Il tempo punta a un sempre maggior rigore nella regolarità e nell’universalità. È in base a questo che il mondo tecnologico capitalistico misura il proprio progresso, e non potrebbe esistere senza di esso. L’importanza del tempo, ha scritto Bertrand Russell nel 1929, è da valutare “più in relazione ai nostri desideri che in relazione alla verità”. Lo struggimento si è fatto palpabile quanto il tempo stesso. L’enorme costruzione teorica che chiamiamo tempo è il modo migliore per misurare la negazione del desiderio.
Il tempo come la tecnologia, non è mai neutrale; è sempre pregno di significato. In sostanza, tutto ciò che pensatori come Jacques Ellul (sociologo e teologo francese, autore di svariati saggi sulla cosiddetta società tecnologica, sul cristianesimo e sulla politica; fu sostenitore dell'idea che l'anarchismo e il cristianesimo si prefiggono lo stesso obiettivo sociale; fu al contempo sostenitore di politiche ecologiche e tra i precursori dell'attuale idea di decrescita economica) hanno detto sulla tecnologia, si può applicare al tempo, e in senso più profondo. Entrambe le condizioni sono pervasive, onnipresenti, fondamentali, e sono in genere considerate date come la stessa alienazione. Il tempo, come la tecnologia, non è soltanto qualcosa che ci determina, ma è anche l’elemento avvolgente nel quale si sviluppa la nostra società divisa. Analogamente il tempo richiede che coloro che gli sono soggetti siano coscienziosi, realisti, seri e, soprattutto, dediti al lavoro. Come la tecnologia, è autonomo nei suoi tratti generali; va avanti sempre per conto proprio.
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