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giovedì 19 novembre 2015

Costituirsi in Comune

La comune è ciò che accade quando degli esseri si trovano, s’intendono e decidono di camminare insieme. La comune è forse ciò che si decide nel momento in cui si usa separarsi. È la gioia dell’incontro che sopravvive al suo strangolamento di rigore. È ciò che fa sì che si dica noi e che sia un evento. Non è strano che delle persone che si accordino formino delle comuni, ma è strano che restino separate. Perché le comuni non si moltiplicano all’infinito in ogni fabbrica, in ogni strada, in ogni villaggio, in ogni scuola. Le comuni accettino di essere ciò che sono laddove sono. Se possibile diventino una molteplicità di comuni che si sostituiscano alle istituzioni della società: la famiglia, la scuola, il sindacato, il club sportivo, ecc. Delle comuni che non abbiano il timore, oltre alle loro attività propriamente politiche, di organizzarsi per la sopravvivenza materiale e morale di tutti i loro membri e di tutte le difficoltà che le circondano. Delle comuni che non si definiscano – come fanno generalmente i collettivi – tramite un dentro e un fuori, ma sulla base dell’intensità dei legami al loro interno. Non tramite le persone che le compongono, ma tramite lo spirito che le anima. Una comune si forma ogni volta che qualcuno liberatosi della sua camiciola individuale si fa carico di non contare nulla se non su sé stesso e sulla comune, e a misurare la sua forza in base alla realtà. Ogni sciopero selvaggio è una comune, ogni casa occupata collettivamente  è una comune, i comitati d’azione del ’68 erano delle comuni come lo erano i villaggi di schiavi evasi negli Stati Uniti, o anche come radio Alice a Bologna nel 1977. Ogni comune vuole essere la base di se stessa. Vuole dissolvere la questione dei bisogni. Vuole spezzare ogni dipendenza economica e, al contempo, ogni soggezione politica, e degenera in milieu dal momento in cui perde il contatto con le evidenze che la fondano. Ci sono comuni di ogni sorta, che non attendono né il numero, né i mezzi, e ancor meno il momento giusto che non arriva mai, per organizzarsi.

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