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giovedì 11 maggio 2017

Quarantanni fa ... il 77 (capitolo V)

17 febbraio: a Roma, per il comizio di Lama all’interno dell’Università militanti del sindacato e del servizio d’ordine del PCI presidiano il piazzale della Minerva dalle 7,30 di mattina, cancellando tutte le scritte fatte dagli indiani metropolitani, prima fra tutte quella a caratteri cubitali accanto ai cancelli dell’ateneo: “I LAMA STANNO NEL TIBET". Mentre viene montato su un camion il palco per il comizio, gli indiani montano su una scala da biblioteca un fantoccio a grandezza naturale per rappresentare il leader sindacale, con la scritta “NON LAMA NESSUNO". Tra il servizio d’ordine del PCI e gli indiani aumenta sempre più la contrapposizione degli slogan. Lama inizia il comizio alle 10. A un certo punto dal «carroccio» degli indiani vengono tirati palloncini pieni d’acqua colorata di vernice sui militanti comunisti. Il servizio d’ordine del PCI risponde caricando il carroccio degli indiani, ma, dopo aver travolto l’area «creativa» del movimento, entra in contatto e si scontra con l’area dei Collettivi e dell’Autonomia, che si riappropria del carroccio e lo usa per contro-attaccare. A Lettere viene organizzata un’infermeria di fortuna per i primi feriti. Quando però uno dei capi del servizio d’ordine della Federazione romana del PCI usa un estintore contro i militanti dei Collettivi, si scatenano gli scontri veri e propri. Alcuni banchi vengono rotti per farne bastoni. Alle 10,30 il sindacato decide di sciogliere la manifestazione mentre un’ultima carica spazza via il servizio d’ordine del PCI e dei sindacati. Al grido di «Via, via la nuova polizia», Lama viene cacciato dall’Università da alcune centinaia di giovani, che assaltano e demoliscono il camion che fa da palco. Gli studenti dei collettivi affrontano i militanti del PCI e dei sindacati, a bastonate, a colpi di spranga, di chiavi inglesi e a sassate, mentre il camion del sindacato viene capovolto, i vetri vengono rotti e le sponde laterali divelte. La calma torna solo quando i comunisti, usciti dall’Università, si schierano fuori dai cancelli. Il bilancio è di almeno una trentina di feriti. Nel pomeriggio, verso le 18, dopo un fitto lancio di lacrimogeni, la polizia occupa militarmente l’ateneo, mentre il movimento si ritira uscendo dagli ingressi laterali. Fino al primo marzo la città universitaria resterà chiusa con il pretesto della riparazione dei danni provocati dagli occupanti, mentre il movimento si riorganizzerà alla Casa dello Studente e nelle facoltà decentrate di Economia e Commercio, Architettura, Magistero. A Firenze, diecimila studenti partecipano alla prima manifestazione indetta dal movimento.  A Catania, dove le occupazioni durano da una settimana, viene contestato al termine di una manifestazione il comizio di Roscani, segretario nazionale della CGIL scuola.
 18 febbraio: a Torino, tafferugli all università di via S. Ottavio tra il movimento e i giovani comunisti della FGCI; irruzione della polizia in un negozio occupato di via Po 27 denominato “Alice”, arrestati per furto 7 compagni di estrazione comontista; le Br colpiscono la V lega FLM di Mirafiori, sparano alle gambe di un dirigente della Fiat Rivalta Mario Scoffone, incendiano auto di lavoratori dell’azienda automobilistica: le Squadre Operaie Armate feriscono alle gambe Bruno Diotti, caporeparto di una sezione meccanica della FIAT Mirafiori. A Roma, in mattinata scontri tra militanti del PCI e dell’autonomia davanti al liceo scientifico Francesco D’Assisi in Centocelle; in mattinata 2000 studenti vanno in corteo al Comune insieme ai disoccupati organizzati per rivendicare alcune modifiche al piano della giunta per la creazione di posti lavoro.
19 febbraio: a Torino, il Gruppo Fucile Rosso Nucleo Operaio Comunista Armato piazza un ordigno esplosivo nella stazione di Borgomanero. A Settimo Torinese, sulla strada provinciale viene fermato dalla polizia stradale Enzo Fontana, che risponde sparando ed uccide un agente, dopo aver ferito un altro agente si arrende dichiarandosi prigioniero politico.  A Roma, corteo di 50.000 studenti aperto dallo striscione «Unità degli studenti, degli operai, delle donne e dei disoccupati contro il governo delle astensioni»; Il corteo fila via combattivo e pieno di ironia di fronte alle Botteghe Oscure, quando passa di fronte a Bises, negozio di abbigliamento gruppi di compagni spaccano il vetro e distribuiscono cappotti, maglioni, camicie e giù fino alle mutande e pedalini. A Milano, corteo dei collettivi occupanti le università, scontri fra militanti di Autonomia Operaia e il servizio d’ordine di Avanguardia Operaia soprannominati gli idraulici perché caricano a colpi di chiave inglese: quattro feriti; un comunicato congiunto di tutto il movimento condanna AO e la federazione milanese del PDUP.

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