Un drappello di sbandati si raggruppa intorno a Brancaleone da Norcia, uno spaccone in cerca di gloria militare e di facili avventure. Il minuscolo e sgangherato esercito si mette in marcia da Faleri, nei pressi di Viterbo. L'occasione propizia sembra presentarsi con l'arrivo di quattro ribaldi che propongono a Brancaleone di entrare in possesso di un feudo vicino a Crotone purché divida con loro i frutti dell'impresa. La compagnia si mette in viaggio per raggiungere le Puglie sperando che l'impresa frutti fama e quattrini. Ma il viaggio si rivela ben presto più difficile del previsto, pieno di tranelli e di sorprese. Scampato avventurosamente alla peste e alle voglie di una vedova insaziabile, Brancaleone segue dapprima Zenone, un bizzarro monaco diretto in Terrasanta, ma presto lo abbandona per salvare una giovane donna insidiata dai briganti, deciso a consegnarla intatta al promesso sposo. Anche questa impresa riesce solo in parte allo sciagurato drappello, che prosegue il viaggio come può, tra peripezie d'ogni genere. Brancaleone e i suoi si concedono una sosta presso la dissoluta famiglia bizantina di Teofilatto, dove il condottiero si sottrae a fatica alle voglie sadomasochiste della bella Teodora. L'armata giunge finalmente al castello di Crotone, dove l'aspettano i pirati saraceni, decisi a impalare per direttissima i malcapitati. Solo l'arrivo di un gruppo di pellegrini cristiani diretti in Terrasanta salva Brancaleone e i suoi uomini dalla morte. L'armata Brancaleone si configura come un'opera di sintesi, in cui gli umori canzonatori dei Soliti ignoti sembrano impastarsi con lo spirito antiretorico della Grande guerra.
Sia pure con maggiore libertà inventiva e con una più immediata scioltezza di racconto, il traliccio di fondo è ancora una volta quello offerto da un gruppo di sprovveduti chiamati a tentare un'impresa più grande di loro. Ma il motivo dei piccoli cialtroni votati al fallimento serve ora da pretesto per farsi beffe del Medioevo di maniera, che la tradizione romantica voleva pullulante di paladini e di donzelle, di castelli turriti e di mistici sospiri. Il Medioevo di cartapesta, che talvolta viene ancora ammannito nelle scuole come epoca di alti ideali, si capovolge qui in un'epoca di fanfaronate e di crudeltà avvolta nell'ignoranza, nella sporcizia, nella fame. Il film deve la sua particolare efficacia all'ironia beffarda e alla vena grottesca che, tra funebri rintocchi e foschi brillii, lo attraversano da cima a fondo e di cui il linguaggio maccheronico, felice amalgama di spropositi verbali e di ammiccamenti parodistici di svariata provenienza, è una delle componenti più irresistibili.
L’ironia di Mario Monicelli è volto alla decostruzione del Medioevo, soggetto sempre a un revisionismo che spesso nasconde la barbarie e l’ignoranza che ha contraddistinto sotto certi aspetti questo vasto periodo storico, e dell’eroismo rappresentato dai media e dai film kolossal hollywoodiani. L’armata Brancaleone, dunque, ha fatto scuola per le riflessioni profonde a livello culturale e cinematografico che ha saputo suscitare con l’ironia.
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