Fin dall'inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, Bookchin introduce ne dibattito della New Left un nuovo concetto, ritenuto fondamentale per un pensiero che si dichiara rivoluzionario: l'ecologia. Prima di questo momento l'ecologia era sub-disciplina della biologia, relativamente giovane, un pensiero che trovava il suo fondamento nello studio della vita sulla Terra. Per Bookchin è invece arrivato il tempo di riconoscere che l'ecologia ha delle fondamentali implicazioni rivoluzionarie, poiché è divenuto indispensabile occuparsi in modo relativamente nuovo del rapporto tra uomo e natura. E' sempre più evidente, infatti, l'impossibilità, di tutelare l'armonia tra uomo e ambiente senza creare una comunità umana capace di vivere in equilibrio costante con l'ambiente naturale. L'ecologia della libertà è l'opera più importante di un pensatore all'apice del suo ragionamento, un'opera che articola un progetto di società nuova partendo dalla nascita della vita, dal transito dall'inorganico all'organico, per giungere ai grandi orizzonti di una società ecologica. Per trovare un possibile rimedio al disastro ecologico contemporaneo è indispensabile individuare le origine della gerarchia e del dominio:
"Il fatto che la gerarchia in tutte le sue forme - dominio dell'anziano sul giovane, dell'uomo sulla donna, dell'uomo sull'uomo in forma di subordinazione di classe, di casta, di etnia o di una qualsiasi delle altre stratificazioni di status sociale - non sia stata identificata come un ambito di dominio assai più ampio del solo dominio di classe è stata una delle carenze cruciali del pensiero radicale. Nessuna liberazione sarà mai completa, nessun tentativo di creare una armonia tra gli esseri umani e tra l'umanità e la natura potrà avere mai successo, finché non saranno state sradicate tutte le gerarchie e non solo le classi, tutte le forme di dominio e non solo lo sfruttamento economico."
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