L’articolo venne attaccato da un volantino di Gs (Gioventù studentesca) di don Luigi Giussani futuro fondatore di Comunione e Liberazione e gli autori dell’inchiesta furono denunciati da un gruppo di genitori e rinviati a giudizio dalla Procura della Repubblica con l’accusa di “oscenità a mezzo stampa e pubblicazione clandestina”
Il 16 marzo i tre giovani redattori vengono accompagnati in Questura e invitati dal giudice Pasquale Carcasio, secondo una legge di epoca fascista a spogliarsi e a sottoporsi a visita medica per «verificare la presenza di tare fisiche e psicologiche». I due ragazzi acconsentono, mentre Claudia Beltramo si oppone e pretende di vedere un avvocato. Lo scandalo culminerà con un processo per direttissima ai tre giovani, oltre alla denuncia al preside del liceo Daniele Mattalia e alla responsabile della tipografia Aurelia Terzaghi, per non aver esercitato il dovuto controllo sul giornale pubblicato nella scuola.
Al processo partecipano oltre 400 giornalisti di testate italiane e straniere, mentre nelle strade migliaia di studenti scendono in piazza in segno di protesta, per la prima volta dal dopoguerra. Difesi dagli avvocati Giacomo Delitala, Giandomenico Pisapia, Alberto Dall’Ora, i tre giovani verranno assolti il 2 aprile 1966, stabilendo così la libertà di trattare sui giornali temi scottanti come la sessualità, ma la scia di polemiche si protrarrà per molto tempo ancora. Dall’arringa dell’avvocato Delitalia: «Il pubblico ministero si è
accorto persino lui di aver tirato troppo la corda e di aver promosso uno scontro tra due Italie: quella vecchia, che non era meglio di quella di oggi e quella moderna. È un’azione quella dei ragazzi della Zanzara che induce noi adulti a meditare ed avrebbe dovuto indurre anche il pubblico a farlo per evitare che da questi fatti fosse fatto un processo. Ma forse sarà un bene, perché così tali problemi sono venuti a galla ed è un bene soprattutto per la collettività che se ne parli. Ma non è un bene per gli imputati, ai quali è stata inflitta un’esperienza che lascerà un segno nello sviluppo futuro, buono o cattivo che sia»
L’assoluzione piena non solo portò la serenità tra i banchi dell’istituto di via Goito, ma segnò indelebilmente il passo, fu il segno premonitore di un ’68 alle porte, che avrebbe spinto alla ribellione la gioventù di tutto il mondo. Erano anni di boom economico e di parziale benessere anche tra le classi sociali meno abiette, che aspiravano a mandare i figli a scuola perché migliorassero la loro condizione sociale.
L’inchiesta
La famiglia: Le ragazze milanesi rispetto ai genitori non accettano più «un atteggiamento di tipo autoritaristico, ma si chiede loro amicizia e una maggiore comprensione dei propri problemi». Una di loro dice: «Io posso accettare un consiglio da mio padre solo se è motivato e non perché dice che è il padre e basta!». Come si vede, una notevole consapevolezza della propria libertà.
L’educazione sessuale: È quella che manca a scuola, dicono le intervistate. «Non vogliamo più un controllo dello Stato e della società sui problemi del singolo e vogliamo che ognuno sia libero di fare ciò che vuole, a patto che ciò non leda la libertà altrui. Per cui assoluta libertà sessuale e modifica totale della mentalità». E per ottenere questo, dicono le ragazze, occorre l’educazione sessuale nelle scuole. Stesso concetto che sta alla base di chi, oggi, propone l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole (ma le varie proposte di legge sono rimaste lettera morta).
Il sesso, la società e il problema morale e religioso: Condanna senza mezzi termini dei film erotici, prudenza sul controllo delle nascite nel matrimonio e per quanto riguarda i rapporti prematrimoniali, qui, in effetti le ragazze si dividono. Ci sono quelle che «pongono dei limiti», altre invece che sostengono che «nell’amore nessuno dovrebbe agire secondo limiti e regole già prima codificati, ma solo secondo la propria coscienza e la propria volontà». Altre invece dicono che «all’uomo che si ama si può dare tutto ma solo nel matrimonio». Ma è il problema della verginità legata all’influenza della Chiesa che appassiona le giovani studentesse del Parini. Qualche risposta: «La religione in campo sessuale è portatrice di complessi di colpa», oppure, «Quando esiste l’amore non possono o non devono esistere limiti e freni religiosi» e ancora: «La posizione della Chiesa mi ha creato molti conflitti fin quando non me ne sono allontanata».
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