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giovedì 31 luglio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXIX

1972 

5 maggio - A Pisa, in uno scontro tra giovani extraparlamentari e forze di polizia, viene ridotto in fin di vita il giovane anarchico Franco Serantini. Il ragazzo, orfano dei genitori, era cresciuto nella miseria e nella brutalità delle pubbliche istituzioni; soltanto in un raggruppamento anarchico, cui si era accostato di recente, aveva trovato amicizia e calore umano. Arrestato e interrogato in carcere alla presenza del difensore d'ufficio dott. Cariello, viene praticamente lasciato  morire nella cella nonostante lamenti dolori alla testa e implori un medico. Svanito il tentativo di sotterrarlo di nascosto, scoppia, per interessamento delle sinistre extraparlamentari di Pisa, il “caso Serantini”.  Le forze di polizia verranno accusate di avere massacrato il giovane anarchico; la magistratura e l'autorità carceraria, di non avere  provveduto al suo ricovero  in ospedale nonostante le palesi gravissime condizioni. 


 

CANNA SEPIARIA

Nome  botanico Phragmites australis. Famiglia Poaceae. Nomi  comuni Canna sepiaria, cannuccia di palude.

Descrizione botanica e habitat: pianta erbacea perenne alta 1-4 m;   fusto eretto, con rami ascendenti; foglie grigio-verde, un anello di peli prende il posto della ligula; fiori in panicolo molto lungo con numerose spighette violetto scuro con 4-6 fiori, peli setosi alla base del fiore; frutto come cariosside; semi sottili, con setola, bruni. Fiorisce da giugno a ottobre. Cresce in canneti al bordo di fiumi, in acque profonde fino a 2 m, pascoli di altura, campi umidi coltivati e boschi umidi  (0-1200 m). Comune, spesso piantata per stabilizzare il suolo di argini di fiumi, ruscelli e laghi. 

Dati etnobotanici: era una pianta già nota nell'antico Egitto come fonte di materiale da costruzione. In quel contesto, sarebbe stata rappresentata in pitture murali e probabilmente in geroglifici. E citata da Dioscoride, Teofrasto e Plinio il Vecchio. In passato, si beveva un prodotto fermentato a base di semi. Per gli Indiani Navajo del Nord America, si tratta di una pianta a uso rituale, di un oggetto rituale esso stesso, legata a un episodio mitico in cui l'umanità fu salvata da una grande inondazione. Oggigiorno, si impiega come analogo dell'ayahuasca, combinando la radice con ruta siriaca. Nella tarda antichità, si usava in impacco con cipolle per togliere spine e schegge. Si pensava inoltre, che curasse slogature e dolori. In Europa, è usata come diuretico. Gli Indiani Navajo ne bevono il the per problemi di stomaco e malattie delta pelle. Si impiega anche il decotto contro eccesso di muco, tosse e dolori polmonari. 

Fitochimica: Contiene DMT, 5-Me0-DMT, bufotenina e gramina. Potrebbe essere infestata da Claviceps purpurea e Claviceps microcephala. 

Effetti: Allucinogena  e visionaria, come analogo dell'ayahuasca. Potrebbe allucinogena e visionaria per la presenza di alcaloidi dell'ergot da C purea ed eventualmente da C. microcephala.


L'eguaglianza sociale


Dal punto di vista anarchico si realizza veramente la libertà individuale solo attraverso il completo dispiegamento dell’uguaglianza sociale e si realizza veramente l’uguaglianza sociale solo attraverso il completo dispiegamento della libertà individuale. Insomma, si afferma che per realizzare l’uguaglianza bisogna far leva sulla libertà, per realizzare la libertà bisogna far leva sull’uguaglianza. Per attuare l’una far leva sull’altra, vuol dire portare fino in fondo i loro presupposti, ma per attuare i presupposti di entrambe occorre accettarne del tutto le conseguenze. L’anarchismo, in altri termini, rinfaccia al liberalismo di essere una dottrina parziale della libertà e al socialismo di essere una dottrina parziale dell’uguaglianza. La parzialità consisterebbe nel fatto che tutte due queste dottrine intendono realizzare i loro principi facendo dipendere temporalmente i due valori, nel senso che prima si dà corso all’uno poi all’altro, laddove l’anarchismo ritiene che solo nell’attuazione della loro contemporaneità stia proprio il segreto della loro riuscita.



giovedì 24 luglio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXVIII

1971 

24 gennaio - In un memorabile incontro gli operai di Stettino in sciopero chiedono al nuovo primo ministro polacco, Gierek, l'abolizione dei metodi burocratici nel sindacato e nel partito, l'abolizione degli aumenti dei prezzi alimentari, la punizione dei servizi di sicurezza responsabili della repressione anti-operaia. Gli scioperanti impongono a Gierek e ai suoi ministri di inchinarsi davanti ai nostri mort», che la stampa aveva  precedentemente definito con  il  termine di e «teppisti». 

1-4 agosto - A Parigi, si riunisce clandestinamente un congresso internazionale delle Federazioni anarchiche. 

Novembre - II periodico "Guerre de  Classes"  (Tours 1971-72) diventa l'organo della Organisation Cammuniste Libertaire, nata dalla fusione tra il Mouvement Communiste Libertaire e alcuni gruppi dell’Organisation Révolutionnaire Anarchiste del Sud della Francia. Ne fa parte tra gli altri anche Georges Fontenis che col Manifeste  du Communisme libertaire lanciato a Parigi nel 1953 aveva sostenuto l’esigenza di un'organizzazione più centralizzante e vincolante e di un'analisi più rigorosa in sostituzione del tradizionale umanismo retorico e dell'autonomia associativa. Fontenis, che è rimasto molto colpito dal nuovo modello rivoluzionario «di massa»  del Maggio, è ritornato a un certo anticentralismo, senza rinunciare peraltro al tentativo di rinnovare i contenuti  fondamentali dell'anarchismo con analisi economico-sociali che tengano conto della lezione marxista. In questo tentativo di vivificare il marxismo con gli aspetti positivi del neo-spontaneismo  del  1968-1969 e con certe acquisizioni di fondo del pensiero comunista eretico, l'anarchismo francese mette a frutto  l'influenza innovatrice del marxista libertario Daniel Guérin, che è il direttore della nuova  serie di "Guerre  de classes". 


 

LIBERARE LO SPAZIO


Liberare lo spazio da questa innaturale sovrapposizione è il compito di una geografia che voglia essere anarchica. Natura contro storia significa spazio contro Stato, armonia tra uomo e natura significa, invece, spazio riconciliato con la storia. E questa è esattamente, per Reclus, la società anarchica: la riorganizzazione. senza autorità, dello spazio. La disarticolazione della logica gerarchica che irregimenta il territorio statale deve avvenire individuando i gangli politici, militari ed economici che costituiscono le basi stesse del "sistema nervoso" del dominio. Liberato lo spazio dalla sovrapposizione autoritaria dello Stato, e quindi dai suoi rapporti di forza del tutto innaturali, gli uomini dovranno organizzare la società secondo quella unica "legge" che legittima un'osservanza universale: la legge di natura.

Ma poiché. come abbiamo visto, la natura si modifica nel tempo a causa dell' azione umana (è, appunto, la Storia che interviene sullo spazio), allora occorre trovare una sintesi tra queste due istanze, sintesi capace di riportare il sociale all' interno del naturale. La via indicata da Reclus parte dall' idea federalistica della aggregazione spontanea delle comunità umane. In altri termini, lo spazio viene riorganizzato senza l'intervento dell' autorità perché gli uomini che vi abitano non hanno bisogno di coercizioni per vivere, visto che, «ad onta della violenza, la natura tende a rimettere ciascun popolo dentro i confini naturali». Confini, beninteso, che non hanno nulla a che fare con quelli rivendicati dalle varie culture nazionalistiche e patriottiche; questi confini, infatti non esistono in natura, come invece pretendono tali ideologie.





La rivoluzione non possiamo farla da soli

Poiché la rivoluzione non possiamo farla da soli, cioè non possiamo colle sole nostre forze attirare e spingere all’azione le grandi masse necessarie alla vittoria, e poiché anche aspettando un tempo illimitato le masse non potranno diventare anarchiche prima che la rivoluzione sia incominciata, e noi resteremo necessariamente una minoranza relativamente piccola fino al giorno in cui potremo cimentare le nostre idee nella pratica rivoluzionaria, negare il nostro concorso agli altri ed aspettare per agire di essere in grado di farlo da soli, sarebbe in pratica, e malgrado le parole grosse e i propositi radicali, un fare opera addormentatrice, ed impedire che si incominci colla scusa di volere con un salto arrivare di botto alla fine. Noi non vogliamo aspettare che le masse diventino anarchiche per fare la rivoluzione, tanto più che siamo convinti che esse non lo diventeranno mai se prima non si abbattono violentemente le istituzioni che le tengono in schiavitù. Credo che l’importante non sia il trionfo dei nostri piani, dei nostri progetti, delle nostre utopie, le quali del resto hanno bisogno della conferma dell’esperienza e possono essere dall’esperienza modificate, sviluppate ed adattate alle reali condizioni morali e materiali dell’epoca e del luogo. Ciò che più importa è che il popolo, gli uomini perdano gli istinti e le abitudini pecorili, che la millenaria schiavitù ha loro inspirate, ed apprendano a pensare ed agire liberamente. Ed è a questa grande opera di liberazione che gli anarchici debbono specialmente dedicarsi.




giovedì 17 luglio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXVII

1970 

Giugno - Già attivi da alcuni mesi nel panorama della contestazione  giovanile olandese, i Kabouters (o Goblins), con un programma di tipo riformistico ravvivato da iniziative di tipo inventivo, sanno risvegliare l'immaginazione della popolazione di Amsterdam al punto che nelle elezioni municipali riescono ad avere 5 consiglieri su 45. Un anno dopo i due gruppi storici dell'anarchismo olandese (anarcosindacalisti e anarcoindividualisti) formeranno la Federazione anarchica olandese, in cui entrerà anche la redazione del mensile "De Kabouter Kraut". 

- Numerosi militanti, espulsi dal  MLE (Movimento libertario spagnolo) per atteggiamento critico, formano una commissione per organizzare un secondo movimento anarchico, che ha come organo di stampa "Frente libertario", mentre il MLE, «piattaformista», continua a pubblicare a Toulouse (Francia meridionale) il giornale "Espoir". 

14 dicembre - Inizia la rivolta  operaia nei cantieri di Gdansk (Danzica) e Stettino. Gli scioperi spontanei della base nei cantieri navali del Baltico, «scioperi selvaggi» come quelli dell'Occidente, avvengono al grido di «Potere  operaio». Essi minano il tradizionale edificio sindacale, strumento di controllo statale. Gli operai si battono contro la milizia e costringono il governo a trattare direttamente coi lavoratori, nelle fabbriche. 



I-Feel-Like-I’m-Fixin’-To-Die Rag – Country Joe and The Fish


Datemi una F!

F!

Datemi una U!

U!

Datemi una C!

C!

Datemi una K!

K!

Cos'è che viene fuori?

FUCK!

Cos'è che viene fuori?

FUCK!

Cos'è che viene fuori?

FUCK!


Sù, venite, voi forzuti,

lo zio Sam ha di nuovo bisogno di voi,

s'è ficcato in un terribile casino,

laggiù in Vietnam,

insomma, buttate i libri e pigliatevi un fucile,

ci si divertirà un monte!


E un due tre

ma si combatte per che?

Non chiederlo a me, m'importa una sega,

prossima fermata: Vietnam!

E cinque sei sette

spalancate le porte del cielo,

non c'è neanche il tempo di chiedersi che cazzo succede,

yu-uuuu! si muore!


Forza, Generali, sbrigatevi,

la vostra grande occasione è finalmente arrivata,

sguinzagliatevi e pigliate quei rossi,

c'è un solo comunista buono: quello morto!

E voi lo sapete bene che la Pace potrà essere conquistata

solo quando li avremo spediti tutti a quel paese.


E un due tre

ma si combatte per che?

Non chiederlo a me, m'importa una sega,

prossima fermata: Vietnam!

E cinque sei sette

spalancate le porte del cielo,

non c'è neanche il tempo di chiedersi che cazzo succede,

yu-uuuu! si muore!


Ah!


Sù, Wall Street, non rallentare,

perché mai? qui c'è guerra a volontà,

c'è un sacco di bei soldi da fare

rifornendo l'esercito degli strumenti del mestiere!

Sperate solo e pregate che, se sganciano la Bomba,

la sgancino sui Vietcong!


E un due tre

ma si combatte per che?

Non chiederlo a me, m'importa una sega,

prossima fermata: Vietnam!

E cinque sei sette

spalancate le porte del cielo,

non c'è neanche il tempo di chiedersi che cazzo succede,

yu-uuuu! si muore!


Suvvia, mamme di tutto il Paese,

mandate i vostri ragazzi in Vietnam,

suvvia, babbi, non esitate,

spediteli prima che sia troppo tardi:

fate in modo, via, di essere i primi nel vostro palazzo

ad accogliere vostro figlio che torna a casa in una cassa!


E un due tre

ma si combatte per che?

Non chiederlo a me, m'importa una sega,

prossima fermata: Vietnam!

E cinque sei sette

spalancate le porte del cielo,

non c'è neanche il tempo di chiedersi che cazzo succede,

yu-uuuu! si muore!


LA TECNOLOGIA

La tecnologia è l'incarnazione della società, di ogni società in ogni epoca. Nella tecnologia si possono leggere le priorità e i valori che in una società sono dominanti. Gli odierni sistemi tecnici esprimono qualità ed efficienza, distanziamento, una certa freddezza, inflessibilità, dipendenza dagli esperti. Qualcosa di umano viene fuori, ma che è stato ridefinito da un ambiente sempre più tecnologico. Comunità? Comunità virtuale. Non ci sono più valori comuni quando la comunità reale è stata erosa fino a quasi scomparire.

Per rendere chiaro il contrasto: i semplici attrezzi esprimono qualità come vicinanza, flessibilità, autonomia, specialmente quando ognuno può costruire l'attrezzo. La dipendenza da esperti o tecnici è minima se non assente.

Un altro aspetto della NON neutralità della tecnologia è la sua origine. Da dove proviene? I marchingegni sembrano tutti puliti e lucenti, come se fossero discesi fluttuando dal cielo, mentre invece si basano - tutto in essi si basa - sulla INDUSTRIALIZZAZIONE.




giovedì 10 luglio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXVI

1970 

Ronald Laing e David Cooper ricevono un ordine di evizione, che in pratica li caccia da Kingsley Hall, ove avevano fondato qualche anno prima una comunità «antipsichiatrica» aperta, ove «pazzi» e «psichiatri » vivono assieme su un piano di uguaglianza. Nato a Glasgow nel 1927, medico psicanalista, Laing nel 1958 ha iniziato un lungo studio sulle famiglie dei cosiddetti schizofrenici, in collaborazione con A. Esterson, scoprendo le radici sociali della follia. Dal 1962 al 1966 aveva diretto con Cooper il «padiglione 21» al centro psichiatrico di Shenley, Londra, che trasformato in «villa» aperta, autogestita dai pazienti, infermieri, medici, aveva liberato numerosi malati dalla prigione mentale: ciononostante Cooper, direttore del padiglione, nel '66 era stato cacciato dalle autorità. Il pensiero e l'esempio di Cooper e Laing mettono in crisi il «manicomio », sia tradizionale sia moderno, e gli aspetti più sclerotizzati del freudismo. Il messaggio antiautoritario, esistenzialista e ricco di «amore» di Laing ha grande eco anche in Italia, in Europa, in America. Dagli Stati Uniti giungono a Londra a collaborare con Laing, tra gli altri, Joseph  Berke e Morton Shatzman. Lentamente, con una spaccatura che si andrà acuendo negli anni successivi, cresce nel paese il disagio per la versione ufficiale sui morti di  Milano. Come la persecuzione del capitano ebreo Dreyfus divise la  Francia in colpevolisti e innocentisti, cosi il caso Pinelli, il caso Valpreda, il caso degli anarchici spaccano in due l'Italia con una passione che non è dei soliti casi giudiziari. Settori sempre più ampi della sinistra anche riformista accusano la polizia di avere occultato prove decisive e di avere una precisa responsabilità nella morte di Pinelli, la cui vedova, respingendo la versione ufficiale del suicidio, inizia una coraggiosa battaglia per accertare le vere cause del decesso e per eliminare ogni ombra di dubbio sull'integrità morale di un lavoratore, il cui ricordo si sta configurando come quello di un nuovo martire degli ideali anarchici. Si viene chiarendo cosi, nelle battaglie di tribunale e di strada, nel dibattito apertosi nella società, la «logica della svolta» impressa dal potere alle tensioni del biennio 1968-69. Vengono a poco a poco sotto gli occhi di tutti i meccanismi più arretrati del potere statale, inquisitoriale e repressivo, in primo luogo quell'universo carcerario che costituisce una vergogna per ogni società civile.


    


IL CIELO È DI TUTTI - Gianni Rodari

Qualcuno che la sa lunga

mi spieghi questo mistero:

il cielo è di tutti gli occhi

di ogni occhio è il cielo intero.

È mio, quando lo guardo.

È del vecchio, del bambino,

del re, dell’ortolano,

del poeta, dello spazzino.

Non c’è povero tanto povero

che non ne sia il padrone.

Il coniglio spaurito

ne ha quanto il leone.

Il cielo è di tutti gli occhi,

ed ogni occhio, se vuole,

si prende la luna intera,

le stelle comete, il sole.

Ogni occhio si prende ogni cosa

e non manca mai niente:

chi guarda il cielo per ultimo

non lo trova meno splendente.

Spiegatemi voi dunque,

in prosa od in versetti,

perché il cielo è uno solo

e la terra è tutta a pezzetti.


La Libertà

Io posso dirmi e sentirmi libero solo in presenza degli altri uomini ed in rapporto a loro. Io stesso sono umano e libero soltanto nella misura in cui riconosco la libertà e l’umanità di tutti gli uomini che mi circondano. Sono veramente libero solo quando tutti gli esseri umani, uomini e donne, sono egualmente liberi. La libertà di ogni individuo è infatti soltanto il riflesso della sua umanità. La libertà degli altri, lungi dall’essere un limite o la negazione della mia libertà, ne è al contrario la condizione necessaria e la conferma. Non divengo veramente libero se non attraverso la libertà altrui, così che più numerosi sono gli uomini liberi – e più profonda e più ampia è la loro libertà -, più estesa, più profonda e più ampia diviene la mia libertà. Si realizza la libertà illimitata di ognuno per mezzo della libertà di tutti. Confermata dalla libertà di tutti, la mia libertà si estende all’infinito”. (Michail Bakunin) 



giovedì 3 luglio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXV

1969 

16 dicembre - In un affrettato confronto, il tassista milanese Rolandi riconosce in Pietro Valpreda il misterioso individuo che si sarebbe fatto trasportare sulla sua autovettura per 135 metri nel convulso traffico del centro di Milano per andare a depositare la bomba il pomeriggio del 12 dicembre. Valpreda, sconcertato, si sente dire dal giudice Occorsio: «Noi le contestiamo 14 morti e cento feriti». Verso la mezzanotte di martedì 16 dicembre la cella d'isolamento n. 32 del carcere di Regina Coeli, a Roma, si richiude alle spalle di Pietro Valpreda, mentre sui giornali scoppia l'isterismo anti-anarchico. Valpreda verrà tenuto in cella d'isolamento per 38 giorni, senza una notizia dal mondo esterno, senza un libro, un giornale, una voce, con una lampadina accesa notte e giorno sulla testa, e il freddo, la puzza e il vitto immondo. Comincia cosi il caso Valpreda, legato alla strage di Milano. Mentre vengono arrestati gli altri giovani componenti del circolo 22 Marzo e le vittime dell'attentato  salgono a 16, la sinistra italiana subisce l'iniziativa dell'apparato statale e sulle prime non sa replicare alle accuse. Soltanto parte della sinistra extraparlamentare reagirà nei primi mesi del 1970 con cortei e manifestazioni in favore degli anarchici arrestati, e denunciando nella «defenestrazione » di Pino Pinelli un nuovo crimine di Stato. Pinelli diventa cosi la diciassettesima vittima di quella che viene definita la «strategia della tensione», il tentativo cioè di reagire col terrorismo alle richieste operaie e studentesche maturate negli anni 1968 e 1969 nelle fabbriche, nelle scuole e nella società civile. Valpreda farà tre anni di carcere in attesa di processo sulla sola «prova» della incredibile corsa in taxi per pochi metri; il misterioso tassista morirà di crepacuore, gli anarchici più giovani, Roberto Gargamelli, Roberto Mander, Emilio Bagnoli, Emilio Borghese e altri saranno imprigionati, perseguitati in Italia e all'estero. Soltanto dopo che un'avanguardia di militanti extraparlamentari, di borghesi illuminati, di avvocati della sinistra avrà fatto riaprire il caso, le indagini andranno nella direzione fascista, giungendo a individuare gravissime responsabilità dei settori più reazionari della politica italiana, in un intreccio fitto di rapporti tra la destra eversiva e i corpi speciali dello Stato. 


TRASH - Stephen Daldry


Sotto il cielo di Rio de Janeiro, tra cumuli di rifiuti e palafitte in bilico su acqua sporca, tre giovani amici, condannati alla miseria più oscura, minacciati dalla violenza della polizia, abituati a guadagnarsi da vivere scavando nell’immondizia, non hanno mai perso il senso dei valori di fondo, l’amicizia, la fede, la giustizia. Per questo, quando un portafoglio salterà fuori dalla discarica e un poliziotto molto pericoloso farà sapere che c’è una ricompensa per chi riesce a trovarlo, Rafael (Rickson Tevez), Gardo (Luis Eduardo) e Rato (Gabriel Weinstein) capiranno subito che la cosa più importante non è mettere le mani su quei soldi, ma risalire al proprietario, scoprire il suo segreto, ricostruire il mosaico di una storia misteriosa. Il regista decide di impacchettare, sotto forma di fiaba, la rivoluzione necessaria che parte dal basso, che parte dal popolo, ponendo la responsabilità utopica del cambiamento nelle mani dei tre giovani protagonisti, affiancati dalla figura di un missionario interpretato da Martin Sheen e dalla sua giovane volontaria, Rooney Mara, inconsciamente inserita nel loro piano. “Trash è un film sulla povertà e la corruzione. Un film sulla fede, la giustizia, l’amicizia e la speranza. I nostri tre protagonisti sono una fonte inesauribile di ottimismo. Hanno definito il tono, il linguaggio e il senso dell’umorismo del film stesso”. 

Tra denuncia e vitalismo, alternando scene forti, come quelle dell’arresto e della tortura del ragazzo che ha trovato il portafoglio, a inseguimenti acrobatici con i protagonisti che si muovono nei bassifondi di Rio con la magnifica leggerezza del ballerino Billy Elliot, Daldry costruisce un’odissea che da una parte rievoca la cronache più crude sui «meninos de rua», dall’altra si rifà alla tradizione magica delle novelle sudamericane: «Non credo che con il mio film contribuirò a cambiare il mondo e tantomeno che, come qualcuno mi chiede, questa storia avrà dei riflessi sulle elezioni brasiliane. Sui modi brutali delle forze dell’ordine e su certe condizioni di vita, si è molto parlato e i cineasti brasiliani hanno realizzato film e documentari». Girando Trash Daldry voleva testimoniare «il senso di moralità profondamente radicato, nonostante tutto, in questi ragazzi. Durante le riprese abbiamo cercato di costruire una struttura in cui si potessero muovere, esprimendo la loro fiducia e la loro speranza nella possibilità di trasformazione del Paese».





Lo Spirito Anarchico

L'anarchia, «è un' aspirazione umana, che non è fondata sopra nessuna vera o supposta necessità naturale, e che potrà realizzarsi secondo la volontà umana». Questa «aspirazione umana» si pone oltre ogni valenza razionale e teoretica perché deriva da «un sentimento, che è la molla motrice di tutti i sinceri riformatori sociali, e senza del quale il nostro anarchismo sarebbe una menzogna o un non senso. Questo sentimento è l'amore degli uomini, è il fatto di soffrire delle sofferenze altrui».

«Per spirito anarchico intendo quel sentimento largamente umano che aspira al bene di tutti, alla libertà ed alla giustizia per tutti, alla solidarietà ed all'amore fra tutti».

Detto in altri termini, l'anarchismo è prima di tutto un' etica che va al di là di ogni spiegazione razionale perché «è nato dalla rivolta morale contro le ingiustizie sociali». In quanto aspirazione umana verso la libertà universale, si pone oltre la necessità naturale, come ogni altra necessità storica o scientifica. L'anarchia infatti è una costruzione culturale e il concetto di libertà ne è la massima espressione, nel senso che testimonia la valenza tutta precaria e volontaria di tale conquista: «la libertà non si conquista e non si conserva se non attraverso lotte faticose e sacrifici crudeli, la libertà piena e completa è certamente la conquista essenziale, perché è la consacrazione della dignità umana».

giovedì 26 giugno 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXIV

1969 

Nasce in Francia il Mouvement Communiste Libertaire, dall'incontro tra un gruppo dell'ex Fédération Communiste Libertaire,della Jeunesse  Anarchiste Communiste e del Groupe Action di Tours. 

1-2 novembre - Al convegno della FAI a Carrara duri scontri tra situazionisti e tradizionalisti, tra l'anarchismo dell'anziano Mario Mantovani e i «reichiani» di Napoli. L'«anziano» Gino Cerrito accusa i situazionisti di essere  borghesi teorici del classismo marxista. 

12 dicembre - Poco prima delle16 scoppia una bomba nella Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano, a pochi passi da piazza del Duomo. Le prime notizie di cronaca parlano di 14 morti e di feriti gravissimi. L'attentato s'inquadra nel clima di tensione generato dall'autunno caldo (resistenza padronale alle richieste operaie, scadenza dei contratti di lavoro, metodi di lotta ripresi dal Maggio francese, unità studenti-operai) e viene interpretato come l'inizio della reazione alla fase contestatrice aperta nel 1967-68. Nella stessa giornata esplode una bomba anche a Roma, all'Altare della Patria, senza provocare vittime. Notte tra il 15 e il 16 dicembre «Cade» dal quarto piano della Questura centrale di Milano l'anarchico Giuseppe Pinelli, ferroviere di 42 anni. Il «suicidio» della notizia ufficiale scatena dopo un primo momento d'incertezza vivissime polemiche. Trattenuto illegalmente in stato di fermo per tre giorni e sottoposto a interrogatorio in merito all'attentato di piazza Fontana, Pinelli, secondo la versione della polizia, vistosi scoperto, si sarebbe lanciato dalla finestra gridando: «Questa è la fine dell'anarchia!». La grottesca versione non convince, come non convince il tentativo di addossare agli anarchici il sanguinoso  attentato. Viene fermato, intanto, il 15 dicembre, un altro anarchico  milanese, Pietro  Valpreda, di qualche anno più giovane di  Pinelli. Valpreda, che aveva fondato a Roma il circolo 22  Marzo, viene trasportato in quella città. Da parecchi mesi il movimento anarchico subisce interrogatori e intimidazioni da parte della polizia e della magistratura in quanto ritenuto colpevole di esplosioni  avvenute a Milano alla Stazione Centrale e alla Fiera Campionaria il 25 aprile 1969, e che successivamente si riveleranno invece di matrice fascista. 


Alexander Skrjabin

Nato da una famiglia aristocratica, all'età di un anno perse la madre, una pianista, morta di tubercolosi. Alexander Skrjabin  è stato un visionario spesso ai limiti dell'allucinazione, completamente affascinato da esoterismo e teosofia. Per comprendere la portata della sua geniale fantasia, basta osservare la prima stesura del testo poetico e i molti schizzi preparatori che il musicista russo ha lasciato alla morte per Misterium, un'opera che avrebbe dovuto essere eseguita in un tempio emisferico sull'Himalaya per celebrare "la nascita di un nuovo mondo", con una grandiosa sintesi religiosa di tutte le arti: suoni, danze, luci, profumi, colore e poesia. Una teoria sostenuta da questo stesso autore poneva in stretta relazione i colori alle note musicali: lui stesso suonava addirittura su una tastiera per luci con i tasti opportunamente colorati di tinte diverse, intrecciando melodie al di fuori del senso comune, lasciandosi trascinare da questo o quel colore e non dalla nota in sé. L'amalgama di colori, texture e suoni che nelle sue composizioni attirano o allontanano l'ascoltatore è quello che lui stesso e la sua musica lo distinguono dagli altri: il suo DNA rinchiuso in quegli accordi atonali tonica-dominante che annullano la dicotomia modale maggiore-minore. La musica di Skrjabin conteneva estasi. Egli sosteneva che la fine del mondo sarebbe stata una orgia universale, voleva unire tutta l'umanità attraverso queste composizioni, una orgia di colori e suoni la Omni-Art, voleva eseguire un progetto multimediale sulle cime dell'Himalaya di sette giorni chiamata Mysterium. Nelle sue composizioni riesce a  far emergere la disordinata energia creatrice di un genio in perpetua agitazione, e che può passare da pagine di grottesca schizofrenia contrappuntistica (ad esempio la Nona sonata) a malinconiche evocazioni di paesaggi gotici che possono nascondere persino un castello medievale (la Terza sonata). Era una persona con diverse visioni del mondo ed è stato considerato uno dei principali compositori simbolisti russi a causa delle sue armonie insolite. Era un musicista mistico con influenze spirituali, sviluppò strutture musicali originali e armonie inusuali all'epoca. Skrjabin era tra i compositori più innovativi e più controversi del suo tempo, tra follia e genialità, la sua intera fisionomia spirituale e coscienza era condizionata dal satanismo, voleva portare gli elementi diabolici alla luce del giorno per sottoporli alle leggi della bellezza e della proporzione. Nel 1915 si ammalò a causa di una puntura d'insetto sul labbro superiore sotto i baffi. Per ovvie ragioni dell'epoca, i medici operarono con diverse incisioni, causandogli una infezione da streptococco stafilococco, avvelenamento del sangue. Si spense il 27 aprile 1915 all'età di 43 anni di setticemia.


Le strutture statali creano oppressione

Bakunin critica la visione mazziniana dello Stato in quanto forma di teologia politica: il suo progetto rivoluzionario non consiste nella semplice divisione tra Stato e Chiesa, ma nel loro annullamento in quanto entità dominatrici sulle masse popolari.

Le strutture statali creano oppressione, sono contrarie alla natura dell'uomo che non può fare a meno di vivere insieme agli altri suoi simili, essendo un essere sociale. Bakunin mira alla costituzione del comune popolare, in cui ogni cittadino sia libero di esprimere se stesso e le proprie qualità, contribuendo al libero progresso della collettività.

Sono questi i principi che l'anarchico russo ha sottolineato nel 1866 a Ginevra, in occasione del Congresso Internazionale dei lavoratori: "Distruggere l'influenza di ogni dispotismo in Europa, mediante l'applicazione del diritto di ogni popolo, grande o piccolo, debole o potente, civile o non civile, di disporre di se stesso e di organizzare spontaneamente, dal basso in alto attraverso la via di una completa libertà, al di fuori d'ogni influenza e d'ogni pretesa politica o diplomatica, indipendentemente da ogni forma di stato, imposta dall'alto in basso, da un'autorità qualunque, sia collettiva, sia individuale, sia indigena, sia straniera, e non accettando per basi e per leggi che i principi della democrazia socialista, della giustizia e solidarietà internazionale".

giovedì 19 giugno 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXIII

1968 

I tempi del Maggio

27 giugno 

- Sul fondamento partecipazionista dell'autogestione si accendono discussioni in tutto il mondo. Su questa rivendicazione, parola d'ordine del Maggio, convergono i cattolici del dissenso,  diverse forze minoritarie di sinistra, oltre ai gruppi anarco-sindacalisti (che in Francia attaccano, da sinistra, la linea salariale della CGT), anarchici (in omaggio alla tradizione consiliare) e situazionisti, che cercano di immettere una tensione immaginifica nel «lavoro politico», che lentamente torna a farsi stagnante e dominato dagli apparati burocratici, in ripresa dopo il Maggio che li ha colti di sorpresa. 

- Gruppi neo-anarchici sorgono in tutta Europa e nel mondo occidentale nel corso del 1968-69, per iniziativa soprattutto di giovani attratti dal successo del 22 Marzo e in segno di protesta contro l'«immobilismo retorico» degli anziani. Nel contempo in tutti i gruppi della sinistra vecchia e nuova e nel movimento del dissenso cattolico si diffondono le parole d'ordine libertarie pubblicizzate dal Maggio, e la prassi dei comitati di collegamento studenti-operai. La repressione non si fa attendere: negli Stati Uniti durante scontri nei campus universitari vengono uccisi 2 studenti nello Stato di Jackson, 4 nello Stato di Kent; chiude il '68 lo spaventoso massacro  di Tlatelolco (Città di Messico), in cui ai primi di ottobre vengono uccisi 325 studenti che manifestano pacificamente. 

- Si costituisce nell'autunno a Carrara (Italia) l'Internazionale delle Federazioni anarchiche, per iniziativa della FAI di Carrara, del MLE-CNT spagnolo, della FACB (bulgara), della francese Organisation Révolutionnaire Anarchiste (ORA) e della Federación Anarquista Comunista d'Occitania (FACO), che praticano tutte la norma della responsabilità collettiva. Sotto l'influenza delle componenti più attive dell'IFA anche la FAI finisce per accettare in pratica il postulato organizzativo del «piattaformismo».  


VI È UN PIACERE NEI BOSCHI INESPLORATI - George Gordon Byron

Vi è un piacere nei boschi inesplorati

e un’estasi nelle spiagge deserte,

vi è una compagnia che nessuno può turbare

presso il mare profondo,

e una musica nel suo ruggito;

non amo meno l’uomo ma di più la natura

dopo questi colloqui dove fuggo

da quel che sono o prima sono stato

per confondermi con l’universo e lì sentire

ciò che mai posso esprimere

né del tutto celare.



L'autorità corrompe

L'autorità corrompe. Oserei dire che praticamente nessuno è sfuggito alla sua azione demoralizzante. Ecco perché mi sembra di formulare un assioma dicendo che l'esercizio dell'autorità è una delle forme più pericolose di sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo. Perché colui che compie la volontà di un altro è sfruttato da questo. Ora, in questo campo, l'uso è inseparabile dall'abuso. Non si sa dove finisce l'uno, dove comincia l'altro. Nella pratica quotidiana di una rivoluzione, l'autorità è la maggior parte delle volte l'arbitrio, e gli abusi, piccoli e grandi, diventano così numerosi che sarebbe puerile volerli considerare casi isolati. Ed è cosa spaventosa e penosa vedere come l'esercizio di un potere, anche se momentaneo, può trasformare il primo venuto in tiranno. La mania di comandare, di prescrivere, di decretare, di arrestare e di vessare, soprattutto quando conquista le masse incolte, è stata una delle più grandi cause di crudeltà e di errori della rivoluzione russa. Esperienza molto vecchia del resto. Si rilegga la storia della dittatura giacobina.


giovedì 12 giugno 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXII

1968 

I tempi del Maggio

27 giugno - Il "Literàrny Listy" (Cecoslovacchia) pubblica un appello «a operai, contadini, impiegati, artisti, scienziati, tecnici e a tutti», nota come la lettera delle «Duemila parole», redatta dallo scrittore Ludvik Vacua «su suggerimento di uomini di scienza». Essa riflette le speranze suscitate dalla rigogliosa ma prematura «primavera di Praga» iniziatasi il 5 gennaio 1968 quando fu destituito Antonin Novotny, vecchio stalinista, dalla carica di segretario del partito comunista cecoslovacco e al suo posto venne eletto Aleksandr Dubcek. Benché dichiari: «Non vogliamo certo determinare l'anarchia o uno stato di generale insicurezza», la lettera propone tutti gli istituti della democrazia di base: elezioni di comitati locali, libertà per tutte le forze politiche attive, comitati per la difesa della libertà di parola. La «primavera» sarà spenta il 21agosto dalle truppe del Patto di Varsavia. Repressioni di studenti avvengono in Polonia e Germania. 

31agosto -3 settembre - A Carrara, congresso internazionale delle Federazioni anarchiche. Sono presenti delegati francesi, spagnoli, svizzeri, tedeschi, giapponesi, messicani, bulgari e cubani in esilio; tra gli italiani, presenti i vecchi militanti Umberto Marzocchi, Mario Mantovani e Alfonso Failla. Il congresso è caratterizzato da una sorta di spaccatura tra «giovani» e «anziani». Numerosi contrasti suscita l'intervento polemico del «giovane» Daniel Cohn-Bendit che parla della recente esperienza del movimento studentesco francese e del Maggio, sostenuto dagli studenti italiani che analogamente a quanto successo in Francia si stanno organizzando e hanno già dato vita a forti contestazioni nelle Università. I più tradizionalisti tra gli «anziani» rimproverano al leader francese di essersi presentato come erede di Bakunin ma di avere tradito l'eredità anarchica, tra l'altro per aver accettato suggestioni situazionistiche e marxiste e per avere dichiarato nel momento culminante della lotta a Parigi: «Vogliamo la libertà di espressione all'interno dell'Università, ma la neghiamo ai filo-americani ». Lo stesso Cohn-Bendit riconosce l'intreccio delle sue esperienze formative: «Teniamo ad affermare che la  nostra  "audacia" e "realismo"  avevano tra l'altro a fondamento le tesi espresse sulla rivista "Socialisme ou Barbarie"  da Claude Lefort, da Pierre  Chaulieu e da Daniel  Mothé... Cohn-Bendit non è che lo pseudonimo collettivo di riviste estremiste come  questa...» (Introduzione a L'estremismo, rimedio alla malattia senile del comunismo, scritto dai Cohn- Bendit e pubblicato ad Amburgo nel  '68). 


I MIGHT BE LYING - Eddie and the Hot Rods

E così tu sei contenta della tua nuova posizione, 

vai dicendo ch'era proprio ciò che desideravi. 

Ti sei data uno stile di vita tutto nuovo: 

beh! cerca di restare soddisfatta 

almeno per un po'... 

Deve farti molto ridere 

vedermi in piedi colle mie scarpe di plastica, 

col mio viso contro il vetro della tua finestra: 

la mia fiducia in te scivola giù nella fogna... 

Mi chiedo perché tu abbia cambiato il tuo nome, 

credo che in realtà sei sempre la stessa. 

Quando t'incontro di tanto in tanto, 

quando ti dico che sto benissimo, 

sai, forse sto mentendo... 

Ti vedo aspettare tranquilla nella Hall, 

il tuo nuovo, dolce «Zietto» ti sta chiamando: 

ti  vuole far fare un giretto sulla spiaggia, 

e ti compra tutto quello che vuoi; 

aria condizionata, appartamento con veranda, 

telefoni di diamante e un cappellino alla moda... 

Ora possiedi quello che volevi a tutti i costi: 

foto di copertina sulle riviste femminili... 

Ti vedo mentre guidi la tua limousine 

coi vetri tinti di porpora, 

bene, tu forse non ricordi 

tutti i  tuoi amici di un tempo. 

Credo che è difficile per te renderti conto 

del fatto che non ci sarà mai un «Bentornata!» 

E allora tu continua a prendertela comoda 

mentre io continuerò con le mie sciocchezze... 

Mi chiedo perché tu abbia cambiato il tuo nome, 

credo che in realtà sei sempre la stessa. 

Quando t'incontro di tanto in tanto, 

quando ti dico che sto benissimo, 

sai, forse sto mentendo... 


La vita in società

La vita in società, permette agli animali più deboli, ai più deboli fra gli uccelli e i mammiferi, di resistere e di difendersi contro gli uccelli e gli animali da preda più terribili; rende possibile la longevità; consente alla specie di allevare i piccoli con il minor spreco di energie possibili e di mantenere più o meno costante il numero dei suoi membri nonostante un bassissimo tasso di natalità. Quindi, pur ammettendo che forza, rapidità, colori protettivi, astuzia e capacità di resistenza alla fame e al freddo, cioè le qualità indicate da Darwin e Wallace, sono altrettanti elementi a vantaggio dell'individuo o della specie in date circostanze, sosteniamo che in qualsiasi circostanza la socialità è il più grande vantaggio nella lotta per l'esistenza. Quelle specie che consapevolmente vi rinunciano sono destinate all'estinzione, mentre gli animali che meglio degli altri sanno vivere in società sono quelli che hanno maggior possibilità di sopravvivere e di evolversi, anche se sono inferiori agli altri in tutte le facoltà enumerate da Darwin e da Wallace, eccezion fatta per la facoltà intellettuale. 

giovedì 5 giugno 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXXI

1968 

I tempi del Maggio


28 maggio - Anche Mitterrand chiede al partito comunista d'intervenire. Il P.C. tramite la CGT annuncia una grande manifestazione per il 29. 

29 maggio - Riconciliazione Mendès-France-Mitterrand, che affretta la rottura tra Mendès-France e l'ala avanzata del movimento, del quale il PSU sempre più decisamente accetta e fa sue le tesi. Mercoledì 29 maggio è il giorno decisivo. E  arrivato il giorno in cui il  movimento è cosi esteso e in cui il governo è talmente paralizzato che il crollo del regime sembra soltanto questione di ore. La contestazione è dilagata in tutta la Francia. Il governo deve fare stampare in Belgio i suoi atti pubblici, perché in Francia non c'è più nessuno disposto a dargli credito. Mentre tre imponenti cortei stanno per attraversare Parigi chiedendo la testa di De Gaulle, il vecchio generale annulla la riunione del consiglio dei ministri che doveva svolgersi nella mattinata e parte all'improvviso per «destinazione ignota». In realtà lascia capire che va a Baden-Baden per parlare con i capi militari cui promette il perdono per i generali fascisti dell'OAS se gli daranno una mano. Con questa mossa De Gaulle intimidisce i comunisti, che fino al 27 godevano della sua fiducia. Tra il 27 e il 29 un vento di panico soffia negli ambienti governativi; ma De Gaulle con la sua mossa riprende l'iniziativa. Fa sapere ai capi della sinistra che attorno a Parigi si stanno ammassando truppe. Ma il P.C. ha già deciso: bisogna mettere la museruola alla rivoluzione. Tutta la crisi, che per i capi comunisti non ha sbocchi rivoluzionari o alternativi, deve risolversi con tangibili  aumenti salariali, in modo da poter annunciare una «grande vittoria operaia» e raccogliere una valanga di voti alle elezioni fissate per il giugno successivo. Cosi, le folle controllate dalla CGT  e dal P.C. gridano, dalle 3 alle 8 del pomeriggio, «Dimissioni di De Gaulle» e «governo popolare ». Sono presenti alcune migliaia di studenti, ma la maggior parte dei manifestanti di Charlety è assente. La giornata termina senza incidenti. L'UNEF, invitata dalla CGT alla manifestazione, aveva declinato l'invito, forse  per evitare tensioni e perdere il controllo delle masse studentesche, con la motivazione  ufficiale che la CGT non aveva ancora preso posizione contro l'espulsione di Daniel Cohn-Bendit (figlio di comunisti tedeschi) dalla Francia. Per solidarietà con L'UNEF anche  la CFDT (sindacati cristiani di sinistra) e la Federazione dell'istruzione nazionale non partecipano alla manifestazione che viene abbandonata cosi agli slogan del servizio d'ordine del partito comunista. Quest'ultimo e la CGT sono ora gli arbitri della situazione. Essi non hanno nessuna intenzione di spingere le masse contro l'Eliseo. La manifestazione è possente quanto al numero, pacifica quanto al comportamento, e inutile quanto ai risultati. Anche i militanti di base se ne rendono conto. Si comincia a dire: «Avevamo il potere a portata di mano e non l'abbiamo preso». In realtà la situazione non è cosi semplice. Al P.C. e alla CGT interessa soprattutto strappare miglioramenti salariali e normativi per parlare poi di «grande vittoria sindacale». E quanto accade. Le elezioni del 23 e 30 giugno successivi sanciranno la vittoria del gioco gollista, e premieranno in via subordinata e  adeguata la limitatezza dei calcoli comunisti. L'aumento dei prezzi eliminerà poi il beneficio dei miglioramenti salariali. 



IL SERPENTE E L’ARCOBALENO – Wes Craven

Dennis Allan è un giovane ricercatore scientifico americano: durante un viaggio in Amazzonia, assume da uno sciamano una droga che gli provoca terribili visioni e presagi di morte. Rientrato in patria, viene subito ingaggiato da un’azienda farmaceutica per una difficile missione: recarsi ad Haiti e scoprire la formula della cosiddetta “droga degli zombi”, una sostanza che gli scienziati sperano di poter utilizzare come anestesia. La società che finanzia la spedizione fornisce ad Allan la fotografia di un uomo morto anni prima ma visto di recente in un ospedale haitiano: tale foto è ritenuta una possibile prova dell’esistenza dei morti viventi, ed è proprio da questa persona che lo scienziato deve iniziare le proprie indagini, per scoprire il collegamento fra la droga e gli zombi. Ad Haiti incontra però un clima ostile, sia per la reticenza dei nativi riguardo la loro cultura, sia per la temutissima polizia militare del dittatore Duvalier, comandata dal crudele capitano Peytraud. La ricerca di Allan inizia dalla dottoressa Marielle Duchamp, direttrice della clinica dove è stato avvistato Cristophe, il presunto morto vivente della fotografia: la donna è legata alle superstizioni popolari e al culto del Voodoo, ma la sua mentalità aperta la induce ad aiutare lo scienziato. Scoprono così che Cristophe è stato trasformato in zombi dallo stregone Peytraud, attraverso la famigerata sostanza e un rito magico che gli consente di imprigionare la sua anima: così vengono eliminati coloro che osano opporsi alla dittatura. Oltre alla dottoressa, solo due bizzarri individui – Celine e Mozart – aiutano Dennis, che riesce a trovare la sostanza e la relativa formula ma viene catturato dalla polizia e rispedito negli Stati Uniti: la magia Voodoo lo raggiunge anche qui, e decide quindi di tornare ad Haiti per aiutare Marielle ed eliminare Peytraud. 
La storia è ambientata nel 1985 spiega la didascalia (escluso il prologo, che si svolge nel 1978): dunque il dittatore Duvalier a cui si fa riferimento è Jean-Claude Duvalier, figlio del famigerato “Papa Doc” François, che prese il potere alla morte del padre (1971) fino alla rivolta del 1986 che lo costrinse a lasciare il Paese – evento storico di cui troviamo traccia verso la fine del film. Duvalier instaurò un regime di terrore ricorrendo come il padre ai temutissimi “Tonton Macoutes”, la polizia militare i cui membri avevano la doppia valenza di poliziotti e stregoni, e di cui il personaggio di Peytraud è una perfetta espressione. Naturalmente Craven non ha la pretesa di mettere in scena una rigorosa descrizione storica, ma al contempo la situazione politica di Haiti si innalza al di sopra del semplice sfondo per diventare una componente fondamentale del film: il culto Voodoo e il terrore militare vanno di pari passo, e le camere di prigionia e tortura in cui riecheggiano le urla dei detenuti sono altrettanto inquietanti della dimensione magica, mettendo davanti agli occhi dello spettatore immagini molto crude. In una terra che è «all’80% cattolica e al 110% voodoo” e in cui anche le divinità delle due religioni coincidono e si confondono, il regista americano documenta la brutalità di un regime che proprio sulle credenze e i rituali religiosi fondava gran parte del suo potere e gli orrori di una polizia segreta che condanna alla «zombificazione» i dissidenti e gli oppositori. “The Serpent and the Rainbow” è liberamente tratto dal romanzo d’inchiesta omonimo scritto da Wade Davis, e Wes Craven immerge la sua Haiti in una penombra limacciosa color fango e tabacco e né legge gli ultimi giorni di Duvalier con una frenesia stilistica che ricorda da vicino il ritmo ossessivo di certi canti voodoo. Tamburi nella notte. Tam tam frenetici e monotoni. Fuochi e cimiteri. E poi allucinazioni, maledizioni, mutilazioni, torture. Più che un semplice ‘autore del terrore’, per quanto sovversivo e geniale, il Wes Craven del tempo sembrava infatti un etnologo partito alla caccia di incubi politici con cui provare a rovesciare alcuni luoghi comuni dell’immaginano vigente. Con la voglia di dimostrare che era il cinema della paura quello più capace di toccare le con tradizioni epocali del tempo e di assestare alcuni riuscitissimi manrovesci all’ottusità di quelli che avrebbero voluto illudere la gente di vivere nel migliore dei mondi possibili.



La necessità di una rivoluzione immensa

Si avverte la necessità di una rivoluzione immensa, implacabile, che venga non solo a sconvolgere il regime economico basato freddamente sullo sfruttamento, sulla speculazione e sulla frode, venga non solo a rovesciare la gerarchia politica basata sul dominio dei pochi, esercitato attraverso l'astuzia, l'intrigo e la menzogna, ma venga anche a smuovere la società nella sua vita intellettuale e morale, scuotere il torpore, rivoluzionare il costume, portare, fra le vili e meschine passioni del momento, il soffio vivificante delle nobili passioni, dei grandi slanci, delle generose dedizioni.



giovedì 29 maggio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LXXX

1968 

I tempi del Maggio

27 maggio - E PSU esperisce l'ultimo tentativo per conciliare vecchie e nuove scelte, il contropiano e i soviet, Mendès-France e Cohn-Bendit. I comitati popolari devono essere messi in grado di «rimettere in moto l'economia e la vita pubblica sostituendosi alle istituzioni ufficiali paralizzate e malsicure». I comunisti non apprezzano la formula del governo di transizione e sono ostili a Mendès-France presidente di una sinistra unita. De Gaulle punta su di loro per uscire dalla crisi. Ma egli teme che la loro moderazione possa saltare e che anche loro si spostino a sinistra, come i socialisti. Per questo dà ordine a Pompidou riunito in rue Grenelle con la CGT di fare concessioni paragonabili per importanza agli accordi Matignon del 1936. E quello che ci vuole per imbrigliare i comunisti: fare concessioni di carattere sindacale, in modo che i sindacalisti riformisti siano i primi a ricondurre gli operai in fabbrica senza perdere la fabbrica. Per questo le trattative iniziate il 25 in rue de Grenelle si concludono dopo 48 ore con un protocollo che comporta l'aumento garantito del 35 % di salario minimo inter-professionale, un aumento di tutti i salari del 7 % al primo giugno e del 10% al primo ottobre, il ricupero delle giornate di sciopero col versamento immediato di un anticipo del 50%, la promessa da parte del governo di riprendere appena possibile la discussione sulla previdenza sociale e di depositare un progetto di legge contenente una regolamentazione del diritto sindacale. Il protocollo è approvato la mattina del  27 alle 7,15. De Gaulle e il governo sono convinti che ora i delegati della CGT, che in pratica hanno condotto le discussioni, convinceranno gli scioperanti ad accettare il progetto di accordo. Grande è la loro sorpresa e l'irritazione quando, nel primo pomeriggio, apprendono che gli operai della Renault, della Citroen, della Sud Aviation, della Berliet, della Rhodiaceta, della SNECMA, e poco dopo quelli di tutte le fabbriche occupate, rifiutano  di riprendere il lavoro. Dunque i dirigenti comunisti della CGT hanno perso il controllo del movimento. Il 27 sera i foschi interrogativi che agitano la mente di De Gaulle e Pompidou sono aggravati dalla riuscita della manifestazione indetta allo stadio Charlety dall'UNEF. 50-60 mila persone partecipano alla manifestazione: studenti e insegnanti in maggioranza, ma anche una massa di circa 20 000 operai. La CGT viene criticata duramente. André Barjonet, che ha lasciato la CGT, dichiara allo Charlety: «La situazione in cui ci troviamo è veramente rivoluzionaria; oggi tutto è possibile». E presente, accanto agli oratori rivoluzionari, anche Mendès-France. Il partito comunista capisce che deve agire subito. 


I Situazionisti e l’alcool

Che l’alcol abbia avuto una qualche importanza per i situazionisti è fuori di dubbio; la loro predilezione per questa sostanza psicoattiva – e non altre – è fuori discussione. Delle foto giovanili di Debord e compagnia una buona parte lo ritraggono con il bicchiere in mano; le derive psicogeografiche erano abbondantemente veicolate dagli alcolici e contemplavano frequenti e ripetute visite di caffè e bistrò; Debord ha bevuto abbondantemente per tutta la vita.

Ben pochi, però, per non dire nessuno, ha mai analizzato le idee situazioniste guardandole attraverso il fondo di un bicchiere. Anche Debord lo notava lamentandosi per un unico caso in cui veniva tacciato di essere un ubriacone da un gruppo di “giovani drogati”: «D’altra parte sono un po’ sorpreso, io che ho dovuto leggere così spesso, al mio riguardo, le più stravaganti calunnie o critiche molto ingiuste, di costatare che circa trent’anni, e più, sono passati senza che mai un malcontento abbia denunciato la mia ubriachezza come un argomento, almeno implicito, contro le mie idee scandalose; con un’unica eccezione, peraltro tardiva, di uno scritto di alcuni giovani drogati in Inghilterra, che intorno al 1980 diceva che oramai ero abbruttito dall’alcol, e che pertanto avevo smesso di nuocere». 

Una sorpresa , quella di Debord, probabilmente dovuta alla lontananza e l’incomprensione dei ”giovani drogati” per qualità della sua ubriachezza: «Dapprima ho amato, come tutti, l’effetto di leggera ebbrezza, poi ben presto ho amato quel che è aldilà dell’ebbrezza violenta, quando si è superato questo stadio: una pace magnifica e terribile, il vero sapore del passaggio del tempo» e della sua valenza creativa: «Si capisce che (il bere) mi ha lasciato ben poco tempo per scrivere, ed è proprio quel che conviene: la scrittura deve restare rara, prima di trovare l’eccellenza bisogna aver bevuto a lungo». Quanto a lungo, per andare “al di la dell’ebrezza violenta… per gustare il vero sapore del passaggio del tempo”? Può darci qualche indicazione un annotazione dello stesso Guy Debord, sul retro di una busta, in cui ha scrupolosamente annotato tutto quanto ha bevuto il 9 maggio 1962 tra le 14 h e le 6 h dell’indomani mattina. Miscuglio permanente di vino (rosé), di birra e di alcol (Calvados, Cognac) per una somma finale di tre litri di vino, due litri di birra e sei bicchieri di alcol (cioè mezzo litro). Ossia 5,5 litri di alcol in sedici ore. Ossia come media costante, circa 33 cl di alcol per ora.


Anarchia e la questione sociale

Se dovessi rispondere alla domanda: "Che cos'è la schiavitù", potrei con una parola rispondere: "E' l'assassinio", e tutti capirebbero immediatamente cosa intendo dire ... E a quest'altra domanda, dunque "Che cos'è la proprietà?" perché non potrei rispondere ugualmente: "E' un furto", con la certezza di essere compreso? Quest'ultima affermazione non è. infatti, che la prima, appena trasformata. (P.J. Proudhon)

Ecco degli operai che si danno da fare per prosciugare questo pantano, a strapparne alberi e cespugli, per dirla in breve a ripulire il terreno; essi vengono così ad aumentarne il valore ... Questo valore che essi vi aggiungono è loro ripagato sotto forma di alimenti e di salario giornaliero, ma diventa così definitivamente proprietà del capitalista  (P.J. Proudhon)

Anarchia assenza di padrone, di sovrano, è questa la forma di governo alla quale ogni giorno più ci accostiamo (P.J. Proudhon)