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giovedì 28 luglio 2022

ICONOCLASTA, la rivista anarchica pistoiese

La genesi dell’«Iconoclasta», la rivista anarchica pistoiese uscita dal 23 aprile 1919 al 15 febbraio 1921 e diretta nelle due serie - settimanale e rivista - da Virgilio Gozzoli, deve situarsi nell’autunno-inverno del 1913. È in quell’epoca che, insieme a Tito Eschini, l’anarchico autodidatta pistoiese dà vita a un numero unico e ad un numero di saggio: «Iconoclasta» e «Il pensiero iconoclasta individualista». In questi due numeri sono già presenti con forza le tematiche anarco-individualiste e le tendenze culturali e letterarie che, con il passare degli anni, sempre più delimitano il campo d’azione privilegiato da Gozzoli. Anche a Pistoia l’anarchismo è rappresentato dalle due correnti principali: quella individualista e quella dei cosiddetti organizzatori. La prima tendenza può contare sull’opera svolta da Libero Tancredi (Massimo Rocca) e da Paolo Orano, professore per un anno al liceo della città. Libero Tancredi pubblica proprio a Pistoia il suo L’anarchismo contro l’anarchia, con prefazione di Arturo Labriola. Tuttavia, proprio l’opera svolta da questi due personaggi, oltre a quella svolta da Ettore Bartolozzi, ex segretario della Camera del Lavoro e sindacalista rivoluzionario, porta Pistoia a cedimenti vistosi tra le fila rivoluzionarie, soprattutto in occasione della prima guerra mondiale. Gli interessi di Gozzoli, però, non si esauriscono solo nell’«affermare la sua anarchia ». L’interesse verso la cultura lo porta a contatti non episodici anche con ambienti molto distanti dal suo credo politico. In quegli stessi anni si dedica infatti alle opere in vernacolo pisano e pistoiese, a brevi commedie a carattere dialettale e ad un poema drammatico, I due macigni (Pistoia, 1911), dove sono evidenti le influenze letterarie e futuriste (Sem Benelli). L’esperienza della prima guerra mondiale, con il suo carico di drammi, porta Gozzoli ad una più compiuta maturità sia in campo letterario che politico. L’«Iconoclasta» inizia la sua avventura con un numero di saggio il 23 aprile 1919; l’editoriale è affidato a Carlo Molaschi, un collaboratore fisso in tutte le serie dell’«Iconoclasta». In questa prima serie, è evidente lo sforzo, degli anarchici e non, di spingere in avanti la lotta del movimento operaio. In tutti i numeri del settimanale, usciti durante le lotte del 1919, è evidente la ricerca di un contatto con i diversi ambienti della sinistra rivoluzionaria, pur mantenendo ognuno le proprie peculiarità. Due fatti, però, convincono Gozzoli a creare una rivista che colmi una carenza anarchica in campo culturale: l’inconcludente atteggiamento massimalista delle maggiori organizzazioni del movimento operaio e il dibattito, in seno al movimento anarchico, sulla necessità di dare vita al quotidiano «Umanità nova». La trasformazione dell’«Iconoclasta» da settimanale a rivista non è quindi dovuta ad un insuccesso commerciale visto che la
tiratura era di circa cinquemila copie. Il primo numero della nuova serie esce il 1° gennaio 1920. Non si fa più cenno al Centro studi sociali editore del settimanale, mentre l’amministrazione e la redazione  sono a casa dello stesso Gozzoli che, in questo periodo, ritiene inscindibili le due funzioni. I collaboratori principali sono: Carlo Molaschi, Cesare Zaccaria, Camillo Berneri, Pietro Bruzzi, Leda Rafanelli e Renzo Novatore. Sul frontespizio della rivista è disegnata una suggestiva allegoria, opera dello stesso Gozzoli e la scritta «Rivista anarchica aperta a chiunque». Questo obiettivo viene incessantemente perseguito da Gozzoli, ma la forte personalità dei suoi collaboratori e il loro carattere battagliero daranno vita ad una serie di polemiche che scivoleranno negli ultimi mesi della rivista, proprio all’approssimarsi dell’ondata fascista, in una serie di insulti reciproci che renderanno inevitabile il distacco di molti collaboratori. Gozzoli, poco prima della distruzione della tipografia dove si stampa la rivista ad opera dei fascisti, si trova di fronte ad una difficile decisione che, come già avvenuto 1919, non è determinata dall’insuccesso dell’«Iconoclasta», la cui tiratura rimane piuttosto alta, con una rete di sostenitori piuttosto capillare. Probabilmente il tentativo di creare una nuova rivista, «Libertas», è dovuto soprattutto all’amarezza di Gozzoli che, nonostante sia riuscito nel suo proposito di mantenere aperta la rivista a tutte le tendenze dell’anarchia, deve assistere all’esodo dei collaboratori incapaci di mantenere le loro divergenze nell’ambito della battaglia di idee. Questo nuovo progetto rimane però solo un abbozzo a causa dell’estendersi della violenza fascista. È comunque significativa la differenza tra i termini «Iconoclasta » e «Libertas» da attribuire al suo proposito di occuparsi soprattutto di questioni letterarie e culturali, anche se già in tutti i numeri dell’«Iconoclasta» è visibile il suo interesse per una letteratura popolare contrapposta agli ambienti letterari ufficiali. La nuova rivista avrebbe dovuto, tra l’altro, dedicarsi a rinnovare la grafica (molto spesso povera nelle pubblicazioni anarchiche), arricchendola con xilografie di artisti appartenenti o vicini al movimento. Ma il progetto non va in porto: Gozzoli a causa delle violenze fasciste è costretto a rifugiarsi in Francia e qui darà vita ad una nuova serie dell’«Iconoclasta» dove, in una polemica giornalistica con l’anarchico svizzero Luigi Bertoni, si definirà un «anarchico indefinibile».



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