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giovedì 5 aprile 2018

Il ’68… Torino 7 marzo 1968, operai e studenti (capitolo XIV)

Il 1968 fu l’anno in cui il movimento degli studenti e quello operaio trovarono i punti d’incontro che permisero loro di diventare forza politica. I primi sintomi si vedono già negli scontri di piazza Statuto del luglio 1962, che rappresentano il primo vero scontro sociale del dopoguerra, la lotta per il rinnovo contrattuale che i lavoratori stavano sostenendo proprio in quell’anno e la semplice costatazione che Torino era stata ed era ancora in quel momento la città più operaia d’Italia. Va anche detto che negli anni che precedettero il ’68 la base di accesso all’istruzione si era allargata ed era diventata sempre più frequente soprattutto all’università, la figura dello studente lavoratore, proveniente da famiglie proletarie o di piccola borghesia impiegatizia, che dopo aver trascorso la giornata in fabbrica frequentava i corsi serali, nel frattempo organizzati proprio per questo genere di utente. Di sicuro questo fu determinante nel veicolare tra gli studenti le istanze provenienti dal mondo del lavoro.
Il 7 marzo 1968 per la prima volta le due forze agirono insieme in piazza.
Dopo lo sgombero del 1° marzo, complice il clima che nel frattempo si era venuto a creare sul piano nazionale, anche la contestazione degli studenti torinesi è costretta a fare i conti con autorità diverse da quella accademica. Allo sgombero segue infatti  l'emissione, da parte della procura torinese, dei primi mandati di cattura per alcuni dei principali leader studenteschi del movimento di Palazzo Campana.
I mandati di cattura sono 13 vengono emessi dalla Procura della Repubblica sabato 2 marzo: il primo viene eseguito nella stessa serata nei confronti di Federico Avanzini, 24 anni, studente di Giurisprudenza.
Gli altri 12 si rendono latitanti. Dalle indagini svolte dalle autorità sembra che la latitanza fosse stata decisa di comune accordo tra i ricercati. Nel corso della perquisizione eseguita nell’abitazione di una delle persone da arrestare, è stato rinvenuto un biglietto del seguente tenore: “C’è pericolo di parecchi arresti qui a Torino. Probabilmente 13 – non si sa ancora chi sono Dobbiamo sparire per qualche giorno per poter eventualmente decidere una linea di difesa comune prima di …. Se non sai dove andare, vai allo PSIUP, chiedendo di Rino Maina che ti spiegherà la situazione. Non ti do altre indicazioni perché è pericoloso. Arrivederci, Wilma.” Gli altri dodici (Luigi Bobbio, Guido Viale, Laura De Rossi, Vittorio Rieser, Gianguido Dragoni, Alberto Friedmann, Giuliano Mochi-Sismondi, Sergio Lenite, Luciano Bosio, Brunello Mantelli, Mirko Vaglio e Carlo Donat Cattin) si consegnano spontaneamente alle autorità in due turni. Sei si costituiscono sabato 16 marzo, sono: 
Bobbio Luigi, studente, Rieser Vittorio, assistente universitario, Viale Guido, studente, Dragoni Gianguido, studente, Friedmann Alberto, studente, Mochi-Sismondi Giuliano, studente. Gli altri sei lunedì 18.
A Torino gli studenti delle università in agitazione si ritrovano il 7 marzo alle 14 in un'assemblea al Politecnico, per poi partire in corteo. Dopo circa due ore davanti al Politecnico ci sono già più di cinquemila persone, studenti universitari di tutte le facoltà, studenti medi, ma anche lavoratori che hanno aderito allo sciopero sindacale. Piove, ma il corteo finalmente parte, le prime file sono composte completamente da studentesse universitarie: una volta raggiunto Corso Vittorio, e la struttura carceraria Le Nuove, i manifestanti si siedono a terra, e richiedono a gran voce la liberazione di Avanzini, studente arrestato alcuni giorni prima per l'occupazione dell'università. Il corteo prosegue poi per tutto il centro della città, fino a raggiungere Piazza Castello: gli studenti hanno intenzione di riprendere l'occupazione della sede universitaria di Palazzo Campana. Migliaia di persone superano correndo i mezzi delle forze dell'ordine e si dirigono verso Via Principe Amedeo.Qui scoppiano i primi scontri, i carabinieri a presidio della facoltà caricano gli studenti, che rispondono con un fitto lancio di uova, monete, bottigliette, e che poi fanno un rapido dietro front, per concentrarsi nuovamente in Piazza Castello. Il corteo si dirige verso la sede della testata giornalistica La Stampa in via Roma, per occuparla, ma continuano violentissime le cariche di carabinieri e polizia, decisi a disperdere il corteo: proseguono gli scontri con gli studenti, due vetrate della "Busiarda" (La Stampa)  sono divelte. La situazione in centro città si normalizzerà solo a serata inoltrata, quando tra le forze dell'ordine si cominceranno a contare i feriti: sedici tra le file della polizia, tra cui due vicequestori, e otto tra i carabinieri.



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