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giovedì 4 dicembre 2014

FAHRENHEIT 451 di François Truffaut

Fahrenheit 451 è un film del 1966 diretto da François Truffaut, girato in Gran Bretagna, ricavato dall'omonimo romanzo fantascientifico di Ray Bradbury.
In un ipotetico paese è assolutamente proibita la lettura dei libri, in quanto questi snaturano i fatti, abbelliscono la realtà, costringono alla riflessione e impediscono alla gente di essere felice. Il capitano dei vigili del fuoco, ai quali è affidato il compito di scovare i libri, bruciarli e castigare i colpevoli, tiene in particolare considerazione Montag, il più solerte dei suoi subalterni. Ma questi, che nella moglie Linda trova un evidente modello della spersonalizzazione prodotta dal sistema del quale egli stesso è un difensore, incomincia a dubitare della validità del suo operato quando incontra casualmente Clarissa, una giovane istitutrice, la quale risveglia in lui il naturale desiderio di sapere e di conoscere. A poco a poco Montag, dopo aver incominciato a nascondere libri ed a leggerli, riconquista il dominio della propria mente: ma, tradito da Linda, viene condannato a distruggere la sua casa ed i suoi libri. Allora si ribella, uccide il suo comandante e si rifugia nei boschi, dove alcuni uomini vivono in comunità imparando a memoria il contenuto dei libri, decisi a tramandare ai posteri queste opere di valore universale.
Il mondo di Fahrenheit è il mondo della solitudine, dello scacco, della paura. “Ho da raccontare una storia la cui essenza è piena d'orrore...”: è un passo dei Racconti straordinari di Edgar Allan Poe, che Montag recita nelle ultime immagini del film, per impararlo a memoria. Ma potrebbe essere l'esergo che apre il film. L'orrore è quello di un mondo in cui è proibito leggere, dunque è proibito conoscere, amare, ricordare. Il passato, nella società dei pompieri incendiari, non esiste. Nessuno ricorda nulla: Montag non rammenta che sia mai stato spento un incendio, non ricorda neppure il giorno in cui ha conosciuto sua moglie. Il tempo di Fahrenheit 451 è un eterno, drammatico, oppressivo presente, perché chi detiene il potere sa che controllare la memoria di un popolo significa controllare la sua stessa esistenza: chi non ha passato, non può avere nemmeno un futuro. La perdita della memoria è dunque condizione e sintomo di uno stato di oppressione, l'esercizio del quale appare inestricabilmente legato alla possibilità di controllare la pratica della scrittura. La società di Fabrenheit 451 non è una società che ignora la scrittura, ma è una società in cui ad un certo punto è stato proibito scrivere. “I pazzi che leggono diventano insoddisfatti. Cominciano a desiderare di vivere in modi diversi, il che non è... mai possibile”, spiega il Capitano a Montag. La scrittura non è bandita perché scompaia, ma per divenire privilegio di una élite che si arroga il diritto di stabilire ciò che è bene per gli altri. La scrittura è principio di corruzione, di infelicità, di insoddisfazione: per questo va interdetta. Ma il vero motivo è un altro: l'accesso al segno scritto è smascheramento della violenza del potere, comprensione che questo non é l'unico modo possibile di esistere, possibilità di rovesciare la violenza della scrittura contro chi ne ha fatto strumento di dominio, di oppressione di classe.
Nel mondo di Fahrenheit 451, fatto di pietrificazione e muffa museale, il potere è detenuto da una classe dirigente che è riuscita a colonizzare l'immaginazione dei cittadini, trasformati prima in sudditi, poi in consumatori: di pillole, di programmi televisivi e di status symbol. Tolto di mezzo (anche dai fumetti) l'alfabeto, gli individui sono tutti uguali, secondo uno dei superiori del protagonista. L'uniforme dei pompieri elimina ogni possibile differenza, così come i vestiti dei civili, le loro case e quello che contengono: il conformismo imposto dall'alto, anche con la forza, ha come risultato la riduzione degli uomini a numeri. 

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