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giovedì 14 luglio 2016

L'anarchia di Noan Chomsky

L'anarchia mi ha attratto fin da quando ero un giovane adolescente, da quando ho cominciato a riflettere sulle cose del mondo, e da allora non ci sono state ragioni che mi abbiano portato a rivedere le mie posizioni. Sono convinto che abbia un senso cercare, identificare, e combattere le strutture autoritarie, gerarchiche, quelle che dominano tutti gli aspetti della vita. Non hanno la minima giustificazione, sono illegittime: l'unico modo per raggiungere la libertà umana è quello di distruggerle. Mi riferisco al potere politico, alla proprietà, al dirigismo, alle relazioni tra uomini e donne, tra padri e figli, al controllo che viene esercitato sul destino delle generazioni future (l'imperativo morale che è alla base del movimento ambientalista, per esempio) ed a molto altro ancora.
Naturalmente, questo significa una sfida alla coercizione e al controllo delle grandi istituzioni: lo stato, le inesplicabili tirannie  private che controllano la maggior parte dell' economia nazionale ed internazionale. Ma non solo questo. Quel che ho sempre considerato l'essenza della anarchia è la convinzione che si deve porre alla autorità una prova di assunzione di responsabilità, e che questa  (l'autorità) deve essere combattuta e distrutta se non è in grado di provare la giustezza di questa assunzione di responsabilità. A volte questo è possibile. Se passeggio con i miei nipoti e loro si mettono a correre per una strada trafficata, non solo userò l'autorità ma anche la repressione fisica pur di fermarli. La giustezza dell'atto dovrebbe essere verificata, e questo si può fare rapidamente. Ma ci sono altri casi così: la vita è una questione complessa, comprendiamo assai poco degli esseri umani e della società, e le grandi dichiarazioni sono generalmente più una fonte di danno che di beneficio. Sono convinto che la prospettiva posta dalle idee anarchiche sia valida e possa condurci molto lontano.

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