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giovedì 25 aprile 2013

L’innovazione tecnologica e la rivoluzione sociale nell’I.S.


Due punti di vista che cercano faticosamente di unificarsi: uno d’ispirazione tecnico-scientifica, dal quale sono portavoce Constant e Pinot Gallizio, e uno d’ispirazione sociale-rivoluzionaria, di cui è portavoce Debord. Il primo individua il motore dei nuovi tempi nel progresso tecnico, nell’automazione, nel pieno sviluppo della società dell’abbondanza, che dilaterà in modo sorprendente la quantità di tempo libero a disposizione dei lavoratori, tenderà ad eliminare il valore delle merci, libererà le energie creative di tutti: “Con l’automazione”, scrive Gallizio, “non ci sarà più il lavoro, nel senso corrente del termine, non ci sarà più il riposo, ma un tempo libero per libere energie anti-economiche … Bisogna dominare la macchina votandola al gesto unico, inutile, anti-economico. Ciò aiuterà la formazione della nuova società, post-economica, ma surpoetica …”. Il secondo invece, pur non mettendo in dubbio il ruolo positivo dell’industria e l’importanza dello sviluppo materiale dell’epoca, tende a legare la possibilità di una nuova età ad una rinascita della rivoluzione sociale proletaria: “Io ritengo il capitalismo” dice Debord, “incapace di dominare e d’impiegare pienamente le sue forze produttive, incapace di abolire la realtà fondamentale dello sfruttamento, dunque incapace di lasciare il posto pacificamente alle forme superiori di vita evocate dal suo stesso sviluppo materiale”. Nel primo caso la nuova età sorge meccanicamente dallo sviluppo della produzione, nel secondo sorge dialetticamente dalle contraddizioni, dalle tensioni e dalle resistenze sociali che questo genera. Nel primo caso si tratta di un’applicazione all’esistenza quotidiana di un livello artistico permesso dal progresso tecnico, nel secondo caso di un cambiamento qualitativo di vita inseparabile dalla rinascita della rivolta proletaria.

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