Il rivoluzionario umanista è consapevole della funzione evolutiva del proletariato, è con il proletariato perché questa classe è oppressa, sfruttata e avvilita, ma non cade nell'ingenuità populista di attribuire al proletariato tutte le virtù e alla borghesia tutti i vizi, e la stessa borghesia egli comprende nel suo sogno di umana emancipazione. Pëtr Kropotkin diceva: «Lavorando ad abolire la divisione fra padroni e schiavi, noi lavoriamo alla felicità degli uni e degli altri, alla felicità dell'umanità». L'emancipazione sociale strappa il bambino povero alla strada e strappa il bambino benestante alla sua vita di fiore di serra, strappa il giovane proletario all'abbrutimento del lavoro eccessivo e strappa il giovane signore alle oziose mollezze e alle noie corruttrici, strappa la donna del popolo alla precoce vecchiaia e alla conigliesca fecondità e strappa la dama alle fantasticherie ossessionanti che nell'ozio hanno il loro vivaio e sboccano nell'adulterio o nel suicidio. Ogni classe ha una propria patologia perché ogni ambiente sociale ha propri germi corruttori. Vittima delle mancate cure materne è il paria precocemente caduto nella delinquenza, e vittima dell'untuoso servilismo e dei comodi eccessivi è il figlio di papà che si crede tutto lecito: dalla seduzione della sartina allo chèque falso. Il ladruncolo e il bancarottiere, la prostituta e la signora strangolata dal danseur mondain non sono che aspetti di un unico male, non sono che diverse dissonanze di un'unica disarmonia sociale.
L'umanesimo si è affermato nell'anarchismo come preoccupazione individualista di garantire lo sviluppo delle personalità e come comprensione, nel sogno di emancipazione sociale, di tutte le classi, di tutti i ceti, ossia di tutta l'umanità. Tutti gli uomini hanno bisogno di essere redenti da altri e da se stessi. Il proletariato è stato, è e sarà più che mai il fattore storico di questa universale emancipazione. Ma lo sarà tanto più quanto meno sarà fuorviato dalla demagogia che lo indora e ne diffida, che lo dice Dio per trattarlo da pecora, che gli pone sul capo una corona di cartapesta e lo lusinga perfidiosamente per conservare, o per conquistare, su di lui il dominio.
Il problema sociale, da classista, si farà problema umano. Allora la libertà sarà in marcia e la giustizia sarà già concretata nelle sue principali categorie. La rivoluzione sociale, classista nella sua genesi, è umanista nei suoi processi evolutivi. Chi non capisce questa verità è un idiota. Chi la nega è un aspirante dittatore.
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