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giovedì 13 febbraio 2014

Il crack delle borse e la fine del denaro


I media e le istanze ufficiali ci stanno preparando: molto presto si scatenerà una nuova crisi finanziaria mondiale e sarà peggiore che nel 2008. Si parla apertamente di catastrofi e disastri. Ma che cosa accadrà dopo? Come saranno le nostre vite dopo un crollo su vasta scala delle banche e delle finanze pubbliche? Attualmente tutte le finanze europee e nord-americane rischiano di sprofondare insieme senza alcun salvatore possibile.
In quale momento il crack delle borse non sarà più una notizia appresa dai media, ma un evento di cui ci si accorgerà uscendo per strada? Risposta: quando il denaro perderà la sua funzione abituale. Sia rarefacendosi (deflazione), sia circolando in quantità enormi ma svalutate (inflazione). In entrambi i casi, la circolazione delle merci e dei servizi rallenterà fino a potersi arrestare totalmente: i loro possessori non troveranno più chi potrà pagarli in denaro, in denaro valido che gli permetta, a sua volta, di acquistare altre merci e servizi. Essi terranno quindi per sé quei servizi e quelle merci. Ci saranno magazzini pieni, ma senza clienti; fabbriche in grado di funzionare perfettamente, ma senza nessuno che ci lavori; scuole in cui i professori non si presenteranno più, perchè privi di salario da mesi. Allora ci si renderà conto di una verità che era talmente evidente da non essere più vista: non esiste alcuna crisi nella stessa produzione. La produttività aumenta continuamente in tutti i settori.
 Quello che non funziona più è l'interfaccia che si pone fra gli uomini e ciò che producono: il denaro. Nella modernità, il denaro è diventato il mediatore universale. La crisi ci mette di fronte al paradosso fondativo della società capitalista: in questa ultima la produzione di beni e servizi non è un fine, ma soltanto un mezzo. Il solo fine è la moltiplicazione del denaro, è investire un euro per riscuoterne due. E quando questo meccanismo va in panne, è l'intera produzione reale che soffre e che può anche bloccarsi completamente.
Questa rinuncia forzata al denaro è sempre stata la sorte del povero. Ma ora, situazione inedita, questa sorte potrebbe toccare all'intera società, o quasi. L'ultima parola del mercato è allora di lasciarci morire di fame in mezzo ad alimenti stipati ovunque e che marciscono, ma che nessuno deve toccare.


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