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giovedì 11 luglio 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXVIII

1926

Novembre - Appare in lingua russa e in francese, a Parigi, edito dalla Librairie internationale, un opuscolo di 32 pagine intitolato Plate-forme d'organisation de l'Union Générale des Anarchistes - Projet. Redatta probabilmente dal russo Piotr Arsinov, collaboratore di Makhno al tempo della guerriglia anarchica in Ucraina e con lui esule in Francia, questa «piattaforma» è stata discussa per vari anni da un numeroso gruppo di anarchici russi in esilio cui per qualche tempo si sono aggiunti dei giovani polacchi. Presentatore del progetto è il gruppo "Dielo Truda", formato da Arsinov, Makhno, Volevsky, Linsky e Ida Mett. La pubblicazione era stata preceduta da diversi articoli esplicativi, apparsi sul "Dielo Truda", di Arsinov, Makhno e altri, in favore di un'organizzazione anarchica nuova, più centralizzata e responsabilizzante, e in polemica con l'idea di organizzazione mista propugnata da un gruppo di anarchici russi tra cui primeggia Boris Volin (pseudonimo del poeta e intellettuale Vsevolod  „Mikhailovic Eichenbaum, liberato e autorizzato a lasciare la Russia all'inizio degli anni 20 per interessamento di Victor Serge), e dal vecchio libertario francese Sébastien Faure. Faure aveva fondato nel 1920 l'Union Anarchiste come organizzazione di «sintesi», ma nel congresso del novembre 1927 i piattaformisti ottenevano la maggioranza e trasformavano, con un programma più rapido di quello di Arsinov, la vecchia associazione nell'Union Anarchiste Communiste Révolutionnaire (UACR), sull'esempio della quale si formava l'Unione Anarco-Comunista italiana, rimasta di limitate proporzioni e osteggiata dagli altri anarchici fino alla sua scomparsa. In Francia i vecchi libertari costituivano l'Association des Fédéralistes Anarchistes, la cui teorizzazione è contenuta nell'opuscolo La Synthése anarchiste (Parigi 1928) con cui Faure rilanciava la sua concezione della libera intesa delle tre grandi correnti (anarco-sindacalista, comunista-libertaria, anarco-individualista). Alcuni «sintesisti» non avevano però seguito Faure, e lavorando tra i piattaformisti riusciranno nel 1930 a riprendere la maggioranza. La «piattaforma» diventerà invece la carta «costituzionale» della Federazione Anarchica Comunista Bulgara. Forti critiche alla piattaforma di Arsinov-Makhno vengono avanzate oltreché da Faure e Volin anche dalle figure più autorevoli e «storiche» dell'anarchismo internazionale, e in particolare da Malatesta, Fabbri, Maria Korn, dal noto storico

libertario austriaco Max Nettlau, sia pure con argomenti generici e non sempre convincenti. Assai più incalzante la lettera aperta intitolata  Due parole a Pietro Arsinov (pubblicata il 5 ottobre 1935 dall'"Adunata dei Refrattari", giornale anarchico di lingua italiana di New York che, come il più sindacalistico "Il Martello" diretto nella stessa città da Carlo Tresca, è anti-piattaformista). In essa Camillo Berneri commenta il «destino politico» di Arsinov, il quale nell'ottobre  1931 coll'articolo  L'anarchismo e la dittatura del proletariato dichiara apertamente di lasciare l'anarchismo e accetta «la necessità storica e inevitabile della nostra epoca, la dittatura del proletariato». E il primo concreto tentativo di avvicinamento ufficiale all'URSS compiuto da Arsinov, che il 30 giugno 1935 pubblica sul giornale sovietico "Izvestia" un articolo in cui rinuncia a ogni cautela anarchizzante e definisce «farsa tragicomica» il movimento makhnovista (da lui stesso esaltato in passato) e «atti terroristici e di espropriazione senza importanza» le azioni compiute dagli anarchici nella rivoluzione russa del 1905-1907. Scrive Berneri: «Quando Francesco Saverio Merlino si allontanò dall'anarchismo, credette giustamente che fosse dovere di dignità di pensatore e di scrittore giustificare seriamente il suo nuovo atteggiamento. Quello che voi scrivete a giustificazione vostra e ad incitamento agli anarchici a seguirvi è di una povertà pietosa. Lo stesso Makhno che agli  estranei del movimento anarchico ucraino pareva esser unito a voi da una profonda comunità di idee, vedeva nel vostro piattaformismo  una deviazione bolscevizzante. Makhno era anarchico; ed è per questo che, non sperando adescarlo e sapendolo tenacemente coerente nemico, la stampa bolscevica  lo ha sistematicamente diffamato in Russia e fuori di Russia». Berneri è l'unico a mettere acutamente in rilievo il momento storico scelto da Arsinov per passare all'URSS: «Mentre, in nome del fallimento della dittatura proletaria nell'URSS, dei bolscevichi hanno dato e danno la libertà o la vita, voi, neobolscevico, vi affrettate a incensare lo zar Stalin, e proprio in un momento politico in cui il possibilismo bolscevico sta degenerando nell'opportunismo più governamentale e nazionalista. Voi siete, inserito nel regime bolscevico, un suicida». Arsinov concluderà la sua vita, probabilmente nel 1936, in un campo di concentramento stalinista. Scrivendo da Roma in cui vive praticamente prigioniero della censura fascista, il vecchio Malatesta ribadisce, a proposito della «responsabilità collettiva come base di ogni seria organizzazione »,che «non si rimedierà a niente proclamando una "responsabilità collettiva" che, se non è la cieca sottomissione di tutti alla volontà di alcuni, è una assurdità morale in teoria, e, in pratica, la irresponsabilità generale. Già nella mia risposta a Makhno io dicevo: "Può darsi che, parlando di responsabilità collettiva, voi intendiate raccordo e la solidarietà che devono esistere tra i membri di una associazione. E se è così, la vostra espressione sarebbe secondo me una improprietà di linguaggio, ma in fondo si tratterebbe solo d'una questione di parole e saremmo vicini ad intenderci", (lettera al gruppo  anarchico del XVIII circondario di Parigi, piattaformista, del marzo 1930, pubblicata da "Le  Libertaire" di Parigi il 19 aprile successivo). Non si tratta però di una semplice questione di parole, come confermerà, al di là dei tragici errori di Arsinov, il declino del movimento anarchico nel mondo, incapace di organizzarsi nella mutata società di massa del periodo tra le due guerre mondiali. 



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