In quale momento il crack delle borse non sarà più una notizia appresa dai media, ma un evento di cui ci si accorgerà uscendo per strada? Risposta: quando il denaro perderà la sua funzione abituale. Sia rarefacendosi (deflazione), sia circolando in quantità enormi ma svalutate (inflazione). In entrambi i casi, la circolazione delle merci e dei servizi rallenterà fino a potersi arrestare totalmente: i loro possessori non troveranno più chi potrà pagarli in denaro, in denaro valido che gli permetta, a sua volta, di acquistare altre merci e servizi. Essi terranno quindi per sé quei servizi e quelle merci. Ci saranno magazzini pieni, ma senza clienti; fabbriche in grado di funzionare perfettamente, ma senza nessuno che ci lavori; scuole in cui i professori non si presenteranno più, perchè privi di salario da mesi. Allora ci si renderà conto di una verità che era talmente evidente da non essere più vista: non esiste alcuna crisi nella stessa produzione. La produttività aumenta continuamente in tutti i settori.
Quello che non funziona più è l'interfaccia che si pone fra gli uomini e ciò che producono: il denaro. Nella modernità, il denaro è diventato il mediatore universale. La crisi ci mette di fronte al paradosso fondativo della società capitalista: in questa ultima la produzione di beni e servizi non è un fine, ma soltanto un mezzo. Il solo fine è la moltiplicazione del denaro, è investire un euro per riscuoterne due. E quando questo meccanismo va in panne, è l'intera produzione reale che soffre e che può anche bloccarsi completamente.
Questa rinuncia forzata al denaro è sempre stata la sorte del povero. Ma ora, situazione inedita, questa sorte potrebbe toccare all'intera società, o quasi. L'ultima parola del mercato è allora di lasciarci morire di fame in mezzo ad alimenti stipati ovunque e che marciscono, ma che nessuno deve toccare.
Nessun commento:
Posta un commento