dogmi e dottrine inconfutabili; Weil parla della verità vissuta in anima e corpo secondo le parole del Cristo: «sono venuto per rendere testimonianza alla verità».
“Per apprezzare i partiti politici secondo il criterio della verità, della giustizia e del bene pubblico conviene cominciare distinguendone i caratteri essenziali”, scrive Simone e ne attesta tre. Un partito politico è una macchina per fabbricare passione collettiva (e per passione collettiva si intende fanatismo); un partito politico è un’organizzazione costruita in modo da esercitare una pressione collettiva sul pensiero di ognuno degli esseri umani che ne fanno parte; il fine primo e, in ultima analisi, l’unico fine di qualunque partito politico è la sua propria crescita, e questo senza alcun limite. “Per via di questa tripla caratteristica, ogni partito è totalitario in nuce e nelle aspirazioni. Se non lo è nei fatti, questo accade perché quelli che lo circondano non lo sono di meno”. Considerando la terza caratteristica, Simone la illustra come caso particolare di un fenomeno che si verifica ovunque la collettività prenda il sopravvento sugli esseri pensanti. “I partiti sono un meraviglioso meccanismo in virtù del quale in tutta l’estensione di un paese, non uno spirito dedica la sua attenzione allo sforzo di discernere, negli affari pubblici, il bene, la giustizia, la verità”.
Weil prosegue ammettendo che il meccanismo di oppressione spirituale e mentale proprio dei partiti è stato introdotto nella storia dalla chiesa cattolica nella sua lotta contro l’eresia. E se, nonostante l’Inquisizione, la chiesa non ha soffocato del tutto lo spirito di verità è perché la mistica offriva un rifugio sicuro. Rifugio sicuro non tanto per l’incolumità fisica o la scomunica morale, ma per mantenere viva la verità, la testimonianza della quale “è costituita dai pensieri che sorgono nello spirito di una creatura pensante, unicamente, totalmente, esclusivamente desiderosa della verità”.
I partiti le sembrano, in conclusione, un male senza mezze misure. La loro soppressione “costituirebbe un bene quasi allo stato puro”, giacché l’operazione di prendere partito, anche in termini più generali, “di prendere posizione pro o contro, si è sostituita all’operazione del pensiero”.
Interessante... ci sono altri intellettuali che identificano i partiti e il partitismo con "il male":
RispondiElimina-Adriano Olivetti, che ha scritto appunto "Democrazia senza partiti"
http://www.edizionidicomunita.it/wp-content/uploads/Pulp-101-Adriano-Olivetti-Democrazia-senza-partiti.pdf
- Bahà'ù'llàh, il quale dice che essendo l'unità la cura per i mali dell'umanità, ed essendo i partiti strutture che sostanzialmente dividono la comunità, questi vanno assolutamente evitati se si vuole agire democraticamente/spiritualmente
http://www.bahaimilano.it/ibahai/pag46.htm
Probabilmente ci sono parecchi "saggi" che la pensano alla stessa maniera
Grazie per le tue indicazioni
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