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giovedì 3 novembre 2016

ELEPHANT di Gus Van Sant

Il 20 aprile 1999 due studenti, armati con mitra, fucili e bombe a mano,entrarono nel liceo di Columbine a Littleton Colorado. Fu una strage Dodici studenti e un professore uccisi, decine di studenti e professori feriti. Questa è l’incredibile cronaca minuto per minuto di quel massacro. 
La narrazione si svolge nell'arco di una sola giornata, come tante altre nella più assoluta normalità passata all’interno di un ambiente scolastico, comprensiva di dialoghi tra ragazzi, tra studenti e professori, partecipazioni a lezioni, e così via. La trama percorre gli eventi della giornata da soggettive differenti: John è la "guida" che percorrendo la scuola ci mostra la vita scolastica e gli studenti; Michelle, studentessa timida ed emarginata si occupa dell'organizzazione della biblioteca; Brittany, Nicole e Jordan sono tre ragazze ossessionate dal proprio corpo e dall'apparire; Elias è un ragazzo solitario e sognatore amante della fotografia; Eric e Alex, due ragazzi con la passione per le armi.
E' un mondo di individui-nomadi, capaci di scambiarsi messaggi ma sostanzialmente isolati tra loro. Il massimo della relazione possibile è il rapporto amicale morboso, cementato dalla patologia psichica: l'anoressia o la follia omicida. Scopriamo come le vite siano intrecciate, spesso inconsapevolmente. Come le vite di ognuno siano piene delle vite degli altri. La consapevolezza di essere calati nelle vite dei protagonisti è racchiusa nelle lunghe scene basate sui piani sequenza in cui seguiamo l'ordinario flusso di vita dei ragazzi impegnati in attività apparentemente insignificanti, dove sono liberi di girare, entrare e uscire, percorrerne i corridoi intessendo una fitta rete di rapporti amicali. I protagonisti, del resto, ci vengono presentati sempre intenti in attività che, pur rientrando tra le materie di studio, non appartengono alle classiche occupazioni scolastiche: sport, fotografia, un improbabile seminario sui diritti delle minoranze sessuali, attività sussidiarie che non hanno un risvolto concreto, un’applicazione pratica, piuttosto sembrano concepite per “riempire” un tempo sostanzialmente vuoto perché sottratto alla contingenza del quotidiano. Si parla fugacemente di un’interrogazione di matematica, ma l’unica situazione in cui ci vengono mostrati dei contenuti didattici in senso più o meno tradizionale è quella in cui Eric ed Alex, rimasti soli a casa di quest’ultimo, guardano alla televisione
un documentario sul nazismo.
La carneficina si consuma in un'atmosfera ovattata e silenziosa, per lo spettatore è un'esperienza irreale come per coloro che la vivono in prima persona, a cui non viene lasciato il tempo di capire e di stupirsi.
Opera straordinaria premiata col massimo riconoscimento alla cinquantaseiesima edizione del festival di Cannes. Il regista statunitense Gus Van Sant non spiega, ma illustra i fatti come sono accaduti, in una quotidianità il cui senso sfugge persino a chi la vive. Il titolo del film, come fa notare il regista stesso, si riferisce a un altro elefante rispetto a quello della parabola sulla rappresentazione, si tratta del famoso "elefante in sala da pranzo" che gli americani non si accorgono di avere, impegnati come sono a espandere e celebrare la propria cultura.
Il film è una chiara critica alla società americana, al  sistema, piuttosto che ai giovani stessi, che spesso sono portati ad isolarsi e a distaccarsi dalla vera realtà giocando ai videogame e costruendosi un’esistenza perfetta  in cui sono eroi per soppiantare quella reale .

1 commento:

  1. Un ottimo film capace di far percepire un'assenza di vita sin dalle prime battute. Sul tema mi sento di consigliarvi "Polytechnique" (2009) di Denis Villeneuve, dedicato ad un'altra strage, quella del Politecnico di Montreal, e da poco distribuito in Italia uscito finalmente in Italia. Un film che ho trovato ancor più potente ed incisivo rispetto a questo, capace di far respirare il senso di smarrimento (Se vi interessa ho scritto una recensione sul film: http://liperione.blogspot.it/2017/09/polytechnique-2009-di-denis-villeneuve.html)

    Ismāʿīl

    P.s. Mi scuso per aver lasciato un link al mio blog, ma per sintesi lo ho reputato opportuno.

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