Translate

giovedì 27 novembre 2025

Alexander Atabekian - Un anarchico sulle strade della libertà (IV°)


La Federazione Rivoluzionaria Armena (ARF) ed i libertari

"Non puoi immaginare quanta tranquillità mi reca in questo momento la profonda amicizia di un generosissimo compagno. Egli è immigrato da Constantinopoli e rischia costantemente non solo la libertà ma anche la sua vita ed è uno di quei ribelli misconosciuti. Nonostante egli sia un libertario concorde con le nostre posizioni, lavora con la Federazione Rivoluzionaria Armena a causa della debolezza dei libertari ad Est. Non è qui per perdere tempo. E' un calzolaio e lavora dalle 4 del mattino alle 9 di sera per pochi soldi. Non vuole rimanere qui a lungo perché ha una personalità determinata e volitiva. La sua dedizione per la lotta è ancora una volta ammirevole. Lavora in pessime condizioni per guadagnarsi pochi centesimi" (lettera di Atabekian a Jacques Gross from Sofia, November 16-28, 1896. IISG Amsterdam).

La ARF venne fondata a Tbilisi nel 1890. All'inizio l'organizzazione era costituita da anarchici, socialisti e nazionalisti. Si dice che Khristaphor Mikaelyan, uno dei fondatori, era un sostenitore di Bakunin nonché difensore della azione diretta e della autogestione. (Minassian). Mikaelyan era un'icona della libertà nella letteratura armena in ragione della sua militanza e dei saggi di cui era autore. Al pari di Atabekian e di altri libertari di Istanbul, anch'egli era stato in Bulgaria, dove morì mentre stava preparando la bomba che era destinata al Sultano Abdulhamid II in Yildiz (Avetis Aharonian, The Fedayees).

La biblioteca "Droshak" della ARF aveva una ricca collezione; i testi di Kropotkin "Lo Spirito della Rivolta" ed "Appello alla gioventù" vennero pure pubblicati dalla "Droshak" ("Bandiera").

Le azioni di propaganda della ARF verso la popolazione musulmana e le azioni militari contro il governo ottomano permeavano gli intellettuali che diedero inizio al secondo movimento dei "Giovani Turchi". 50 militanti armati della ARF marciarono verso la sede del governo nel 1894 per protestare contro i massacri ai danni della popolazione armena. Assalirono poi la Banca Ottomana. Per un'intera giornata si susseguirono scontri armati, sparatorie ed arresti. Questi fatti portarono all'attenzione del mondo la questione armena all'interno dell'Impero Ottomano, oltre a suscitare una grande agitazione nella città di Istanbul. Lo stile ed i metodi della iniziativa erano inauditi per Istanbul. Forse fu la prima azione in stile "modem". Questa azione condotta dai Giovani Turchi usando nuovi metodi di propaganda, aveva alle spalle un'organizzazione basata su riunioni segrete. I Giovani Turchi presero possesso di una tipografia a Galata. Stamparono e distribuirono migliaia di copie delle dichiarazioni scritte da Abdullah Cevdet.

Le azioni della ARF ed i massacri del 1894 e 1895 influenzarono profondamente il pensiero degli intellettuali Ottomani. La dichiarazione dei Giovani Turchi chiamava i popoli dell'Impero Ottomano ad una guerra comune contro il dispotico regime (Yuriy Asatovic Petrosyan, JonTurkler, Istanbul 1974).

Nel frattempo un gruppo anarchico di 14 persone provenienti da diversi paesi europei e dalla ARF iniziò ad essere attivo ad Istanbul (Sukru Hanioglu, Abdullah Cevdet).

I libertari armeni che lavoravano con la ARF inviarono nel 1896 una dichiarazione all'Internazionale Socialista a Londra.

"Atabekian inviò una dichiarazione intitolata ‘Aux socialistes revolutionnaires et libertaires’ firmata come Libertairi Armeni al Congresso Internazionale di Londra (Luglio 18, 1896). La stessa si trova in ‘Der Sosyalist' (September 26, 1896)". (M. Nettlau, Anarchisten und Syndikalisten Band V, 482).

Minassian nota che i libertari armeni inserirono nella loro dichiarazione la denuncia della partecipazione degli Stati europei ai crimini del Sultano Hamit e contestualmente annunciavano "l'alba della rivoluzione sociale" ad Oriente.


Cactus Mescalinico: CARNEGIEIA GIGANTEA

Si tratta di un genere monotipico originario del Messico e del sud-est degli Stati Uniti e rappresenta il "gigante" in assoluto fra le cactacee: la sua altezza infatti può raggiungere anche i 20 metri, con una vita che supera anche i 200 anni. Nativo dell'Arizona. del sudest della California e del deserto messicano di Sonora, pur non essendo un enteogeno tradizionale, contiene alcaloidi psicoattivi.

Conosciuto popolarmente con il termine di saguaro, questo cactus è stato impiegato per secoli dagli Indiani per una varietà infinita di scopi. I Papago ne raccoglievano i frutti per farne una bevanda fermentata, utilizzata nella cerimonia della pioggia; questa avveniva in luglio o nei primi giorni di agosto e celebrava altresì il nuovo anno. Gli effetti della bevanda inebriante duravano una notte e un giorno.

Gli alcaloidi di questo cactus furono studiati per la prima volta nel 1928 e portarono all'isolamento della carnegina. Studi più recenti hanno evidenziato la presenza di altri tre alcaloidi tetraidroisoquinolici: la salsolidina. la gigantina e l'arizonina.



Rivoluzione e Ribellione

Rivoluzione e ribellione non vanno considerate sinonimi. la prima consiste in un rovesciamento dello status quo, dell'ordine costituito ed è quindi un atto politico e sociale. La seconda ha, sì, come inevitabile conseguenza, una trasformazione dello stato di cose esistente, ma non nasce di qui bensì dall'individuale scontento degli uomini; non è una rivolta armata ma un insorgere di individui, un ribellarsi, senza alcun pensiero delle conseguenze che ne potranno derivare. La rivoluzione mira ad una organizzazione nuova; la ribellione ci porta a non lasciarci più organizzare, ma ad organizzarci da soli come vogliamo, e non ripone fulgide speranze nelle istituzioni. Non è una lotta contro l'ordine costituito perché, se essa ha successo, l'ordine costituito crolla da sè. Se il mio scopo non è rovesciare un ordine costituito ma innalzarmi al di sopra di esso, il mio proposito e le mie azioni non sono politici e sociali ma egoistici. La rivoluzione ci comanda di creare istitituzioni nuove, la ribellione di sollevarci o di innalzarci.


giovedì 20 novembre 2025

Alexander Atabekian - Un anarchico sulle strade della libertà (III°)

"Hamayankh" ("La Comune")

"Hamayankh", il primo periodico anarchico di Atabekian in armeno, vive 5 numeri a Parigi nel 1894 (Max Nettlau).Il periodico aveva 8 pagine contenenti articoli sull'anarchismo e sui movimenti rivoluzionari armeni in generale, poi brevi notizie sui movimenti anarchici nel mondo ed eventi politici, sotto il titolo di "Movimento Rivoluzionario Internazionale". Gli articoli sui massacri e sulla resistenza dominavano negli opuscoli pubblicati dalla ARF. Uno di questi opuscoli, "La Resistenza a Sason e Mus" è scritto in uno stile retorico lirico e nichilista. Oltre a pubblicare articoli della ARF, "Hamayankh" criticava anche le strutture autoritarie e centraliste dei movimenti rivoluzionari armeni.

"Hamayankh" era molto apprezzato tra gli immigrati armeni in occidente e nei Balcani (Max Nettlau). Stoianoff fece il possibile per diffonderlo verso i rivoluzionari armeni che venivano dai Balcani, dal Caucaso meridionale e dalla Turchia.

Non vi è nessun articolo con la firma di Atabekian su "Hamayankh". E' possibile che egli abbia scritto sotto pseudonimo a causa dei guai giudiziari seguiti all'espulsione da Parigi. Anahide Ter Minassian spiega l'assenza della firma di Atabekian sotto gli articoli come una possibile precauzione per la costante repressione ai danni degli anarchici.

"Hamayankh" venne pubblicato anche nella regione di Reshd in Iran. Per Minassian la pubblicazione di "Hamayankh" in Iran è da attribuire allo stesso Atabekian. Il titolo del giornale riflette le idee del suo editore. La data della sua pubblicazione (1880) è alquanto precoce (Tuncay - Zurcher, 199) Anche. Karekin Levonyan scrive che la prima versione iraniana di "Hamayankh" è del 1880 e che l'editore sia proprio Atabekian (Armenian Press, 1794-1934). La data del 1880 è problematica nel contesto della biografia di Atabekian.

Atabekian Visse a Shusha, fino alla fine delle scuole superiori. Diverse fonti datano la sua partecipazione al movimento comunista anarchico al 1890 e collocano il suo viaggio in Iran dopo il 1896. Il che renderebbe prematuro collocare la pubblicazione di "Hamayankh" al 1890.


LA CANZONE D’AUTUNNO - Paul Verlaine

I lunghi singulti

dei violini

d’autunno

mi lacerano il cuore

d’un languore

monotono.


Pieno d’affanno

e stanco, quando

l’ora batte

io mi rammento

remoti giorni

e piango.


E mi abbandono

al triste vento

che mi trasporta

di qua e di là

simile ad una

foglia morta.


Una società anarchica

Una società anarchica è, di per se stessa, comunista, essa sarà definibile una volta che noi ci saremo liberati dal peso di tutte le gerarchie interne ed esterne e avremo abbattuto tutti gli ordinamenti statali-capitalisti. Sarà definita quando ognuno sarà posto nella condizione materiale di potere seguire liberamente, senza alcuna ingerenza autoritaria, le sue particolari e inimitabili inclinazioni, fuori da tutti i tabù e da ogni genere di catene e inibizioni sociali.

E’ logico che questo modo di vedere la questione del vivere individuale e sociale porti a dar corso a nuove e più attraenti forme di vita liberata. Nella visione anarchica rivoluzionaria, il comunismo appare epurato da tutti i suoi più odiosi aspetti religioso-autoritari e viene quindi valorizzato criticamente nei suoi aspetti positivi, in quanto non mutila ne appiattisce la personalità dei singoli che comunitariamente lo mettono in pratica, ma, al contrario, il loro associarsi dà modo di esaltare qualitativamente le singole diversità.

In sostanza, l’utopia anarchica è un invito rivolto agli uomini per vivere la propria vita da protagonisti e non da anonime comparse, dentro il corso vivo degli avvenimenti interni ad una umanità non più popolata da fantasmi, ma da individui in carne ed ossa, divenuti finalmente consapevoli della necessità che l’unico ordine sociale che si può riconoscere è quello in armonia con il proprio movimento di vita, con la propria incessante ricerca di libertà e di desideranti orizzonti.


giovedì 13 novembre 2025

Alexander Atabekian - Un anarchico sulle strade della libertà (II°)

Alexander Atabekian e l'anarco-comunismo

I saggi scritti da Kropotkin nel 1879 e che comparvero sul giornale "Le Revolt" stavano provocando azioni di rivolta sia individuali che collettive, ponendo l'enfasi sull'importanza della trasformazione degli scioperi in ribellioni. Questi saggi vennero raccolti da Elisée Reclus e pubblicati col titolo di "Discorsi di un Ribelle" a Parigi nel 1885. Questa pubblicazione divenne molto popolare tra i giovani anarchici del tempo. Lo stesso Atabekian si unì al movimento comunista anarchico dopo aver letto Kropotkin. Iniziò a lavorare nella vecchia stamperia ucraina Kuzman (che era l'unico posto ri riferimento per gli anarchici di Ginevra) al fine di stampare i saggi in armeno ed in russo.

Vi preparò i seguenti saggi: "Ai contadini armeni" e "Lettera ai rivoluzionari armeni da una Organizzazione Internazionale Anarchica" (Max Nettlau, Anarchisten und Syndikalisten Band V).

Oltre a lavorare per questi opuscoli, Atabekian si stava mettendo in contatto con gli anarchici di Ginevra, di Parigi ed in Italia. Kropotkin, Max Nettlau, Stoianoff, Paraskev, Jacques Grave and J. Gross sarebbero stati presto i primi anarchici che egli incontrò e con cui ebbe scambi epistolari. Luigi Galleani, P. Stoianoff ed Elisée Reclus (i quali erano ricercati per le loro azioni durante il 1 Maggio 1890 a Parigi) si recarono a Ginevra dove incontrarono Atabekian. Fu qui, nella tipografia Kuzman, che stamparono il manifesto alla memoria degli anarchici condannati a morte a Chicago (ll Novembre, 1887) per poi affiggerlo nelle strade di Ginevra.

Atabekian, insieme a Stoinoff, incontrò Kropotkin a Londra, dove pianificarono l'invio degli opuscoli alla prima organizzazione anarchica nata nella Russia meridionale. Dopo il suo ritorno a Ginevra, Atabekian - ormai tipografo esperto nel creare sistemi di stampa pratici e multiuso - trasferì il suo lavoro nella tipografia Kuzman nella casa in cui viveva. (che sarebbe in seguito diventata il luogo in cui vennero conservati i manoscritti di Bakunin. Alcune parti dei manoscritti vennero pubblicati anonimi da Atabekian sulle pagine di Les Temps Nouveaux poco dopo). Egli stampò in russo il primo volume dell'opera di Bakunin "La Comune di Parigi e l'idea dello Stato" per i tipi della Anarchiceskaya Biblioteka che aveva messo su in casa sua. (Jaap Kloosterman, Les papiers de Michel Bakunin a Amsterdam).

Altre sue edizioni in armeno e russo per l'Anarchiceskaya Biblioteka furono:

Kropotkin: Diritti Politici (1893), Decomposizione dello Stato (1892), Anarchismo (1893), Le Minoranze Rivoluzionarie (1894), Lo Spirito di Rivolta (1893; Elisée Reclus: Ai nostri fratelli contadini; Errico Malatesta: Tra contadini (articolo pubblicato con una prefazione per gli Armeni nel 1893); Jacques Grave: Perché siamo rivoluzionari? (1894) (M. Nettlau, Anarchisten und Syndikalisten Band VS. 481.82)

Nel suo articolo intitolato "Anarchismo e Movimenti Armeni nell'Impero Ottomano", Anahide Ter Minassian nota che sulle prime pagine degli opuscoli pubblicati da Atabekian vi è il timbro "pubblicato con l'autorizzazione del Ministero dell'Istruzione" (in lingua ottomana) (Osmanii Imparatorlugu’nda Sosyalizm ve Milliyetcilik (1876-1923), ed. Tuncay, Mete - Jan Zurcher, Erik)

Questi opuscoli circolavano tra gli immigrati armeni, grazie a Stoianoff che si recò nel Caucaso del sud, ad Istanbul ed anche in Bulgaria dopo essere stati espulso da Parigi. Secondo alcune fonti Atabekian cercò di far arrivare gli opuscoli a Izmir ed anche a Istanbul. (E' difficile stabilire se lo facesse in prima persona p tramite altri compagni. L'archivio di Atabekian è stato smembrato tra 4 paesi e solo una parte classificata).

I massacri ottomani ai danni degli armeni nel 1895 (Sason, Samsun, Zeytun etc.) prostrarono profondamente Atabekian. "Era così sconvolto dai massacri che fu per molto in tempo incapace di riprendere la sua attività politico-editoriale" (M. Nettlau Anarchisten und Syndikalisten Band V).

Atabekian continuò i suoi studi in medicina a Lione e a Parigi. Si laureò a Ginevra con una tesi sull'angina. Dopo il decreto di espulsione che gli venne notificato per le sue pregresse attività a Parigi, lasciò l'Europa si trasferì prima in Bulgaria e poi in Iran nella regione di Reshd, dove sarebbe rimasto per 16 anni.


FORTUNATE SON – Creedence Clearwater Revival

Certa gente è nata per sventolare la bandiera

Oh, sono rossi, bianchi e blu

E quando la banda suona Hail to the Chief*

Oh, loro puntano il cannone su di te, Signore 


Non io, non io

Io non sono il figlio di un senatore

Non io, non io

Non sono uno fortunato

Yeah!


Certa gente è nata con la camicia

Signore, non si fanno mancare niente

ma quando l’esattore bussa alla porta

Signore, le loro case sembrano

il mercatino dell’usato


Non io, non io

Non sono il figlio di un milionario

Non io, non io

Non sono uno fortunato


Certa gente è nata con le stelle negli occhi **

Oh, e ti mandano laggiù in guerra, Signore

e quando gli chiedi

“Quanto dovremmo dare?”

Oh rispondono solo di più, di più, di più


Non io, non io

Non sono il figlio di un militare

Non io, non io

Non sono uno fortunato


Non io, non io

Non sono il figlio di un militare

Non io, non io

Non sono uno fortunato



Tutto è di tutti

Si dicono delle belle cose sulla necessità di dividere ciò che si possiede con coloro che non hanno nulla. Ma chiunque provi a mettere in pratica questo principio è subito messo in guardia che tutti questi grandi sentimenti son buoni soltanto per i libri di poesie, non certo per la vita reale ... E ci abituiamo, ed educhiamo i nostri figli a vivere con una moralità a doppia faccia, da ipocriti! ... Ma una società non può continuare a vivere in questo modo; essa deve ritornare alla verità o sparire.

Tutto è di tutti! E purché l'uomo e la donna arrechino la loro quota di lavoro, hanno diritto alla loro quota di ciò che sarà prodotto da tutti. E questa quota concederà loro come minimo l'agiatezza. Finiamola con queste formule ambigue quali il diritto al lavoro, o a ciascuno il prodotto integrale del suo lavoro. Ciò che noi proclamiamo è il diritto all'agiatezza - l'agiatezza per tutti! 



giovedì 6 novembre 2025

Alexander Atabekian - Un anarchico sulle strade della libertà (I°)

Alexander Movsesi Atabekian nacque il 2 febbraio 1868 a Shusha, in una famiglia aristocratica armena (principesca - melik), da un medico. Atabekian studiò inizialmente in un college della sua città natale, laureandosi nel 1886, e poi proseguì gli studi in medicina all'Università di Ginevra (1889-1896) e a Lione. Dal 1888 al 1890,

Nell'ultimo quarto del 19° secolo, Alexander Atabekian è stato una figura attiva dell'anarchismo europeo, specialmente nel movimento anarchico russo e nei movimenti rivoluzionari in Armenia. Ha pubblicato in lingua armena ed in russo parecchi opuscoli, compresi i saggi su Bakunin, Kropotkin ed Errico Malatesta per i tipi della Biblioteca Anarchica che aveva fondato a Ginevra.

Max Nettlau rileva come sia stato grazie agli sforzi ed ai sacrifici di Alexander Atabekian, il quale studiava medicina a Ginevra, che fu possibile disporre delle pubblicazioni anarchiche in armeno tra il 1891 ed il 1894. (Max Nettlau, Anarchisten und Syndikalisten Band V).

Nei primi anni della sua formazione (1888-1890) Alexander Atabekian contribuì all'impaginazione di "Hinchak" ("Il suono della campanal") che era il periodico del Hinchakian Social Democratic Party, pubblicato da un socialista armeno, Avetis Nazarbekian. Gli articoli ed i saggi su "Hinchak" vertevano soprattutto sul genocidio degli Armeni compiuto dagli Ottomani, sulla resistenza armena e sui pogrom di cui furono vittime gli Armeni sia in Georgia che in Azerbaijan.

Lasciò il partito e divenne anarchico nel 1890 leggendo "Parole di un ribelle" , una serie di saggi scritti da Pëtr Kropotkin nel 1879 per il giornale "Le Révolt" , poi raccolti e pubblicati nel 1885 da Élisée Reclus.

Atabekian continuò la sua attività di propaganda anarchica verso i villaggi armeni ed ottomani e stabilì rapporti con i i militanti anarchici della Federazione Rivoluzionaria Armena (ARF) dopo che ebbe aderito al movimento anarchico in Europa (1890). I  suoi studi universitari ostacolarono la pubblicazione di propaganda rivoluzionaria; nel 1893 gli venne l'idea di trasferire la sua attrezzatura tipografica alla Free Russian Press di Londra, che stampava e distribuiva letteratura proibita in Russia, sia rivoluzionaria che liberale. Insieme all'anarchico bulgaro Paraskev Stoyanov, Atabekian incontrò Kropotkin, che gli chiese di tenere la sua attrezzatura tipografica, piuttosto che darla a persone le cui idee erano molto lontane dall'anarchismo. Il gruppo utilizzò invece la macchina da stampa di Atabekian per pubblicare quattro opuscoli in russo, tra cui l'inizio di " Parole di un ribelle" di Kropotkin . Nel 1894 diresse " Community" , l'unico periodico anarchico armeno, che uscì per cinque numeri.

Durante la Rivoluzione ottomana, Atabekian nutriva sentimenti contrastanti, sostenendo la lotta armena per la liberazione, soprattutto quando i resoconti dall'Anatolia, che filtravano al grande pubblico, rivelavano le sofferenze della popolazione cristiana armena per mano dei musulmani ottomani. Allo stesso tempo, criticò duramente il coinvolgimento della Russia, ma sapeva che senza di essa la Rivoluzione sarebbe stata una causa persa. Ciò non fermò le sue feroci critiche all'evento, che arrivarono al punto da essere emarginato dai partiti Hunchakian e Dashnak.

Dopo la laurea nel 1896, Atabekyan si stabilì in Bulgaria (poiché gli era stato proibito di entrare in Russia) e abbandonò gradualmente l'attività politica. Tra il 1896 e il 1917 lavorò come medico nella Persia settentrionale; dal 1914 al 1917 nell'esercito imperiale russo come capo di un ospedale da campo sul fronte caucasico. Dopo lo scioglimento dell'esercito imperiale in seguito alla Rivoluzione di febbraio, incontrò nuovamente Kropotkin e divenne un anarchico attivo a Mosca. Fu direttore del periodico anarchico Pocin dal 1919 al 1923, rappresentando la tendenza anarco-cooperativa del movimento libertario.



L’ULTIMO SPETTACOLO – Peter Bogdanovich

Ambientato tra il 1950 e il 1951 in una cittadina del Texas, Anarene, descrive  l'inarrestabile decadenza delle  cittadine del Far West, travolte  dalle  nuove  avventure imperialistiche americane. L'attrattiva della grande città, l'evoluzione dei costumi sessuali, l'avvento della televisione, la guerra in Corea, tutto contribuisce  a  disgregare la vita di Anarene  e questa viene attentamente analizzata in quelli che sono i punti d'incontro caratteristici di ogni   paese: il cinema e il bar con il suo biliardo. La cittadina entra in crisi, una crisi totale di sfiducia in ogni  valore ideale  e morale, crollano tutti i miti, primo fra tutti quello della  Grande America. Ed è  proprio l'ultimo spettacolo del cinema, costretto  a chiudere dalla concorrenza della televisione, il simbolo di tutto il film: è una scena del   Fiume  rosso di Hawks in cui John Wayne urla l'ordine di partenza di una mandria. John  Wayne, il rappresentante della maggioranza  silenziosa», il difensore  dell'ordine costituito, l'anticomunista  ad oltranza alla testa di una mandria silenziosa. Il  duro epitaffio per  una  città  morta, il cinema per Bogdanovich è materiale d'accertamento della propria identità, è fuga dal tedio ma è soprattutto verifica dello scadimento irreparabile dell'invenzione fantastica  nell'atto stesso in  cui si consegna allo spettatore come immagine,

Sullo sfondo di una nazione che sta cambiando faccia, (così come il mondo che appare totalmente stravolto nel secondo dopoguerra), Bogdanovich racconta un equilibrio sociale che sta lentamente lasciando il posto ad una società sempre più industriale e meno agricola. Anche il cinema, non sarà più lo stesso: i temi stanno cambiando, le esigenze della popolazione si trasformano e così pure le storie che vengono raccontate sul grande schermo. L’ultimo spettacolo fa proprio questo, mette in mostra i cambiamenti epocali che l’America sta attraversando. Il film, non a caso, si svolge nel 1951, l’anno del Fair Deal del presidente Truman, è l’anno del conflitto in Corea, le truppe nordcoreane invadono Seul, la capitale della Corea del Sud. La Guerra Fredda caratterizza l’ordine bipolare sotto cui volgere lo sguardo e, di conseguenza, la protezione dei clientes europei. Il governo americano accelera la corsa agli armamenti, mentre molti americani si abituano ai nuovi consumi (specialmente la televisione, che sarà causa del fallimento del cinema Royal); tutti questi cambiamenti, Bogdanovich sceglie di raccontarli da dentro, facendoli risuonare come un eco lontano di cui si percepisce il sibilo e, soprattutto, fanno da substrato agli eventi di “provincia” che sembrano essere apparentemente insignificanti.

Peter Bogdanovich  ha  32  anni ed è stato  critico cinematografico di molte riviste:  New York Times,  Variety, Cahiers du Cinema, Film  Culture, Film Quarterly, Vogue e Saturday Evening Post. Iniziò, ad interessarsi attivamente di cinema nel 1966 come aiuto regista e scrittore di «The Wild Angels», una produzione Roger Corman. Nel 1968 diresse «Targets» per la Paramount presentato al Festival di  Pesaro.  Nel 1971 diresse un documentario su John Ford, presentato al Festival di Venezia, e nello stesso anno realizzò «L'ultimo spettacolo».  Il suo ultimo film è «Ma papa ti manda sola?» realizzato nel 1972 dalla sua stessa casa di produzione, la Saticoy Production  e interpretato da Barbra Streisand e Ryan  O'Neal. 

Splendido, struggente, finissimo film.., dimostra come si possa descrivere  il  tedio  senza  essere  tediosi, con franchezza di tocco, verità di particolari, una  giusta dose di umorismo e un'ammirevole direzione di attori. (Morando Morandini) Ecco un film  curioso e controcorrente... così grondante amarezza da poter molto piacere alle  anime umbratili che vestono  il mondo di grigio.., film d'epoca pensato come un omaggio al cinema del tempo perduto esprime con accoratezza sincera quel bisogno di autentici affetti, quell'ansia di vero, quella fame di futuro in cui si traduce lo scoramento di molti  americani.(Giovanni Grazzini) 


Otto lettere: ANARCHIA

E' sorprendente come certe parole abbiano in se la caratteristica di spaventare gli animi, proprio mentre l'idea alla quale corrispondono se ne va per il mondo e, purché si nasconda sotto un altro nome, è tranquillamente accolta. Una di queste è la parola anarchia.  (César De Paepe)

Gli anarchici intendono vivere senza dio e senza padrone; senza principali e senza direttori; a-legali, senza leggi così come senza pregiudizi; a-morali, senza obblighi così come senza morale collettiva; vogliono vivere liberamente. Nel loro intimo sono sempre degli a-sociali, refrattari, al-di-fuori, marginali, fiancheggiatori, disadattati. E se saranno obbligati a vivere in una società la cui costituzione ripugna al loro carattere, vi si stabiliranno come forestieri. (Emile Armand) 

Si può essere cattolici, liberali, radicali, socialisti, sindacalisti persino, senza nulla cambiare nella propria esistenza... L'anarchia invece obbligava innanzitutto a conciliare perfettamente parole e azioni, esigeva un totale cambiamento del proprio modo di essere. (Victor Serge)