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giovedì 21 aprile 2022

Errico Malatesta – parte seconda

Il pensiero di Malatesta si presenta come una "sintesi" dei diversi indirizzi teorici sviluppatisi nel movimento anarchico in tutto l'arco temporale della sua vita.

pluralismo e relativismo

Abbiamo detto che ci interessa mettere in risalto, in questa introduzione al pensiero malatestiano, soprattutto la sua attualità dal punto di vista del metodo anarchico, come "modo generale" di affrontare i problemi e risolverli. Noi pensiamo che questo "modo generale" sia consistito per Malatesta in un atteggiamento intellettuale proteso verso la continua ricerca teorica aliena da sistemazioni definitive, da apriorismi dogmatici, da sterili formazioni "scientifiche" unidimensionali. In tutti i suoi scritti si può facilmente riscontrare questa "impostazione aperta" verso ogni prospettiva operativa nel senso che essa viene "armonizzata" con altre di diverso orientamento. In questo modo Malatesta si pone in un piano critico capace di "depurare" ogni atteggiamento intellettuale estremistico e settario. Pur conservando rigorosamente alcune posizioni proprie che non muterà mai, egli era profondamente convinto che ognuna di esse era suscettibile di ulteriori modificazioni secondo i tempi, i modi e i luoghi della loro applicazione. Ovviamente tale metodologia doveva venire estesa, secondo Malatesta, a tutti gli indirizzi teorico-pratici dell'anarchismo. In questo modo la "sintesi" malatestiana approdava ad alcune considerazioni teoriche di importanza fondamentale per lo sviluppo del pensiero anarchico: presa singolarmente ogni sentenza risultava insufficiente ad esprimere la ricchezza dell'universo sociale e della problematica rivoluzionaria. Per cogliere sempre più compiutamente questa inesauribile complessità occorreva evidentemente sviluppare contemporaneamente più indirizzi e tendenze, secondo la pratica storica dell'anarchismo. Dall'impossibilità, da parte di ogni indirizzo preso singolarmente, di rappresentare questa complessità, Malatesta deduceva un'altra considerazione teorica di grande valore: quando qualsiasi tendenza si fosse "cristallizzata", "istituzionalizzata", avrebbe perso anche la capacità di esprimere quella parte o aspetto della realtà sociale che prima rappresentava. Un esempio, Malatesta, fu tra i primi in Italia ad operare affinché il movimento anarchico organizzasse le "leghe di resistenza" o sindacati all'interno della classe operaia e bracciantile. Quando però la tendenza anarcosindacalista ebbe la pretesa di risolvere ogni problema rivoluzionario e sociale fino a volersi sostituire al movimento anarchico (pretendendo che quest'ultimo si "confondesse" con la classe operaia) Malatesta anticipò la sua futura "cristallizzazione" e "istituzionalizzazione" nel senso che abbiamo spiegato sopra. Il "sindacalismo puro" si dimostrò un'illusione non solo in Francia ma anche in Italia ed i suoi esponenti finirono quasi tutti nelle file nazionaliste e fasciste. La straordinaria funzione rivoluzionaria esercitata in Italia dall'anarcosindacalismo dal 1912 al 1921, fu dovuta al fatto che all'interno dell'USI operavano anarchici in stretto collegamento con il movimento specifico. Dell'istituzionalizzazione dei sindacati riformisti, poi è oggi superfluo parlare. Se dunque Malatesta fu in grado di anticipare tanti errori, sia tattici sia strategici, per la sua eccezionale esperienza, è proprio a quest'ultima che dobbiamo risalire se vogliamo comprendere il significato del pluralismo presente nel suo pensiero. Attraverso la pratica storica dell'anarchismo e del movimento operaio socialista, Malatesta potè verificare la validità e l'insufficienza di ogni proposta operativa, formulando così compiutamente la teorizzazione della dipendenza dei mezzi rispetto al fine.

Questa considerazione ampiamente presente nel pensiero anarchico, trovò nel pluralismo e relativismo malatestiano la sua verifica sperimentale. Malatesta infatti poté verificare il grado di efficacia dei mezzi rispetto al fine proprio alla luce di una gamma di esperienze socialiste e popolari diversissime: dall'insurrezionalismo al parlamentarismo, dall'individualismo al comunismo, dall'educazionismo all'anarcosindacalismo, dall'antimilitarismo alla non violenza, ecc. Questa continua e progressiva ricerca dell'identità tra principio proclamato e pratica storica, identità che solo il movimento anarchico, a nostro avviso, ha volutamente cercato e sviluppato, è stata completamente recepita ed espressa da Malatesta. Ed è proprio qui che nasce la considerazione relativistica del pensiero malatestiano, nel senso che egli vedeva ogni tendenza o indirizzo sempre legati a precisi momenti storici o a determinati aspetti della lotta sociale. Vediamo comunque ora, sempre dal punto di vista metodologico, le posizioni qualificanti del pensiero malatestiano, dal momento che alcune di esse furono immutabilmente presenti per tutto l'arco della sua attività rivoluzionaria.


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