ora Julian cammini senza scarpe
ora Julian mangi rose ghiacciate
ora Julian tutti i gatti sono scappati
dal tuo grembo, neanche una pulce
ti prende più per padre
in un salone di Cinecittà
mangiavi pasta e fagioli
su un piatto di plastica
Julian le dita sporche di lacca verde
parlavi di libertà
la bocca piena, gli occhi ridenti
quasi bianchi tanto
erano colmi d’aria
Julian che cos’era il teatro
sotto i tuoi piedi secchi
diviso in zone calde e amare
fra fiotti di una realtà immaginaria
le geometrie della tua intelligenza
la lingua incolore dell’asceta
sembrava che fossi un monaco feroce
ma ti piaceva toccare i muri
e i corpi e le macchine e la terra
Julian con la tua faccia di uccello rapace
fumavi come un vecchio turco
scivolavi nei tuoi pantaloni neri
lungo i sentieri del pensiero
e Judith che si gonfiava i capelli
come un’ala di gufo inselvatichito
cercatori d’oro tu e lei curvi gobbi
sotto le assi del palcoscenico
a furia di scavare, cosi è nata lei
come un topo fra riflettori volanti
e tu dietro con la grazia
di un saltimbanco nelle scintillanti
sere d’inverno fra pannelli di vetro
e tele d’Olanda, fra fiori di taffetà
e corone di carta, Julian
quando ci guarderai
noi saremo già lontani
e tu grande tiratore d’arco
dal tuo mondo
di silenzi squillanti ci osserverai
attraverso il binocolo rovesciato
e ci saluteremo come da una
nave lontana
alzando il braccio e uno
straccio bianco
Julian Beck, fondatore del Living Theatre insieme a Judith Malina, moriva il 14 settembre 1985 dopo una vita di rara intensità. Julian non è stato solo un artista di grandissima levatura (poeta e pittore, oltre che commediografo), è stato anche una delle sensibilità libertarie più acute e inventive della seconda metà del Novecento.
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