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venerdì 2 marzo 2012

SPERIMENTIAMO ANCORA NELL’OSCURITA’


Sperimentiamo ancora nell’oscurità. L’arma più potente che la società possiede è la sua capacità a di impedirci di scoprire le armi che noi possediamo già e le loro istruzioni per l’uso. Dobbiamo praticare un’ “analisi delle resistenze” sulla società stessa, interpretando soprattutto non il suo contenuto, ma le sue resistenze “all’interpretazione”. Ogni azione sovversiva è sperimentale, come il gesticolare di un bambino a moscacieca. È facendo la storia che si impara a comprenderla; è giocando contro il sistema che si scoprono le proprie debolezze, là dove reagisce. Si impara più precisamente come il sistema opera osservando come opera sui suoi più precisi nemici.
Il movimento rivoluzionario è un laboratorio che provvede ai suoi materiali. Tutte le alienazioni vi riappaiono in una forma concentrata. I suoi fallimenti sono altrettanti filoni che celano i minerali più preziosi. Il suo principale compito è sempre quello di esporre la sua miseria, che sarà continuamente presente, sia nella forma di semplici ricadute nella miseria dominante del vecchio mondo che combatte, sia in quella delle nuove miserie create dai suoi stessi successi. Questo sarà sempre il “presupposto di ogni critica”. Quando il dialogo si sarà armato, potremo tentare le nostre possibilità sul terreno del positivo. Fino a quel momento, il successo di un gruppo rivoluzionario è triviale o pericoloso. Seguendo in ciò la produzione mercantile, dobbiamo apprendere a forgiare organizzazioni di cui sia prevista “l’obsolescenza”. La rivoluzione perde tutte le sue battaglie, eccetto l’ultima. Il nostro scopo deve essere di fallire chiaramente, ogni volta, a molte e molte riprese. Tutto ciò che è frammentario ha il suo posto di riposo, il suo posto nello spettacolo.
Bisogna essere crudeli con il nostro passato e con tutti coloro che vorrebbero trattenerci.

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