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giovedì 14 gennaio 2016

La libertà dello Stato di Max Stirner

Tutta la libertà moderna si riassume nella libertà dello Stato, che risulta l’unico signore politico. Nel realizzare l’uguaglianza dei diritti, la borghesia ha dunque portato a compimento il principio di autorità attraverso l’emancipazione politica. L’uguaglianza giuridica, realizzando tale conquista, ha dato piena libertà allo Stato, nel senso, appunto, che da un lato esso si invera nell’universalizzazione democratica dei cittadini, dall’altro, pero, questa universalità pone in essere la libertà assoluta dello stesso dominio statale. La libertà politica consiste precisamente nel diretto rapporto tra cittadini e Stato, nel fatto che proprio in questo protestantesimo politico l’istituzione statale amplia la sua libertà totale, dal momento che nessun altro ente limita il suo potere. Non deriva, per Stirner, che tra lo Stato e l’individuo c’è una incompatibilità irriducibile. “Quella libertà non è mia, ma di una potenza che mi domina e mi tiranneggia; essa significa che uno dei miei tiranni, come Stato, religione, coscienza, è libero. Lo Stato, la religione, la coscienza, questi tiranni, mi rendono schiavo e la loro libertà è la mia schiavitù”.
La libertà dello Stato si configura come libertà di mediazione tra persona e persona. Infatti solo lo Stato, in virtù del suo assoluto monopolio di potere, può mettere i cittadini in contatto tra di loro. Ma in questa socialità politicamente realizzata va a compimento l’autentica vocazione alienante del potere, delle stesse ragioni del dominio: il comando per il comando. “Lo Stato lascia gli individui il più possibile liberi di giocare come vogliono, basta che non facciano sul serio e che non lo dimentichino. Non è permesso avere rapporti liberi, spontanei, con gli altri: occorre la sorveglianza e la mediazione di un’istanza superiore”. “Lo Stato non può sopportare che la persona abbia un rapporto diretto con un'altra persona: vuole fare da mediatore, deve – intervenire. Lo Stato è diventato ciò che un tempo fu Cristo, ciò che furono i Santi e la Chiesa: un mediatore. Esso divide la persona dalla persona. Il carattere coercitivo dello Stato non deriva dunque da una specifica forma istituzionale, ma dal fatto che esso è l’unica realtà politica esistente, la sola trama legittima valevole per tutti e per tutti, quindi, irreversibilmente onnipervasiva nella sua socialità totale. Ciò che si chiama Stato è un intreccio, una rete di dipendenze e di colleganze, è un appartenersi reciproco di persone che si tengono uniti e si adattano gli uni agli altri, insomma dipendono gli uni dagli altri: lo Stato è appunto l’ordine di questa dipendenza.   

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