Translate

giovedì 13 gennaio 2022

Millieux libres – parte prima

Alcuni anarchici non vogliono lasciarsi deprimere dalle condizioni oggettive, non vogliono attendere che le masse siano pronte alla trasformazione libertaria e non vogliono aspettare un domani per vivere in un mondo di eguali. A partire da fine Ottocento, individui con queste volontà si rimboccano le maniche per mettere in pratica, nel vissuto quotidiano, le loro aspirazioni. L’implementazione di uno stile di vita anarchico e naturista prende la forma dei milieux libres, letteralmente “ambienti liberi”. Ne nascono una quindicina solo in Francia (e altri in Belgio, Francia, Gran Bretagna), caratterizzati da un radicale rifiuto di una vita dedicata al binomio lavoro-consumo e fondati su varie forme di collettivismo libertario. Nel periodo della Belle époque francese la costruzione di una mobilitazione libertaria centrata sullo stile di vita sorge da constatazioni che hanno una loro attualità. I partecipanti ai milieux libres constatano il fallimento dei tentativi avanguardisti armati: la distruzione dello Stato e l’instaurazione della società libertaria appare lontana, allora come ora, nonostante i proclami di imminenti trasformazioni rivoluzionarie. Sono scontenti della dimensione esclusivamente teorica e intellettuale di una parte consistente del mondo anarchico che ritiene inevitabile la dissociazione tra i nobili principi enunciati e un vissuto quotidiano segnato dallo sfruttamento e dalla gerarchia. Non hanno, inoltre, particolare fiducia nella mobilitazione della classe operaia e sono, quindi, pessimisti sull’imminenza di un riscatto guidato dal sindacalismo. Di conseguenza, gli sforzi di anarchici con convinzioni variegate, da individualisti a comunisti libertari, si concentrano sulla costruzione di spazi di vita comunitari e autonomi finalizzati a una emancipazione collettiva. André Lorulot riassume la volontà che li anima: “Vogliamo vivere, non un domani ipotetico, ma una realtà liberata e potente. L’uomo
libero deve cercare di adoperarsi, per quanto gli è possibile, a rendere i suoi atti conformi alla teoria enunciata”. Gli fa eco l’affermazione utopica di Fortuné Henry: “Sono venuto qui, in questo angolo perduto della foresta, per creare la cellula iniziale dell’umanità futura”. Tra fine Ottocento e inizio Novecento, appoggiati dalla Société Instituée pour la Création et le Développement d’un Milieu Libre en France. che conta centinaia di aderenti, si creano una quindicina di luoghi “fuori norma”, chiamati “Commune anarchiste”, “Colonie libre de solidarité fraternelle”, “Essai” (Prova), “Phalanstère” (Falansterio) e, appunto, “Milieu libre” (Ambiente libero). Sebbene vengano tentate con un certo successo esperienze urbane, le colonie più note sono fondate in zone rurali: Montreuil (1892-1893), Vaux (1902-1907), Aiglemont (1903-1908), Ciorfoli (1906), La Rize (1907), Saint-Germain-en-Laye (1906-1908), Bascon (1911-1957), La Pie (1913-1914), La Ruche (1904-1917), Choisy-le-Roi (1912). Si tratta, invariabilmente, di luoghi in cui viene sperimentata una vita in comunità, in genere tra le cinque e le venti persone, coniugata, in diverse di queste esperienze, a cooperative operaie, scuole libertarie, giornali militanti. I comunardi si raggruppano in base alle loro affinità, e quindi le singole esperienze potevano privilegiare una dieta vegetariana, la diffusione della pedagogia e della propaganda libertarie, ovvero la pratica del nudismo o del libero amore, sebbene la maggior parte delle colonie combinavano queste prassi caratterizzanti. I milieux libres danno vita a un vivace dibattito sulla stampa anarchica francese dell’epoca (“Le Libertaire”, “L’En-dehors”, “L’Anarchie”, “L’Ere nouvelle”, “La Nouvelle humanité”, “L’Ordre Naturel”, “La Vie naturelle”). I giornali libertari diffondono appelli e sottoscrizioni, ma anche prese di distanza, critiche e anatemi. Noti anarchici, tra cui Kropotkin, pensano che queste colonie comuniste allontanano i migliori elementi dalla pratica rivoluzionaria, accettando di fatto l’esistente e indebolendo una trasformazione generale in senso anarchico. Sui giornali si trova anche traccia di aspre polemiche tra comunardi che si erano trovati in disaccordo nella gestione della vita comunitaria. Gli ambienti liberati vengono, inoltre, accusati di essere fugaci e di non lasciare traccia; ne vengono sottolineate ambiguità e contraddizioni. 






le. 

 

Nessun commento:

Posta un commento