Staffette
Durante il periodo della lotta clandestina, condotta nella nostra città dalle forze antifasciste, vivo e attivo è stato l’apporto dato da alcune donne. Compagne vere di ogni azione e rischio. Esse sono state utilizzate principalmente per i necessari collegamenti tra gli organi direttivi e quelli periferici, sia durante il periodo preparatorio sia durante la lotta in città. Che alcune donne abbiano preso parte attiva per la cacciata può forse far fuggire sulla bocca di alcuni eroi dell’ultima ora che hanno valorosamente resistito per mesi rinchiusi nelle loro più segrete stanze, magari una frase ironica, se non imbecillemente sapida. Ma noi che abbiamo conosciuto che cosa volesse dire la cospirazione e l’azione che questo pericolo – pur conoscendolo – lo abbiamo affrontato, noi che non nelle nostre cantine, ma in campo aperto, abbiamo lottato e combattuto, noi tutti possiamo riconoscere appieno il loro sacrificio. Ragazze che alla vita casalinga e a balletti cicalecci hanno volontariamente anteposto lotta di rischio e di fatica; ragazze che magari, con il cuore in tumulto e il sorriso sulle labbra portavano le armi che avrebbero abbattuto i nazifascisti; ragazze che ritornando dal mercato avevano strane spese di pomodori che nascondevano gli ordigni più vari; ragazze che incuranti della stanchezza presente e delle fatiche successive mai hanno rifiutato un incarico, mai si sono rifiutate. Cosi sono state le nostre compagne.
Collaboratrici
Accanto al gruppo di donne che hanno combattuto assieme ai partigiani sta una più grande schiera di compagne che – non potendosi accingere a tale rischio quotidiano – ha pur tuttavia rappresentato un sicuro aiuto per l’organizzazione dei Partigiani. Il patriota decide, nel sicuro del suo cuore, di salire alla montagna e abbracciati babbo e mamma, fratelli e fidanzata si unisce ai partigiani. Ed è da questo momento che inizia il lavoro umile, paziente, faticoso, segreto delle donne per i figli, fidanzati e compagni. È un lavoro segreto nella sua organizzazione e perciò tanto difficile. Difficoltà nella ricerca dei materiali, difficoltà nella propaganda, difficoltà ancor più grandi nella raccolta e nell’invio. Gli occhi della spia sono attenti giorno e notte; una sola parola può perdere tutto, ma la volontà delle Compagne ha saputo comprimere il battito del cuore, ha saputo superare, mai trepidando, le varie situazioni e nell’assoluta certezza ha compiuto sempre il proprio dovere. Ogni punto al fazzoletto rosso, alla fondina per la rivoltella è stato seguito dallo sguardo dell’amore più puro, ogni parola scritta per essi è stata dettata dal profondo dell’animo, ogni momento della giornata è stato un ricordo e un augurio continuo per il partigiano. E quando, con il 4 agosto, i nostri più cari Compagni sono entrati a Firenze, il lavoro delle Compagne ha potuto finalmente svolgersi apertamente, quanto esse hanno potuto fare lo hanno fatto nulla hanno negato; dall’indumento scucito alla camicia che di tale indumento aveva solo più il nome, dai piedi doloranti a tutte le altre necessità, per tutto hanno dato, spontaneamente, con il cuore, con gioia, con gli occhi brillanti di amore o amicizia. E l’abbraccio del partigiano è stato il premio più caro ai sacrifici e alle privazioni e per il partigiano caduto ogni donna ha eletto nel proprio cuore a figli e fidanzati imperituri tutti i Garibaldini di Firenze, della Toscana, dell’Italia intera.
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