In questo periodo, egli assimilò il pensiero di Pierre-Joseph Proudhon e di Pëtr Kropotkin, elaborando una linea cooperativistica autonoma – approfondita nell’opuscolo del 1895 Una strada per la liberazione dei lavoratori – che gli dischiuse le porte verso il comunitarismo libertario, in seguito non più abbandonato. Alla fine del decennio, si aprì per lui un periodo di ripensamento e di studio: tradusse in tedesco opere di Walt Whitman, di William Shakespeare, di Oscar Wilde, e si avvicinò alla filosofia del linguaggio di Fritz Mauthner (1849-1923), tramite il quale scoprì anche le prediche del mistico medievale Meister Eckhart, che volse in tedesco moderno. Ritornato nel mondo politico, tra il 1908 e il 1915 animò l’Alleanza Socialista e riesumò Der Sozialist, che ne divenne la voce ufficiale. La nuova formazione politica si proponeva di creare comunità accanto allo Stato esistente, nell’ottica i fornire un esempio di vita basata sul lavoro in comune, a contatto con la terra e al riparo dalle conseguenze peggiori dell’industrializzazione: alienazione e sfruttamento, anzitutto.
Dopo la guerra Landauer partecipò alle vicende della rivoluzione tedesca in veste di Ministro dell’istruzione popolare nella prima Repubblica dei consigli di Monaco; cadde vittima della repressione il 2 maggio 1919.
Nel periodo del primo impegno politico, Landauer aveva risolutamente osteggiato il carattere determinista e scientista del socialismo dominante in Germania, opponendovi un’etica fondata sulla prefigurazione del fine ultimo – la società anarchica – in termini di passione e desiderio e sulla coerente individuazione dei mezzi adatti al fine. Differenziandosi dal socialismo scientifico, soprattutto nella forma veicolata dalle correnti ortodosse del marxismo tedesco, egli non pensava alla “città ideale” quale esito necessario dello sviluppo capitalistico; credeva infatti che la sua realizzazione dipendesse dall’intervento attivo degli uomini nella storia. Su queste basi, nel 1907 pubblicò il volume La rivoluzione, in cui, affrontando il problema della transizione con piglio eterodosso, esprimeva in prospettiva libertaria il clima culturale dell’epoca.
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