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giovedì 7 ottobre 2021

IL MANGIAGUARDIE – Claude Faraldo

Operaio verniciatore della squadra esterna presso la ditta "Gentil", Themroc rimane un giorno sconvolto da assurde discussioni sindacali seguite dagli immotivati rimproveri e castighi da parte di un superiore per aver pizzicato una tresca tra direttore e segretaria.. Semi-impazzito, il protagonista torna al modestissimo appartamento nel quale vive con la madre e la sorella e vi inizia una rivolta radicale: abbattendo un muro esterno, trasforma l'abitazione in una specie di grotta trogloditica e panoramica sul cortile; diviene l'amante della sorella, una ragazzetta minorenne, e poi della dirimpettaia; si esprime a grugniti. Un poco alla volta il suo comportamento diviene contagioso e, per conseguenza, intervengono gendarmi, poliziotti e soldati: ma Themroc li ridicolizza; ne cattura due; insieme ad altri li arrostisce e li mangia. L’intero sistema si sgretola sotto i colpi di un neo-primitivismo, che a poco a poco coinvolge tutta la città dalla quale di notte si alzano urla belluine. Cinema anarchico e gioiosamente corrosivo, Il mangiaguardie di Claude Faraldo si rivela per una visione inconsueta che ci parla di idee di cinema lontane e perdute. 

Sotto la furia gioiosamente distruttiva de Il mangiaguardie ci finisce tutto il sistema occidentale, ivi comprese le sue consolidate istituzioni. Finisce a pezzi lo stesso linguaggio umano, rifiutato e riconfigurato secondo espressioni preverbali. Per buona parte Il mangiaguardie non prevede dialoghi, e laddove i personaggi ricorrono alla comunicazione, si affidano a grugniti e parole inventate. Una ribellione a raggio totale che si abbatte contro tutti i tabù di un universo morale, contro tutto ciò che fa parte di un meccanismo a ingranaggi in cui tutto si integra con tutto, e la cui unica vittima risulta l’uomo omologato. Un vero e proprio ritorno alla pre-cultura, dove sono accolti il cannibalismo, l’incesto, la pre-lingua, il concetto di orda. Gli echi sonanti del nuovo linguaggio libertario abbracciano una realtà totalizzante e cosmopolitica e le nuove regole, sono presto indette: re(pro)gredire alla più totale indipendenza, liberarsi da un potere coattivo e sovvertirne le regole limitanti dei diritti o dell'espressione personale. II film di Faraldo rappresenta uno dei casi più anarchici e originali di rivolta contro le istituzioni politiche imposte; sfonda con la devastante forza di un macigno la cupola della società capitalista/perbenista e ne abbatte le regole; la morale; il linguaggio. La primaria originalità del film, sta infatti nel suo inscenarsi mediante una decostruzione linguistica dove la parola è soppiantata da borbottii sordi e incomprensibili, vocaboli soffocati da un gutturalismo primigenio, per tutto il film, non esiste un dialogo di senso compiuto. Il mangiaguardie si delinea realmente come una visione inconsueta, che ci parla di tempi lontani e idee lontane. Un’idea di cinema coraggioso, che non si auto-argina, che va allo scontro con le regole dell’industria. Non le teme, le sfida senza preoccuparsi di vincere o perdere. Qualcosa di decisamente inconcepibile (tranne rare eccezioni) per il cinema di oggi.





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