Non si tratta quindi di uno scontro di civiltà né di religioni, è qualcosa che va molto al di là dell’Islam e dell’America, su cui si tenta di focalizzare il conflitto per darsi l’illusione di un confronto visibile e di una soluzione di forza. È un antagonismo fondamentale, ma un antagonismo che designa, attraverso lo spettro dell’ America (che è forse l’epicentro, ma non certo l’incarnazione della mondializzazione) e attraverso lo spettro dell’islam ( che non è certo, per parte sua, l’unica incarnazione del terrorismo), la mondializzazione trionfante alle prese con se stessa. In questo senso, possiamo si parlare di guerra mondiale, ma non della terza, bensì della quarta, l’unica veramente mondiale, poiché a essere in gioco è la mondializzazione stessa. Le prime due guerre mondiali corrispondevano all’immagine classica della guerra. La prima ha posto fine alla supremazia dell’Europa dell’era coloniale. La seconda al nazismo. La terza, che ha già avuto luogo, sotto forma di guerra fredda e di dissuasione nucleare, ha posto fine al comunismo. Dall’una all’altra, si è andati ogni volta più avanti, verso un ordine mondiale unico. Oggi, quell’ordine, virtualmente giunto al termine, si trova alle prese con forze antagonistiche diffuse ovunque nel cuore stesso del mondiale, in tutte le convulsioni attuali. Guerra frattale di tutte le cellule, di tutte le singolarità che si ribellano sottoforma di anticorpi. Scontro talmente inafferrabile che diviene necessario di tanto in tanto salvare l’idea della guerra con messe in scena spettacolari, come la guerra del Golfo o quella dell’Afghanistan. Ma la quarta guerra mondiale è altrove. È ciò che incombe su ogni ordine mondiale, su ogni dominio egemonico – se a dominare il mondo fosse l’islam, il terrorismo prenderebbe l’islam a bersaglio. Perché è il mondo stesso che resiste alla mondializzazione.
Bodo’s Project è un progetto di comunicazione “altra” per la creazione e la circolazione di scritti, foto e di video geneticamente sovversivi. La critica radicale per azzerare la società della merce; la decrescita, il primitivismo, la solidarietà per contrastare ogni forma di privatizzazione iniziando dall’acqua. Il piacere e la gioia di costruire una società dove tutti siano liberi ed uguali.
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giovedì 16 giugno 2016
La Quarta Guerra Mondiale
Il terrorismo, come i virus, è dappertutto. C’è una perfusione mondiale del terrorismo, che è come l’ombra portata di ogni sistema di dominio, pronto dappertutto a uscire dal sonno, come un agente doppio. Non si ha più linea di demarcazione che permetta di circoscriverlo, il terrorismo è nel cuore stesso della cultura che lo combatte, e la frattura visibile (e l’odio) che oppone sul piano mondiale gli sfruttati i sottosviluppati al mondo occidentale si congiunge segretamente alla frattura interna al sistema dominante.
Non si tratta quindi di uno scontro di civiltà né di religioni, è qualcosa che va molto al di là dell’Islam e dell’America, su cui si tenta di focalizzare il conflitto per darsi l’illusione di un confronto visibile e di una soluzione di forza. È un antagonismo fondamentale, ma un antagonismo che designa, attraverso lo spettro dell’ America (che è forse l’epicentro, ma non certo l’incarnazione della mondializzazione) e attraverso lo spettro dell’islam ( che non è certo, per parte sua, l’unica incarnazione del terrorismo), la mondializzazione trionfante alle prese con se stessa. In questo senso, possiamo si parlare di guerra mondiale, ma non della terza, bensì della quarta, l’unica veramente mondiale, poiché a essere in gioco è la mondializzazione stessa. Le prime due guerre mondiali corrispondevano all’immagine classica della guerra. La prima ha posto fine alla supremazia dell’Europa dell’era coloniale. La seconda al nazismo. La terza, che ha già avuto luogo, sotto forma di guerra fredda e di dissuasione nucleare, ha posto fine al comunismo. Dall’una all’altra, si è andati ogni volta più avanti, verso un ordine mondiale unico. Oggi, quell’ordine, virtualmente giunto al termine, si trova alle prese con forze antagonistiche diffuse ovunque nel cuore stesso del mondiale, in tutte le convulsioni attuali. Guerra frattale di tutte le cellule, di tutte le singolarità che si ribellano sottoforma di anticorpi. Scontro talmente inafferrabile che diviene necessario di tanto in tanto salvare l’idea della guerra con messe in scena spettacolari, come la guerra del Golfo o quella dell’Afghanistan. Ma la quarta guerra mondiale è altrove. È ciò che incombe su ogni ordine mondiale, su ogni dominio egemonico – se a dominare il mondo fosse l’islam, il terrorismo prenderebbe l’islam a bersaglio. Perché è il mondo stesso che resiste alla mondializzazione.
Non si tratta quindi di uno scontro di civiltà né di religioni, è qualcosa che va molto al di là dell’Islam e dell’America, su cui si tenta di focalizzare il conflitto per darsi l’illusione di un confronto visibile e di una soluzione di forza. È un antagonismo fondamentale, ma un antagonismo che designa, attraverso lo spettro dell’ America (che è forse l’epicentro, ma non certo l’incarnazione della mondializzazione) e attraverso lo spettro dell’islam ( che non è certo, per parte sua, l’unica incarnazione del terrorismo), la mondializzazione trionfante alle prese con se stessa. In questo senso, possiamo si parlare di guerra mondiale, ma non della terza, bensì della quarta, l’unica veramente mondiale, poiché a essere in gioco è la mondializzazione stessa. Le prime due guerre mondiali corrispondevano all’immagine classica della guerra. La prima ha posto fine alla supremazia dell’Europa dell’era coloniale. La seconda al nazismo. La terza, che ha già avuto luogo, sotto forma di guerra fredda e di dissuasione nucleare, ha posto fine al comunismo. Dall’una all’altra, si è andati ogni volta più avanti, verso un ordine mondiale unico. Oggi, quell’ordine, virtualmente giunto al termine, si trova alle prese con forze antagonistiche diffuse ovunque nel cuore stesso del mondiale, in tutte le convulsioni attuali. Guerra frattale di tutte le cellule, di tutte le singolarità che si ribellano sottoforma di anticorpi. Scontro talmente inafferrabile che diviene necessario di tanto in tanto salvare l’idea della guerra con messe in scena spettacolari, come la guerra del Golfo o quella dell’Afghanistan. Ma la quarta guerra mondiale è altrove. È ciò che incombe su ogni ordine mondiale, su ogni dominio egemonico – se a dominare il mondo fosse l’islam, il terrorismo prenderebbe l’islam a bersaglio. Perché è il mondo stesso che resiste alla mondializzazione.
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