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giovedì 5 aprile 2018

IL BACIO DELLA DONNA-RAGNO di Hector Babenco

Ambientato in una prigione dell’America latina, in una capitale di lingua portoghese. Nella stessa cella sono chiusi l'omosessuale Molina, condannato per corruzione di minori, e il sovversivo Valentin. Mentre quest’ultimo è un militante che vuole mettere tutta la propria virilità al servizio della causa, Molina rivendica con dolcezza la propria diversità e l’incanto delle pene d’amore. L’uno si arrovella pensando ai compagni di lotta, l’altro evade dal carcere con la fantasia. Racconta la trama di vecchi film e d’uno in particolar modo, di passione e di morte, in cui una cantante francese durante la Resistenza s’invaghiva d’un cupo nazista e finiva uccisa. Dopo un iniziale disprezzo verso il compagno di cella, Valentin inizia ad apprezzarlo, cede il passo alla simpatia: guidato sulle vie dell’assurdo, confessa che anch’egli tradì la propria coerenza politica amando perdutamente una donna borghese, dichiara di non voler essere un martire, e comincia a comprendere quanto calore umano, quanta pietà e gentilezza d’animo possa nutrire quell’infelice effeminato. Egli non sa, che per anticipare la propria liberazione Molina ha promesso al direttore del carcere di strappare al compagno di cella i nomi dei complici.
E infatti Molina sfiora la soglia della delazione. Se non la oltrepassa è perché si è innamorato di Valentin, che gli ha ceduto, e come Valentin si è ricreduto sul conto dell’amico, ha sua volta ha acquistato la virile concezione della vita propria dell’altro. Sicché, uscito di prigione, trova il coraggio di contattare i rivoluzionari, e muore ucciso mentre Valentin torturato in galera, con l’aiuto della morfina fugge nell’isola di sogno in cui si svolgeva uno dei film raccontati dall’amico, abitata da una mitica donna-ragno.  
Esilarante e tragicomico l’aspro confronto tra un omosessuale che insegna ad un etero quanto siano importanti nella vita la fantasia e l’immaginazione. Noi creiamo noi stessi così come creiamo il mondo che ci circonda. Se rifiutiamo il mondo interiore tutto diventa un inferno.
I due protagonisti sono detentori e al contempo depositari di due verità essenziali che albergano nel cuore dell’ uomo, l’una è il bisogno dell’immaginazione per migliorare la qualità della vita e viene rappresentata da Molina, l’ altra è la necessità di scontrarsi con il mondo e con le sue brutture per cambiare la medesima e viene rappresentata da Valentin.
Due verità che non si escludono a vicenda e che forse indicano allo spettatore, seppur sotto un ottica drammatica, il bisogno di sondarle entrambi.         
Il regista Babenco, nei 120 minuti della durata del film, riesce ad unire una serie di suggestioni che portano lo spettatore a viaggiare su piani paralleli: il mondo reale e crudo del carcere, il mondo fittizio costituito dalle scene del film di propaganda nazista che Luis Molina racconta a Valentin Arregui, il mondo onirico rappresentato dalla fantomatica storia della donna-ragno e dal finale enigmatico, una sotto-trama spy necessaria alla narrazione ma soprattutto una costruzione dei personaggi eccellente, sopraffine e poetica.
Hector Babenco ha voluto rappresentare un affresco di diversità e minoranze, dove il dissidente politico e l’omosessuale rappresentano qualsiasi minoranza ostacolata, osteggiata, messa alla prova, condotta al compromesso o alla tentazione, posta davanti alla via più semplice per ottenere una sorta di lasciapassare per il mondo dei “normali”, quel mondo fatto di etichette che questo film tenta di scardinare.

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