La carta d'Amiens
Il riferimento teorico fondamentale della teoria anarcosindacalista è dato dall'autonomia del movimento operaio. Esso rappresenta il vero e unico soggetto rivoluzionario, il solo in grado di sviluppare l'azione liberatrice in virtù della sua funzione produttrice dell'intera ricchezza sociale. Per riappropriarsi di essa, perché l'autonomia del movimento operaio diventi feconda di pratica rivoluzionaria, l'intera classe degli sfruttati deve trovare la sua unità sulla base del vero denominatore comune: l'eguale condizione sociale dovuta allo sfruttamento economico. La realizzazione di questa unità, condizione fondamentale della forza del movimento operaio, si ottiene solo escludendo, all'interno delle associazioni operaie, ogni "scuola politica" perché fonte di possibile discordia e divisione.
"La Confederazione del lavoro non può divenire una potenza che a immagine del comitato federale delle Borse, che conta il più gran numero di rappresentanti delle diverse scuole socialiste, elemento stesso della sua vitalità perché i delegati che partecipano e prendono posto, abdicano alle loro preferenze politiche limitandosi alle loro discussioni corporative". Così Fernand Pelloutier riassume il pensiero che anima le Borse del lavoro, pochi giorni prima che egli ne diventi segretario, in una riunione a Nîmes organizzata per decidere se entrare nella Confederazione Generale del Lavoro che verrà fondata nel settembre 1895 a Limoges. Questa tendenza verrà accentuata l'interno della C.G.T. dopo il 1902, quando al congresso di Montpellier, la federazione delle Borse e la C.G.T. formeranno una unica organizzazione. Pouget, che sarà per alcuni anni segretario aggiunto riconferma questo punto di vista in un opuscolo dal titolo "Il partito del lavoro". Scriveva Pouget "Il partito del lavoro coordina degli interessi e non delle opinioni. Questa potenza d'assorbimento delle divergenze individuali è la ragione dell'accordo che lega forzatamente la comunità di interessi, e dà, al Partito del Lavoro, una superiorità di vitalità e di azione mettendolo al riparo dai torti presenti nei partiti politici".
Il rifiuto della componente politica altro non è che il rifiuto dell'ingerenza dei "dottori del socialismo" nell'elaborazione di una autentica teoria proletaria. Quest'ultima si sviluppa sulla negazione stessa della funzione dell'ideologia, prodotto della cultura appartenente alle classi dominanti. Anche l'ideologia rivoluzionaria altro non è che una dimensione astratta e alienante, poiché i valori su cui è costruita, poggiano su un progetto positivo avulso dalla lotta sociale; il movimento operaio pertanto deve, anche nel campo teorico, elaborare per proprio conto i valori che sono alla base della sua azione di lotta quotidiana. "Nei militanti, desiderosi di dare il primo posto all'azione sindacale, vi è un sentimento di opposizione brutale alla borghesia, non vi è nessuna preoccupazione che si riattacchi ad un piano preconcetto e ad una teoria dell'insieme.Gli uni si sforzano di riallacciare le origini del movimento operaio attuale ai principi enunciati dalla concezione anarchica; gli altri si studiano al contrario di trovarli nella concezione socialista... Secondo me, il movimento operaio non risale a nessuna di queste due sorgenti". Questa precisa affermazione di Victor Griffuelhes segretario generale per tanti anni della C.G.T. conferma lo spirito e le idee che animavano l'anarcosindacalismo di quegli anni.
Esse troveranno compiutezza teorica nella famosa carta d'Amiens votata dal congresso confederale il 13 ottobre 1906 con 830 voti favorevoli contro 9 contrari. Questa riafferma la assoluta autonomia del movimento operaio rispetto ad ogni movimento politico e rivoluzionario, compreso quello anarchico per "rafforzare il più possibile i sindacati, l'razione economica va condotta direttamente contro il padronato; le organizzazioni confederate, in quanto gruppi sindacali, non devono occuparsi di sètte di partiti, che sono liberi al di fuori, e, indipendentemente dai sindacati, di lavorare per la trasformazione sociale che ritengono più appropriata". Inoltre l'anarcosindacalismo passa dalla fase di resistenza alla fase costruttiva, esso non è più un mezzo di opposizione allo sfruttamento capitalistico, ma l'organizzazione stessa su cui poggerà la società futura. "I sindacati raccomandano lo sciopero generale come mezzo per l'attuazione di questo fine, e affermano che il sindacato, attualmente un gruppo di resistenza, sarà in futuro il gruppo responsabile della produzione e della distribuzione, cioè la base dell'organizzazione sociale". Questa affermazione di assoluta autonomia non solo nel momento della lotta, ma anche in quello più complesso della ricostruzione sociale, pone una divisione abbastanza profonda con il movimento anarchico specifico: la negazione di efficacia di altri mezzi rivoluzionari sarà infatti combattuta e discussa al congresso internazionale anarchico di Amsterdam del 1907.
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