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giovedì 5 novembre 2015

DELICATESSEN di Jean Pierre Jeunet e Marc Caro

In tempo di guerra ogni buco è una trincea, così fanno i sordidi condomini di Delicatessen, brutti, sporchi, cattivi e affamati. La guerra è in realtà una carestia generale che, unita alla crisi economica con conseguente svalutazione e scomparsa di carta moneta, ha lasciato gli abitanti sul lastrico e con la pancia vuota. Il rimedio c’è, ed è quello di consumare la carne in esubero, per esempio quella degli affittuari che non si possono permettere più la pigione. Chi riscuote è il perfido Clapet, macellaio, tenutario e aguzzino che commercia carne (umana) in cambio di legumi, che affitta una camera all’ex fenomeno da baraccone Louison e che è pure il padre padrone della bella, occhialuta Julie, di cui Louison è  innamorato. Insomma, un bel triangolo a cui si aggiungono le pretese del ripugnante e burbero postino, marcantonio da spavento in grado di sfondare i vetri a colpi di catarro, nonché le stramberie assortite dei condomini. La depressa che tenta il suicidio nei modi più improbabili, lo spasimante ritardato che, credendo l’amata in pericolo, si taglia una gamba come pegno d’amore offrendola al macellaio. La follia regge alla perfezione un ecosistema basato sul reciproco riciclaggio e sul consumo delle scorie. Chi è vecchio ha d’altronde più probabilità d’essere usato come prodotto di scambio per evitare la morosità. È così che un inquilino in bolletta si garantisce una proroga, sbolognando la suocera rimbambita al macellaio. Non senza un briciolo di risentimento, s’intende, determinato più dal conflitto di classe che da altro: “I ricchi di merda, se la cavano sempre”.  Ma non tutti la pensano allo stesso modo. A parte la svampita e pentita Julie, che tenterà di salvare Louison dalla mannaia paterna, le fogne che si intrecciano sotto l’abitato brulicano di un esercito di vegetariani integralisti in tuta subacquea, decisi a muover guerra alle bande cannibali del mondo superiore. Se a questo si aggiungono i trenta sacchi di mais accumulati da Clapet, il baratto è garantito. Le preziose sementi in cambio di un sequestro lampo che metterà in salvo la coppietta innamorata. Le cose non vanno come dovrebbero, e il blitz si trasforma in uno scontro armato prima, in una 
insurrezione generale poi.
Cult movie francese, grottesco fino al midollo, sensibile e divertente. Delicatessen è l’opera prima di Jean Pierre Jeunet, all’epoca soprattutto pubblicitario e animatore, realizzata in collaborazione con il disegnatore umoristico Marc Caro. In una società antropofaga ed abbruttita (il condominio), l’ingresso del grottesco (il pagliaccio) rende assurda la vita dei suoi inquilini, mette in crisi un modello che alla lunga tenderebbe a consumarsi (viene mangiata la nonna di uno degli inquilini), e risolve il presente con la speranza di un futuro ripulito (l’ondata d’acqua che spazza via gli aggressori) e musicale (la coppia che suona sul tetto imitata dai fanciulli). È raro, bisogna ammetterlo, trovare opere così dense d’immagini e maschere che celano (nemmeno troppo) significati così ampi e nella realtà così concreti. È questa, infatti, non solo la condizione della Francia, quella che Jeunet e Caro vogliono descrivere, ma di una società più ampia fatta di uomini senza scrupoli, accecati dalla fame (il senso del consumo) e dalla merce. 
Per chiudere è interessante notare che i cereali siano usati dai cannibali come monete, perdendo così il loro valore concreto di cibo: ciò significa, con tutta probabilità, che per i due autori il denaro non ha una vera utilità e quindi l'ansia di possesso di stampo capitalistico è oltremodo stupida e (auto)distruttiva.


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