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giovedì 20 gennaio 2022

Millieux libres – parte seconda

Le comuni si trovano in un ambiente ostile in cui agli attacchi feroci da parte di vicini, politici (anche socialisti), giornalisti si aggiungono le difficoltà incontrate per raggiungere l’autosufficienza. Per sopravvivere alcuni comunardi si trovano costretti ad accettare lavori salariati, ma più spesso lavorano in attività cooperative che gestiscono attività in proprio (calzoleria, allevamento, maglieria, falegnameria, sartoria) per la comunità e per i simpatizzanti. Si cerca, per quanto possibile, un’autosussistenza che significa autonomia dal mondo industriale e dall’incipiente consumismo. Il principio illegalista, comune a molte di queste esperienze, si manifesta in un ricorso a furti. Per far fronte a entrate scarse e per una alimentazione più sana, si minimizzano i consumi e alcune colonie si privano di carne, alcol, tabacco, caffè, the. Nonostante siano stati accusati di isolamento e di scarso attivismo politico, la maggior parte delle colonie è dotata della propria biblioteca, scuola e tipografia e sono numerosi i comunardi che si impegnano, soprattutto nei dintorni del proprio insediamento, in convegni e nella diffusione di pubblicazioni. La specificità dell’azione politica dei milieux libres va però cercata in un tipo diverso di comunicazione rispetto alla propaganda anarchica prevalente: il loro principale contributo è la diffusione delle idee libertarie tramite l’esempio, piuttosto che la diffusione di scritti o l’organizzazione di incontri. La prassi come strumento di divulgazione di idee anarchiche ha il vantaggio di sperimentare nel vissuto, promuovendo circuiti di trasformazione culturale, la sostenibilità delle proposte libertarie e di mostrarne le possibili e immediate applicazioni. Il superamento tra teoria e prassi politica prende forma nella joie de vivre, una sperimentazione libera delle sensazioni fisiche tramite esperienze dirette e uno spontaneismo nell’organizzazione quotidiana. La diffusione delle idee libertarie e naturiste viene amplificata, in molte esperienze, da una grande ospitalità nei confronti di curiosi, vicini, militanti, fino ad accogliere riposanti gite domenicali organizzate dai cittadini. Le comuni organizzano pranzi sul prato, escursioni in foresta, incontri sulla “guerra sociale”, ritrovi poetici e concerti, presentando una convivialità che smentisce i luoghi comuni sugli anarchici banditi e criminali veicolata da molti giornali. Il lascito di queste esperienze, per quanto riguarda le riflessioni libertarie più tradizionali, va cercato quindi nell’attaccamento alla pratica, che rimane una loro peculiarità. È l’umile vita dei comunardi, condotta secondo principi di semplicità, armonia con la natura e collettivismo, l’ispirazione per mettere in discussione la famiglia patriarcale e proporre rapporti sociali fondati sulla solidarietà fraterna; per riconsiderare i rapporti tra generi e il matrimonio; per concepire e praticare, almeno per alcuni, una sessualità meno stabile ed esclusiva; per riformulare l’educazione in vista della creazione di uomini liberi; per rifiutare l’autoritarismo (sebbene molte esperienze ruotino intorno a coppie carismatiche); per diffidare della medicina ufficiale; per difendere il controllo delle nascite; per rifiutare alcuni dei cosiddetti avanzamenti tecnologici. Il contributo forse più rilevante dei milieux libres al pensiero anarchico è individuabile nelle critiche innovatrici e radicali al capitalismo e alla gestione dell’ambiente che, sebbene censurate nei circuiti anarchici di allora, hanno avuto negli ultimi decenni una notevole diffusione. La denuncia dell’autoritarismo si coniuga, in linea con il clima naturista diffuso all’epoca, con denunce sugli effetti del disboscamento, della meccanizzazione e dell’urbanizzazione e, in questi contesti, si formulano e motivano le condanne della civiltà e della scienza, allora idolatrata dalla maggior parte dei movimenti rivoluzionari. Quasi tutte le esperienze di questo ciclo di anarchismo collettivista rurale si estinguono alla vigilia della prima guerra mondiale. 



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