il trionfo che perseguiamo; che ricaveremo dei cervelli vivi, capaci di reagire; che le intelligenze dei nostri allievi, quando si emancipano dalla tutela razionale del nostro Centro, continueranno ad essere nemici mortali dei pregiudizi; saranno intelligenze sostanziose, in grado di formare convincimenti ragionati, propri, personali, nei confronti di tutto ciò che sarà oggetto del pensiero.
Il fine ultimo dell'energia cerebrale dell'uomo è quello di produrre l'ideale con l'arte e con la filosofia, queste vaste generalizzazioni congetturabili. Ma affinché l'ideale non degeneri in favola o in vaga illusione, e il congetturabile non sia edificio che si erge su fondamenta di sabbia, è necessario in modo assoluto che abbia per base sicura, incrollabile, le nozioni esatte e positive delle scienze naturali.
D'altra parte, non si educa integralmente l'uomo disciplinando la sua intelligenza, ma trascurando il cuore e relegando la volontà. L'uomo, nell'unità del suo funzionalismo cerebrale, è un complesso; presenta vari aspetti fondamentali; è una energia che osserva, un'emozione che rifiuta o accetta la comprensione e una volontà che cristallizza in azioni quanto percepisce e ama.

  

giovedì 8 settembre 2011

BUENAVENTURA DURRUTI parte seconda



Il mattino del 19 luglio il VII  reggimento d'Artiglieria si scontra sulla Diagonal con un gruppo di operai che, con pistole e granate, arresta la sua avanzata. 
Il reggimento di Pedralbes occupa piazza della Catalogna. S'impossessa della centrale telefonica e dell'hotel Colon, ma non può progredire sulle Ramblas al fine di congiungersi con le unità ribelli che presiedono il porto. Occupata piazza di Spagna, il reggimento di Montesa è costretto a indietreggiare di fronte a un contrattacco operaio. Un caporale sprona allora i suoi compagni che puntano le loro armi contro gli ufficiali.
Nello stesso istante, gli scaricatori di Barceloneta costringono alla ritirata il reggimento d'artiglieria di Montaiia. 
Sul Paseo di Gracia, il reggimento di Santiago è immobilizzato da un fuoco di sbarramento ed è costretto a ripiegare nel convento delle carmelitane. La rambla Santa Monica si trova sotto un tiro incrociato fra i palazzi del governo e la caserma Atarazanas.
Dopo quattro ore di combattimento, la sollevazione militare sembra ormai vinta. Un po' ovunque i soldati fraternizzano con il popolo e gli operai prendono possesso, uno dopo l'altro, delle posizioni dei golpisti.
Durruti dirige i combattimenti che si svolgono in piazza della Catalogna. Ascaso dal suo stato-maggiore di piazza dell'Arco del Teatro, coordina gli scontri, inviando rinforzi nei punti più
deboli.
Nella strada la folla aumenta sempre più. Nella caserma Pedralbes, ribattezzata Bakunin, viene costituito un Comitato di guerra.
I militari che occupavano piazza della Catalogna, brulicante di operai, sono costretti a ritirarsi nell'hotel Colon. Non tarderanno ad arrendersi. Contemporaneamente ha luogo l'assalto, guidato da Durruti, contro la centrale telefonica. Molti militanti vi muoiono fra cui Obregon, segretario dei gruppi anarchici.
Dopo un sanguinoso corpo a corpo,la centrale cade nelle mani degli operai.
Alle 16,30 truppe lealiste iniziano a  bombardare il quartiere generale dei militari.
Il Generale Goded comandante in Capo dei golpisti, si arrende. I soldati delle caserme Santiago,del Parco e dei Depositi, come quelli della fortezza di Montjuich e della base aereonavale, si ribellano contro gli ufficiali.   
Si costituiscono comitati di soldati e di operai, controllati dalla CNT, che ha perso più di 500 militanti nei combattimenti. L’indomani mattina, gli ultimi golpisti che resistono sono gli assediati del convento delle carmelitane, rapidamente Incendiato dagli operai, e quelli della caserma Atarazanas, assaltati da un gruppo di franchi tiratori,fra i quali si trova Francisco Ascaso, il quale viene colpito in piena fronte morendo sul colpo. Durruti, sconvolto per la morte del!'amico, corre verso la caserma. Impressionati gli altri combattenti lo seguono. I militari terrorizzati da questa marea umana issano bandiera bianca.
Alle 13 del 20 luglio Barcellona hanno vinto i fascisti. Purtroppo questi si sono ormai impadroniti di altre città, come Saragozza. Madrid invece è rimasta sotto il controllo de governo legale.
Companys, presidente della Generalità della Catalogna, propone agli anarchici, padroni della situazione, di spartirsi il potere insieme ai repubblicani in seno al comitato centrale delle milizie. I leader della CNT, di fronte al pericolo fascista, accettano di collaborare. Durruti non vi consente che "provvisoriamente, vale a dire fino alla liberazione di Saragozza, perché questa, aprendo la via al Nord, assicurerà il trionfo della rivoluzione.
Durante la sua prima riunione, il comitato centrale delle milizie decide di formare colonne di miliziani che partiranno per l'Aragona - e la prima sarà guidata da Durruti.

Continua

DOLCINO E MARGHERITA



Nell’anno gioachimita 1260, un negoziante di Parma, Gherardo Segarelli, rinuncia ai suoi beni e fonda la setta degli Apostolici. Alla morte di Gerardo Segarelli, bruciato a Parma il 18 luglio 1300, un francescano dissidente Dolcino da Novara, prende la testa degli Apostolici.
Dolcino e la sua compagna Margherita organizzano  una comune contadina in cui, sotto il discorso millenarista, si delinea un programma di sopravvivenza collettivista che trova vasta adesione fra le popolazioni delle Alpi: da Trento Al Piemonte. Attorno alla coppia, gli Apostolici sono chiamati a formare il nucleo di un mondo nuovo dove i beni di sussistenza sono messi in comune, la proprietà è abolita ed il matrimonio, che riduce la donna ad un oggetto di appropriazione, soppresso (ciò che la rimozione degli inquisitori traduce in termini di “stupro collettivo”).
Grazie al fondamentale aiuto, alla solidarietà, delle popolazioni montane che gli avevano accolti, alla sostanziale adesione che queste popolazioni avevano dimostrato alle loro idee antiautoritarie, per oltre 2 anni  riuscirono a fronteggiare e sconfiggere gli eserciti sempre più potenti inviati dalla chiesa e dagli stati. 
Furono infine sconfitti  e tutti uccisi con l’eccezione di Dolcino e Margherita
Fu chiamato Carnasco, quel piccolo ruscello. Il giovedì santo del 1307 la sua acqua divenne rossa come sangue. Il sangue dei ribelli. Il sangue degli eretici. Dolcino e Margherita furono catturati vivi. Lo sarebbero rimasti per poco. La loro morte era già scritta, fu solo rimandata. Sarebbe stata molto più atroce, il 2 luglio 1307 , dopo infinite torture,  furono messi al rogo.
Le idee antiautoritarie Dolciniane comunque resisteranno.
Dolcino Margherita e gli Apostolici diverranno simboli di libertà ed emancipazione fino ai giorni nostri, e la memoria popolare non li dimenticherà.

Cristiani sostengono che Ebrei e Musulmani sono destinati all'inferno perché eretici.
Gli Ebrei sostengono che Cristiani e Musulmani sono destinati all'inferno perché eretici.
I Musulmani sostengono che Cristiani e Ebrei sono destinati all'inferno perché eretici.
Non importa di che religione siate, andrete comunque all'inferno.

"Eresia" dal greco , haìresis  a sua volta dal verbo  hairèō, "afferrare", "prendere" "scegliere" 

DUNQUE L’ERETICO E’ COLUI CHE SCEGLIE, COLUI CHE E’ IN GRADO DI VALUTARE COLUI CHE IN DEFINITIVA HA IL CORAGGIO DI DISSOCIARSI, DI CONTRAPPORSI AL PENSIERO COMUNE, AL PENSIERO DOMINANTE

ERETICI ERANO DOLCINO E MARGHERITA E I LORO SEGUACI CHE RESISTETTERO, SI CONTRAPPOSERO AL POTERE FINO ALLA MORTE

ERETICI SIAMO TUTTI NOI CHE SCEGLIAMO, CHE RESISTIAMO CHE CI CONTRAPPONIAMO AL PENSIERO GLOBALE , AL POTERE DEGLI STATI DELLE RELIGIONI, DELLE FINANZE, AL POTERE DELLA MERCE, AL POTERE DELLO SPETTACOLO, DELLA FINZIONE

ERETICI SIAMO TUTTI NOI CHE SCEGLIAMO DI VIVERE IN CONTRAPPOSIZIONE AD UNA LOGICA DI MORTE