Gli anarchici, signori, sono dei cittadini che, in un secolo nel quale dappertutto si predica la libertà d'opinione, hanno creduto loro dovere affidarsi alla libertà illimitata.
Sì signori, noi siamo, in tutto il mondo, alcune migliaia, alcuni milioni, di lavoratori che rivendicano la libertà assoluta, nient'altro che la libertà, tutta la libertà!
Noi vogliamo la libertà, cioè noi reclamiamo per ogni essere umano il diritto e la possibilità di fare tutto ciò che gli piace, e di non fare ciò che non gli piace; di soddisfare integralmente tutti i suoi bisogni, senza altro limite che le possibilità naturali, e i bisogni altrettanto rispettabili dei suoi vicini.
Noi vogliamo la libertà, e noi crediamo che la sua esistenza sia incompatibile con il permanere di un potere qualsiasi, quali che siano la sua origine e la sua forma, che sia stato eletto od imposto, monarchico o repubblicano, che si ispiri al diritto divino o al diritto popolare, alla Santa Ampolla o al suffragio universale.
La storia è li per insegnarci che tutti i governi si rassomigliano e si equivalgono. I migliori sono i peggiori. Negli uni c'è più cinismo, negli altri più ipocrisia! In fondo, sempre gli stessi comportamenti, sempre la stessa intolleranza. Anche quelli in apparenza più liberali hanno pronta, sotto la polvere degli arsenali legislativi, qualche buona piccola legge sull'Internazionale ad uso delle opposizioni fastidiose.
In altri termini, secondo gli anarchici, il male non consiste in una data forma di governo piuttosto che in un'altra. Risiede nel concetto stesso di governo, nel principio di autorità.
Il nostro ideale consiste nel basare i rapporti umani su di un libero contratto, che possa essere sempre rivisto e sciolto, al posto dell'attuale tutela amministrativa e legale, dell'attuale disciplina imposta dall'esterno.
Non c'è libertà senza eguaglianza! Non c'è libertà in una società in cui il capitale è monopolizzato nelle mani di una minoranza che si va riducendo tutti i giorni e in cui nulla è ripartito secondo giustizia, neppure l'educazione pubblica, che pure è pagata con i denari di tutti.
Noi crediamo che il capitale, patrimonio comune dell'umanità, poiché è il frutto della collaborazione delle generazioni passate debba essere a disposizione di tutti, di modo che nessuno ne possa essere escluso; d'altro lato nessuno deve potersene accaparrare una parte a danno degli altri.
Ecco perché siamo marchiati d'infamia. Scellerati che noi siamo! Noi reclamiamo il pane per tutti, il lavoro per tutti; per tutti l'indipendenza e la giustizia.
(Tratto dalla dichiarazione degli imputati anarchici davanti al tribunale correzionale di Lione, il 19 gennaio 1883)
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