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giovedì 6 febbraio 2014

I GUERRIERI DELLA NOTTE di Walter Hill

“Guerrieri, giochiamo a fare la guerra?”
I Riffs, la gang più grande di New York, organizza un raduno con tutte le bande della città. Durante il raduno qualcuno, tra la folla, spara e uccide Cyrus, il capo dei Riffs. Subito dopo l’omicidio si sparge la voce che l’assassino è un componente della banda dei Guerrieri, una gang che si distingue per i corpetti in pelle senza maniche. Tutte le altre gang decidono di vendicare la morte di Cyrus ed iniziano ad inseguire i Guerrieri. Da quel momento il loro destino sarà segnato, non ci sarà più via di scampo per loro. Dopo una fuga che durerà tutta la notte, all’alba, lungo la spiaggia di Coney Island, verrà scoperta finalmente la verità sull’omicidio.
Film di culto dell’inizio degli anni ’80 e basato sulla novella The Warriors di Sol Yurick che è, a sua volta, la metafora dell’opera storiografica greca Anabasi di Senofonte (Cyrus, il nome del capo della gang dei Riffs, è ispirato proprio alla storia di Senofonte, anche se il termine greco “anàbasi” significa letteralmente “viaggio dalla costa verso l’entroterra”, mentre quello dei nostri è effettivamente dall’entroterra, il Bronx alla costa, la spiaggia di Coney Island). 
I Guerrieri di Walter Hill sono ragazzi adolescenti, senza alcun riferimento se non a loro stessi e soprattutto al senso di appartenenza ad un gruppo, la gang come famiglia.  
È estremamente radicata questa tendenza che non accettano minimamente di togliersi e consegnare i loro giubbotti in finta pelle quando passano nel territorio della banda da quattro soldi degli Orfani. Questo aspetto non viene mai messo in discussione. Sono ragazzi soli e sbandati che hanno trovato nella loro unità interna un forte simbolo di protezione, di difesa e anche di attacco verso il mondo adulto che nel film di Hill è personificato nella repressione della polizia.
Il mondo adulto è il principale nemico, sia la polizia o la criminalità organizzata che Cyrus vorrebbe abbattere e che probabilmente, anche se Hill non lo esplicita mai, né rilascia indizi in tale senso, è il vero mandante della sua morte. Le figure genitoriali sono praticamente assenti per tutto il film.
La gente comune semplicemente non esiste, come in una sorta di autoesclusione che rende la vita notturna di questi luoghi a dei campi di battaglia dove la legge dell'uomo non arriva, ma funziona la legge non scritta della Strada che nelle grandi metropoli funge in egual misura come alle leggi della Natura nella giungla.
Sin da subito il regista ci vuole far capire in che stato e in quale degrado vivevano i giovani americani negli anni ’70. Ragazzi di estrazione popolare, abbandonati a sé stessi e senza un obiettivo preciso nella vita, che trovavano il modo per sconfiggere la noia e l'emarginazione facendo atti di delinquenza e nel cercare di prevalere verso le altre bande con la violenza. 
Cultura del sotterraneo, questo straordinario film ti fa immergere dentro la subcultura della vita notturna nelle metropoli, dove i diseredati, i delinquenti, i senza futuro, riescono ad organizzarsi secondo una struttura gerarchica ben definita, disciplinando i propri comportamenti e trasferendo le forme di rivalità, onnipresenti tra gli esseri umani, verso i poteri più forti. 
Le varie tappe del tormentato ritorno dei Warriors sono scandite dalla D.J. di una radio cittadina. Fornisce aggiornamenti ed indicazioni in codice a tutte le bande della città perennemente sintonizzate sulle sue onde. Le canzoni sono anche e soprattutto dei messaggi in codice per poter localizzare i Warriors, oltre a determinare ritmi e pause.





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