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giovedì 20 agosto 2020

Alle origini dell'anarchia parte terza




 1753 
Diderot pubblica De l'interprétation de la nature, in cui si esprime la polemica contro la civilizzazione dell'uomo che ha prodotto soltanto infelicità e schiavitù: “Diffidate da colui che vuole mettere ordine” è l'ammonimento libertario lanciato da Diderot in Supplément    au voyage de Bougainville (1772): il “selvaggio” si corrompe nello “stato civile”. 
1754 
Esce a Parigi il Discours sur l’origine de l’inégalité parmi les hommes del ginevrino Jean Jacques Rousseau, testo fondamentale della critica della società come fonte di corruzione dell'uomo perché sostituisce all'uguaglianza primitiva un ordine sociale fondato sulla disuguaglianza, l'oppressione e l'infelicità. Rousseau, il quale successivamente preconizzerà certe forme del moderno stato ascetico-borghese che si esprimerà in Robespierre, afferma ora che “La società e le leggi... hanno fornito nuovi impedimenti al debole e nuove  forze al ricco, distruggendo senza possibilità di ritorno la libertà naturale, fissando per sempre la legge della proprietà e della disuguaglianza, trasformando un'abile usurpazione in un diritto irrevocabile, e sottomettendo ormai tutto il genere umano, per il profitto di qualche ambizioso, al lavoro, alla servita e alla miseria”.
1783 
Comincia la fase della maturità politica e artistica del londinese William Blake (1757-1827). L'Apocalisse spira nelle pagine del grande poeta della visionarietà industriale. William Blake è una figura che ci conduce direttamente nell'ambiente intellettuale frequentato da Mary Wollstonecraft quando ancora non aveva sposato il “fondatore” dell'anarchismo: William Godwin. È un ambiente in cui l'industrialismo inglese non trova ancora forme espressive inedite, ma appare intriso di oscure reminiscenze cabalistiche. Il mistero antico e quello moderno concorrono a rendere cupamente fascinoso il profetico grido d'allarme: 

Io vago per ogni strada sozza / Lungo la corrente del Tamigi sozzo / E su ogni volto umano scorgo / Segni di debolezza, segni di disgrazia. 
La  fabbrica  non ha ancora invaso la città ma già il poeta intuisce che la bellezza sarà travolta dall'avanzata delle macchine. La religiosità di Blake è un cristianesimo sui generis.  Il Système de la Nature di Diderot (autore che influenza profondamente tutto il primo pensiero anarchico) proclama il diritto dell'individuo alla felicità; gli enciclopedisti francesi conducono alle estreme conseguenze logiche il materialismo, in lotta con la morale e la religione intese come vincoli tradizionali, complesso precettistico di carattere coercitivo. William  Blake va oltre e nel Marriage of Heaven and Hell (Matrimonio del Cielo e dell'Inferno) annuncia la formula rivoluzionaria: “II Bene è l'elemento passivo che obbedisce alla ragione. Il Male è l'elemento attivo che scaturisce dall'energia.. In quest'opera, che è del 1790, risuonano accenti nichilistici che fanno pensare a un marchese De Sade. Il romantico Blake è fortemente impressionato dalle rivoluzioni americana e francese; egli diventa amico di Tom Paine, l'autore di Common Sense, e al tempo stesso sostiene di avere colloqui coi profeti e coi santi. Ma in lui il fervore visionario si sposa a un temperamento violento anche nell'aspetto fisico (basso di statura, spalle quadrate, testa imperiosa) da rivoluzionario francese. Odiatore dei re e delle leggi, afferma modernamente: “Io non conosco altro cristianesimo e altro Vangelo che la libertà corporale e spirituale di esercitare le divine arti dell'Immaginazione”. Immaginazione ma anche drammatica denuncia del caos, della disumanizzazione e della frantumazione che riceverà consacrazione scientifica nell'organizzazione tayloristica del lavoro:  “Ruota senza ruota per sconcertare la gioventù, per legare a fatiche di giorno e di notte le folle in eterno, che limino e puliscano rame e ferro ora dopo ora, laboriosa opera di chi ignora l'uso, e deve spendere i giorni di saggezza in miseria contristata, per ottenere uno scarso pasto, per scorgere una minima parte credendola il tutto”. (Quattro Zoas, 1795-1804). 
In quegli stessi anni avviene un'espropriazione che in Inghilterra assume connotati drammatici. Una doppia espropriazione, anzi: da una parte i piccoli proprietari di terre vengono spossessati dai latifondisti; dall'altra gli ex artigiani sono espropriati delle loro capacita tecniche dall'adozione delle macchine. La rivoluzione industriale, che trionferà nel continente soltanto col secolo diciannovesimo, avviene diversi decenni prima in un'Inghilterra favorita dalle conquiste scientifiche. Nel 1769 si ha la prima applicazione tecnica del vapore. Le nuove scoperte forniscono all'industria nascente gli strumenti adatti all'espansione produttiva. Decade la bottega artigiana che si fondava sull'individualità e sulla non-intercambiabilità della figura del lavoratore, e s'afferma la fabbrica, la nuova cattedrale della lavorazione meccanizzata. 

                             

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