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giovedì 29 settembre 2011

LA SOCIETA' DELLA MERCE

Con il realizzarsi della globalizzazione osserviamo danni all’ambiente sempre più evidenti. Una progressiva inquietante accelerazione del riscaldamento climatico, da cui dipende la sopravvivenza nostra e di ogni altra forma di vita sul nostro pianeta: i centri mondiali di studi climatici annunciano che si susseguono estati sempre più calde e inverni sempre più miti. Verifichiamo l'estinzione in massa di un gran numero di specie viventi, sia animali che vegetali. Un fenomeno per certi versi fisiologico all’interno delle dinamiche dell’evoluzione, che negli ultimi anni ha avuto però un’improvvisa accelerazione, raggiungendo la sua “onda di piena” proprio in questi ultimi tempi. Si calcola che ogni giorno scompaiano 100 specie viventi dal nostro pianeta.

I “paesi civili” responsabili di tali cambiamenti climatici sono ovviamente i più fervidi promotori del modello globalizzato della società della merce, veicolandola come afflato universalistico e missione umanitaria, tesa ad estendere al resto del mondo l’eredità nobile del nostro illuminismo: i diritti umani e i valori della democrazia.

Chi si contrappone a questi scenari, chi si contrappone al processo di globalizzazione, chi si propone la difesa dell’ambiente, chi vuole “resistere” a queste dinamiche di sviluppo sa bene che questo grande disegno “illuminista” di civilizzazione globale, persegue scopi solo utilitaristici: il suo obiettivo non è la salvaguardia del pianeta né la diffusione della democrazia né, tanto meno, la creazione di società virtuose ed ecocompatibili, ma unicamente quello di massimizzare i profitti allargando le basi immaginarie della società di mercato soggiogando a questa logica l’intero globo compresi i paesi del terzo mondo.

Il futuro del nostro pianeta, sia dei paesi a tecnologia avanzata sia di quelli a minore sviluppo è legato alla capacità di rompere la spirale perversa che attualmente li attanaglia.

Il futuro dei Cittadini di questo pianeta è legato alla capacità che essi avranno di scardinare le due forze sinergiche che sostengono e alimentano il processo: da una parte un apparato che produce merce a ritmi forsennati dall’altra una moltitudine di “consumatori” mai sazi.

La merce è l’ideologia di questo modello di sviluppo. La politica la pattumiera dove tutto finisce.

Occorre uscire dalla logica della crescita illimitata e considerare il consumismo come una dipendenza dalla quale dobbiamo al più presto liberarci.
Occorre sradicare la convinzione che la nostra felicità dipende dalla quantità di beni che abbiamo a nostra disposizione.

Occorre in definitiva una vera rivoluzione culturale, un ‘operazione di decolonizzazione dell’immaginario: una rivoluzione culturale che divenga la tappa necessaria per passare dalla condizione di sudditi di un sistema mercificante che divora e distrugge, a Cittadini protagonisti della propria vita e quindi del cambiamento.

Nella produzione moderna il soggetto non è l’uomo ma la merce.

La rivoluzione della vita quotidiana significa non solo critica radicale della società omologata, ma anche rottura con l’ordine stabilito.

La società della merce è l’espressione più malvagia e asservita ai codici dominanti, le masse sono i nuovi schiavi del mercato globale. I paesi industrializzati stanno al giogo. Il sottosviluppo che ri/producono, il sistema che impongono e il consenso generalizzato permette loro di far passare guerre, genocidi, crimini commessi contro i popoli più impoveriti, come modelli di sviluppo economico e politico.

L'uomo planetario, il Cittadino del mondo deve divenire portatore di nuove ventate di disobbedienza bruci alla radice l’impero dalla falsificazione e dell’impostura.

I crolli dei mercati finanziari, la fame del mondo, le guerre di esportazione sono affari…

Gli Stati civilizzati hanno ridotto tutto a merce e gli uomini sono controllati secondo le modalità della catalogazione degli insetti.

Così come il mercato mondiale unifica le condizioni di sfruttamento senza eliminare la concorrenza tra capitalisti, allo stesso modo esiste una potenza pluristatale che coordina i progetti di dominio senza cancellare la competizione politica e militare tra i singoli governi. Gli accordi economici e finanziari, le leggi sulla flessibilità del lavoro, il ruolo dei sindacati, la gestione ecologica delle nocività, la repressione del dissenso tutto ciò viene definito a livello internazionale.

Le esigenze della merce si sono fuse con quelle del controllo sociale, utilizzano le stesse "reti": il sistema bancario, assicurativo, medico e poliziesco si scambiano continuamente i propri dati. L'onnipresenza di tessere magnetiche realizza una schedatura generalizzata dei gusti, degli acquisti, degli spostamenti, delle abitudini.

Esistono mega-apparati politico-finanziari che dispiegano i loro tentacoli ovunque e attraverso il possesso di tutti i mezzi di comunicazione, con una operazione continua ipnotizzante, alienante, persuadono i sudditi sulla efficacia, sulla bontà, sulla ineluttabilità del modello di sviluppo proposto.

Occorre una strategia che colpisca ovunque dall'interno di noi stessi, senza tregua, senza esitazione, senza pietà, occorre una tattica che stani il nemico dagli anfratti più augusti del nostro esistere così come dalle grandi piazze mediatiche.
Occorre scacciare i mercanti dai templi delle nostre vite...

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